Dopo la dormita più profonda delle mia
vita posso finalmente sedermi davanti alla testiera e mettere in fila
due parole riguardo a questa prima esperienza dall'altro lato di uno
stand. È bene che sappiate da subito che sarà una faccenda
confusionaria piena di incisi e distinguo perché non mi sono ancora
ripreso del tutto.
Vorrei raccontarvi un sacco di aneddoti
divertenti e di cose simpatiche ma dovrei inventarmeli visto e
considerato che i miei quattro giorni di fiera si concentrano intorno
ad un piccolo microcosmo all'interno del padiglione Giglio. Per cui
se ne sentite il bisogno aggiungete voi un sacco di risate, pacche
sulle spalle e scenette simpatiche che sicuramente saranno successe a
Lucca ma che io non ho vissuto in prima persona.
Con questa premessa arriviamo alla
prima grossa considerazione: la vita dello standista è qualcosa di
molto simile ad una prova di Mai dire Banzai con l'aggiunta di una
costante tortura psicologica. Paghi tot euro per lo stand, un altro
tot di albergo per il dubbio privilegio di stare in piedi una decina
di ore a guardare speranzoso la gente che passa pregando ogni dio
conosciuto che comprino i tuoi fumetti.
Ci tengo anche a ringraziare quella
cinquantina di persone che hanno sfidato la folla e le intemperie per
venirci a cercare e comprare le nostre cose.
Grazie a tutti. Sappiate che ogni volta
che uno di voi si fermava e comprava la mia autostima prendeva una
boccata d'aria pura in quella giungla umida al sapore di ascella che
era il padiglione Giglio. Per certi versi mi avete salvato la vita.
E visto che siamo in tema di
ringraziamenti: grazie anche a tutti quelli che si sono alternati
allo stand per fare i disegnetti e sollazzare il pubblico (pagante e
non). Anche se credo che la loro costante presenza fosse in parte
legata alla possibilità di una sedia su cui sedersi e uno spazio
dove riposare le membra.
Grazie ai ragazzi della Absolute Black
che ci hanno permesso di imbucarci al loro stand con i quali ho
condiviso parecchie risate. Scusatemi se non vi chiamo per nome a
tutti ma come avete avuto modo di scoprire ho un problema a legare
nomi e facce.
Un grosso grazie a tutti quelli che,
con infinita pazienza, hanno tollerato il fatto che non avessi idea
di chi loro fossero quando invece avrei dovuto saperlo, quelli che
hanno tollerato la mia faccia da triglia lessa quando non capivo che
dicevano, grazie anche a tutti quelli che ora non mi ricordo perché
sto ancora cotto.
Infine un grazie per la pazienza ai
professionisti che hanno fatto il grosso errore di passare nel
padiglione per poi essere braccati da me con gli albi in mano.
Soprattutto grazie per la gentilezza e la pazienza che avete avuto
nel trattare con un wannabe rincoglionito come me.
Detto questo la domanda fondamentale è:
com'è andata?
Bene e male
Male perché alla fine non abbiamo
venduto tutto questo granché. Sarà stata la posizione, sarà stato
l'essere dei subaffittuari, sarà stato che magari non interessiamo
come speravo. Ma direi che la prima uscita ha avuto l'impatto di una
scorreggia in un uragano.
Non che mi aspettarsi folle adoranti ma
uno un po' ci spera sempre.
Bene perché in ogni caso il primo
passo è stato fatto. Nella mia testa malata una cosa è dire “voglio
fare i fumetti” e un'altra è “Ecco questo è il mio fumetto, nel
bene e nel male”. Bene perché la gente che ci ha visto si è
interessata, ha guardato, ha comprato e addirittura qualcuno ha letto
e poi è tornato a dirmi “Sai che mi è piaciuto assai?”. Son
soddisfazioni
Ora non resta che sedersi a tavolino e
per capire i come ed i perché per cercare di continuare. Tu lettore
che stai al di là dello schermo potresti percepire in questo testo
dell'amarezza e dello sconforto ma non è così.
Ok, mancano gli “Yeaaah” i
“Eddaje!” e il sempre attuale “Abbiamo rotto un sacco di culi”
che sono internazionalmente riconosciuti come simboli di felicità.
Ma sono felice, stanco ma felice.
Ma sono anche un anziano lamentoso e
quindi preferisco vedere le cose con freddezza più che dare e
ricevere pacche sulle spalle (che sono comunque state abbondantemente
distribuite).
Detto questo nella mia lista delle
priorità balza al primo posto il “trovati un lavoro con uno
stipendio”. Perché lo sforzo bellico necessario a queste cose va
al di la del portafogli di un disoccupato.
Ovviamente la seconda cosa da fare è
scrivere. Farlo con la
consapevolezza che non hai nessuno da deludere, farlo come si devono
fare queste cose: scrivere, riscrivere, correggere, riscrivere
ancora, cestinare, incazzarsi e riscrivere.
Perché
alla fine questo voglio fare.
Il
resto è fuffa.
PS:
una menzione speciale per la nuova categoria umana più odiosa che si
possa incontrare ad una fiera. Una volta odiavo i cosplayer con
costumi enormi che bloccavano il passaggio, poi quelli coi cartelli
“free hugs”. Ma quelli che odio veramente siete voi, si voi
collezionisti di disegni. Voi che venite allo stand comprate un albo,
pretendete un disegnino a parte su un foglio che portate voi.
Non
avrei nulla contro di voi se non fosse così palese che appena
tornati a casa la prima cosa che farete sarà buttare l'albo e
mettere su ebay il disegno sperando di riuscire a rivenderlo.
Dovete
morì.
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