mercoledì 5 giugno 2013

The Boys


qualche piccola premessa prima di scendere nei dettagli. Garth Ennis è uno stronzo, nel senso buono del termine, è uno sceneggiatore irlandese che ha visto per la prima volta le luci della ribalta con un ciclo di Hellblazer (quello del film Costantine) in cui prendeva il protagonista lo faceva ammalare di cancro e poi guidava il lettore passo passo fino alla naturale conclusione della vicenda. Che, tanto per dire, non è quella che vi aspettereste nel caso di un investigatore dell'occulto/mago/demonologo malato di cancro. Dopo Abitudini Pericolose qualcuno nella Vertigo comics si rende conto che il ragazzo ha talento, fa un altro paio di cosette sparse e poi gli dicono: “Ehi bello, ti piacerebbe scrivere per noi una serie tutta tua?” ovviamente lui risponde qualcosa come “Cazzo, si!”





Ed ecco che nasce Preacher.

Esagerato, folle, intenso. Una roba che lo leggi mandando la tua sospensione dell'incredulità a farsi un giro. La trama semplificata di molto è: un prete che vuole uccidere Dio. Sono i dettagli che fanno la differenza. In Preacher Ennis oltre a creare una storia e dei personaggi spettacolari definisce anche quello che sarà il suo marchio di fabbrica. Un marchio che si riassume in pochi temi: machismo, amicizia, storie di guerra, torpiloquio e grottesco. Soprattutto grottesco.
Tanto per dire, in Preacher c'è un tizio che si incula un armadillo. Così tanto per vedere com'è. Un altra opera di Ennis narra le gesta di una prostituta coi superpoteri che la da ad una clientela specializzata: supereroi.
Si, esatto. Quel genere di grottesco.
Ma Ennis non è stupido perché altrimenti avrebbe rotto i coglioni. Perché altrimenti cose come il suo Punischer MAX e il più vecchio Hitman non si spiegherebbero. Qui poi troviamo un altro elemento: Garth Ennis odia i supereroi. Li odia al punto che ogni volta che ne ha l'occasione li umilia in ogni modo possibile. Così, perché è divertente. Ma soprattutto perché il suo punto di vista è che un soldato semplice sia più eroico di chiunque altro.

Bene, finita la premessa andiamo a parlare di The Boys. È da un po' che Ennis scrive storie con lo stampino, di quelle che servono giusto a far cassa. I tempi di Preacher sembrano passati da un pezzo. Poi esce questo: è una produzione slegata dalle case maggiori americane e qui un autore del genere ha piena libertà.
La storia di The Boys è grosso modo questa: i supereroi (chiamati solo super) esistono nel mondo reale e sono dei pezzi di merda interessati, nel migliore dei casi, solo a soldi e fama. Le masse li adorano credendo che siano gli stessi beniamini dei fumetti. Una multinazionale li copre e li aiuta mentre investe soldi su di loro. La CIA vuole tenerli sotto controllo e per questo che esistono i Boys: un gruppo di sociopatici iperviolenti con l'unico obiettivo di tenere in riga i super che “cagano fuori dal vaso”.
Già così andrebbe bene ma la cosa è più complicata: il capo dei Boys, Buthcer, ha un conto aperto con il più potente dei super in circolazione: il Patriota, praticamente una parodia di Superman. E non è l'unico accenno. Man mano che la serie prosegue ci vengono presentate varie “versioni alternative” e riletture dei personaggi classici del fumetto.
Tanto per fare qualche esempio:
i Sette sono la Justice League.
I G Man sono gli X man
la scuola di mutanti di Xavier qui è un pedofilo che si circonda di ragazzini che diventeranno super traumatizzati.
Tek Knight è un incrocio tra Batman e Ironman.
La parodia di Thor è Stormfront il primo super nazista.
E potremmo andare avanti per ore.

Con tutto questo Ennis mette su una storia di intrighi politici prendendo a piene mani dal mondo reale. Uno dei cardini della storia sarà che la Vought, la multinazionale che controlla e crea i super, vuole ottenere appalti militari e per arrivarci non esita a interferire con cose come l'attentato del 11 settembre.
Tutto ci viene raccontato attraverso due punti di vista diversi: da un lato Hughie, un tizio la cui fidanzata muore come “danno collaterale” in uno scontro tra super che viene reclutato da Buthcer in sostituzione di un membro della squadra.
Dall'altro Starlight, una supereroina idealista che si troverà reclutata tra i Sette e scoprirà man mano la mostruosità di quel mondo.
Ovviamente i due si innamoreranno per caso?

Insomma le premesse ci sono tutte: un bel intrigo, una bella premessa, violenza e riferimenti buttati qua e là. Capolavoro?
No.
Perché Ennis fa troppo l'Ennis. La serie soffre di continui alti e bassi alternando momenti buoni (tipo il primo numero) a cali di interesse già al secondo andando verso vere e proprio momenti WTF (tipo la “salsiccia della libertà”) poi momenti spettacolari (tutto il ciclo “La Verità”) e via così.
Uno dei problemi principali è il tipico grottesco di Ennis che si manifesta senza freni unito alla malsana idea di rappresentare la stronzaggine dei super solo con l'elemento sessuale per gran parte della storia. In breve: i super sono perversi, scopano tra loro, stuprano, si drogano delle cose più improbabili. La Vought per tenerli buoni organizza ogni hanno il maxievento: Erogasmo, un orgia su un isola. E la cosa non si limita solo ai super. Metà dei personaggi ha qualche fissazione sessuale, l'altra metà sono macchiette idiote che Ennis usa spesso e volentieri per siparietti comici. Non che sia un puritano ma alla lunga stucca. Un intero numero (Erogasmo) è praticamente un porno con si e no 10 pagine (su circa 90) in cui effettivamente succede qualcosa che vale la pena leggere.

La Salsicia della libertà grande Super russo.
tristezza...

Altro problema sono gli spiegoni. La trama è complicata e in alcuni punti si va a parlare di tecnicismi della politica militare e del complottismo che obbligano Ennis a far fare ai suoi personaggi lunghi spiegoni sui come e i perché. In alcuni punti ti ci perdi pure. Per pagine e pagine c'è gente che parla spiegando i come e i perché delle varie fazioni. Tutto questo per essere sicuri che il lettore abbia capito che sta succedendo.

La serie va avanti per 18 numeri (e probabilmente c'è ancora un 19) tra normalità e schifezza per i primi 6 volumi. Poi si riprende, lentamente, nella seconda parte. Le trame iniziano a risolversi, i misteri vengono svelati inizia a montare un interesse vero in te che leggi. Negli ultimi numeri Ennis chiarisce il suo punto di vista sui supereroi: non c'è nulla di eroico in loro e sono meno di qualsiasi soldato che abbia combattuto per il proprio paese. Sono dei coglioni senza addestramento che fanno danni e si credono dei grandi quando invece i veri eroi strisciano nel fango e via dicendo.

Poi arriva il 18° volume a chiudere le storie. Ed è un volume da prendere quasi a se stante. Qui c'è ansia, coinvolgimento. Finalmente un grottesco usato con un senso e non solo per fare l'Ennis. C'è lo scontro finale, una vendetta che aspetti dal primo numero o quasi e la rivalsa dei veri eroi sui pupazzi in calzamaglia.
Insomma c'è l'Ennis di Preacher.


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