giovedì 22 agosto 2013

Quell'attimo a cena



Siamo seduti intorno al tavolo del soggiorno, fuori fa caldo, dentro sudiamo come bestie nonostante il ventilatore montato sul soffitto che gira con tutta l'intenzione di far decollare la casa. È una di quelle cene di famiglia alle quali non si può sfuggire. Parenti da fuori, pizza d'ordinanza e il clima di una conferenza sulla pace in medio oriente.

Ogni componente del nucleo familiare che ha partecipato allo sviluppo dell'incidente genetico che ora scrive questo blog e dice di fare il fumettista misura attentamente le parole per evitare lo scatenarsi dell'ennesima crisi diplomatica, basata sul nulla, che da anni tormenta la nostra famiglia. Non che i miei parenti siano persone abiette o odiose. Gli voglio bene, provo una grande simpatia per molti di loro e il giusto per gli altri. È solo che una specialissima tara genetica ha portato allo sviluppo di un sottoclan noto negli angoli bui col nome di “ 'sperti”. Quelli che sanno sempre tutto loro, quelli che non si tirano mai indietro nel dare consigli non richiesti su questioni di cui spesso ignorano anche la fisica di base.

Durante la cena il tg di La7 fa da sottofondo vomitando la solita serie di notizie catastrofiche. La conversazione su Berlusconi e sull'indignazione generale che esso genera si è spenta da poco per tacito accordo tra me, mio padre e mio zio.

Perché, francamente, ci siamo rotti le palle.

Al tavolo siedono una decina di persone tutte (ragazzini compresi) con un orientamento politico in varie tinte di rosso. Una volta appurato che: nessuno di noi lo sopporta; si, è la rovina dell'Italia; senza dimenticare il sempreverde “qualcuno dovrebbe fare qualcosa” (sottintendendo che chi ha pronunciato la frase già ha fatto il grosso del lavoro focalizzando l'attenzione sul problema) quello che rimane è solo masturbazione mentale in salsa etica. O, come la chiama mio padre, la gara a chi ha letto più editoriali di Travaglio.
Quindi, grazie al protocollo del silenzio, dopo i primi cinque minuti il pontificare molesto si spegne per assenza di appoggio e la conversazione naviga felice verso altro.

Ma poi arriva. Il sostituto di Mentana al tg ci informa che la disoccupazione è salita/scesa/è stata ricalcolata o Dio sa cosa. Nel successivo servizio un ministro ci informa che: si, la disoccupazione è brutta, non è un impressione nostra, ma non c'è nulla da temere perché lui ha già la soluzione in tasca e domani mattina accompagnerà di persona ogni disoccupato d'Italia al suo nuovo posto di lavoro.
Ma nonostante le rassicuranti parole del ministro il danno è stato fatto. L'argomento è entrato dallo schermo per posarsi minaccioso in tavola tra i bocconcini di mozzarella e le fritturine. Viene afferrato al volo. La conversazione va avanti spedita per una decina di minuti in cui si sottolineano tutte le ovvietà della condizione di disoccupato. Quasi non par vero che la fortuna ha fatto dono a questa brillante conversazione di un vero autentico esemplare di “non-più-giovane-senza-lavoro”.

E lì succede. Uno dei commensali si gira verso di me con l'espressione che si immagina avesse Gesù prima di dire le sue parabole. La saggezza degli avi scorre nel mio interlocutore dandogli la forza di pronunciare le fatidiche parole:

“Ma hai provato a chiedere all'IKEA?”

Ma mò, secondo te. Io sto a spasso da 2 anni (salvo quel piacevole intervallo con la merdosa Eataly) io che ogni mese piglio i vari giornaletti di merda in cui viene ben spiegato che il lavoratore ideale ha 21 anni, 2 lauree, 3 anni di esperienza e deve anche essere gioioso di fare uno stage a 300 euro perché, anche se lavora normalmente sul contratto c'è scritto formazione.
Io che sono entrato nel mondo del lavoro due minuti dopo che venisse completamente sfasciato. Io che ho avuto l'onore di vedermi esplodere in faccia prima il Precariato e mò la Crisi e tutte quelle altra scuse da occupazione che usano a scuola di mia sorella. Io che ho dovuto convincere mia madre e che anche se la pubblicità del Mc Donald recita:

assumiamo 3000 giovani perché crediamo nell'Itala e per questo (non per il nostro ottimo cibo dovete venire a spendere i soldi da noi)”

Non c'è scritto da nessuna parte che assumeranno proprio me due minuti dopo l'invio del curriculm
Ma soprattutto tu che vieni da un'epoca in cui fare un concorso ed entrarci per merito era ancora possibile. Tu che una volta mi proponesti di farmi un anno di corso per gli autisti di bus per poi attendere paziente che il comune facesse un concorso e di vincerlo. Il comune! Ti rendi conto!? Il comune di Napoli!
TU, si proprio tu, vieni a dire a me “hai provato l'IKEA?”
ma di che cazzo stiamo parlando.

“Si, l'ho mandato ma sai...”
“E quanto tempo fa? Che lo sai che con queste ditte vanno rimandati spesso”
Ossignorebenedetto!
“li mando ogni 2 mesi. All'IKEA, a Mc Donald, al Burger King ecc ecc. Ma il problema è sempre quello: loro cercano giovani perché non ci pagano le tasse sopra ed io, ora che ho fatto il magico 30, non rientro più nella categoria.”
la cosa va avanti per un altro po'. Poi, fortunatamente, inizia Otto e Mezzo, quel programma inutile dove x persone anonime discutono di un problema y riuscendo a farti vedere a fine puntata che qualsiasi argomento si stia trattando ha sempre almeno due chiavi di lettura e quindi se non hanno ragione tutti sicuramente nessuno ha torto.

Meno male, si torna a parlare di Berlusconi.

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