qualche piccola premessa prima di
scendere nei dettagli. Garth Ennis è uno stronzo, nel senso buono
del termine, è uno sceneggiatore irlandese che ha visto per la prima
volta le luci della ribalta con un ciclo di Hellblazer (quello del
film Costantine) in cui
prendeva il protagonista lo faceva ammalare di cancro e poi guidava
il lettore passo passo fino alla naturale conclusione della vicenda.
Che, tanto per dire, non è quella che vi aspettereste nel caso di un
investigatore dell'occulto/mago/demonologo malato di cancro. Dopo
Abitudini Pericolose
qualcuno nella Vertigo comics si rende conto che il ragazzo ha
talento, fa un altro paio di cosette sparse e poi gli dicono: “Ehi
bello, ti piacerebbe scrivere per noi una serie tutta tua?”
ovviamente lui risponde qualcosa come “Cazzo, si!”
Ed
ecco che nasce Preacher.
Esagerato, folle,
intenso. Una roba che lo leggi mandando la tua sospensione
dell'incredulità a farsi un giro. La trama semplificata di molto è:
un prete che vuole uccidere Dio. Sono i dettagli che fanno la
differenza. In Preacher Ennis oltre a creare una storia e dei
personaggi spettacolari definisce anche quello che sarà il suo
marchio di fabbrica. Un marchio che si riassume in pochi temi:
machismo, amicizia, storie di guerra, torpiloquio e grottesco. Soprattutto
grottesco.
Tanto per dire, in
Preacher c'è un tizio che si incula un armadillo. Così tanto
per vedere com'è. Un altra opera di Ennis narra le gesta di una
prostituta coi superpoteri che la da ad una clientela specializzata:
supereroi.
Si, esatto. Quel
genere di grottesco.
Ma Ennis non è
stupido perché altrimenti avrebbe rotto i coglioni. Perché
altrimenti cose come il suo Punischer MAX e il più vecchio
Hitman non si spiegherebbero. Qui poi troviamo un altro
elemento: Garth Ennis odia i
supereroi. Li odia al punto che ogni volta che ne ha l'occasione li
umilia in ogni modo possibile. Così, perché è divertente. Ma
soprattutto perché il suo punto di vista è che un soldato semplice
sia più eroico di chiunque altro.
Bene,
finita la premessa andiamo a parlare di The
Boys. È da un po' che
Ennis scrive storie con lo stampino, di quelle che servono giusto a
far cassa. I tempi di Preacher
sembrano passati da un pezzo. Poi esce questo: è una produzione
slegata dalle case maggiori americane e qui un autore del genere ha
piena libertà.
La
storia di The Boys
è grosso modo questa: i supereroi (chiamati solo super) esistono
nel mondo reale e sono dei pezzi di merda interessati, nel migliore
dei casi, solo a soldi e fama. Le masse li adorano credendo che siano
gli stessi beniamini dei fumetti. Una multinazionale li copre e li
aiuta mentre investe soldi su di loro. La CIA vuole tenerli sotto
controllo e per questo che esistono i Boys: un gruppo di sociopatici
iperviolenti con l'unico obiettivo di tenere in riga i super che
“cagano fuori dal vaso”.
Già così andrebbe bene ma la cosa è più complicata: il capo dei
Boys, Buthcer, ha un conto aperto con il più potente dei super in
circolazione: il Patriota, praticamente una parodia di Superman. E
non è l'unico accenno. Man mano che la serie prosegue ci vengono
presentate varie “versioni alternative” e riletture dei
personaggi classici del fumetto.
Tanto per fare qualche esempio:
i Sette sono la Justice League.
I G Man sono gli X man
la scuola di mutanti di Xavier qui è un pedofilo che si circonda di
ragazzini che diventeranno super traumatizzati.
Tek Knight è un incrocio tra Batman e Ironman.
La parodia di Thor è Stormfront il primo super nazista.
E potremmo andare avanti per ore.
Con tutto questo Ennis mette su una storia di intrighi politici
prendendo a piene mani dal mondo reale. Uno dei cardini della storia
sarà che la Vought, la multinazionale che controlla e crea i super,
vuole ottenere appalti militari e per arrivarci non esita a
interferire con cose come l'attentato del 11 settembre.
Tutto ci viene raccontato attraverso due punti di vista diversi: da
un lato Hughie, un tizio la cui fidanzata muore come “danno
collaterale” in uno scontro tra super che viene reclutato da
Buthcer in sostituzione di un membro della squadra.
Dall'altro Starlight, una supereroina idealista che si troverà
reclutata tra i Sette e scoprirà man mano la mostruosità di quel
mondo.
Ovviamente i due si innamoreranno per caso?
Insomma le premesse ci sono tutte: un bel intrigo, una bella
premessa, violenza e riferimenti buttati qua e là. Capolavoro?
No.
Perché Ennis fa troppo l'Ennis. La serie soffre di continui alti e
bassi alternando momenti buoni (tipo il primo numero) a cali di
interesse già al secondo andando verso vere e proprio momenti WTF
(tipo la “salsiccia della libertà”) poi momenti spettacolari
(tutto il ciclo “La Verità”) e via così.
Uno dei problemi principali è il tipico grottesco di Ennis che si
manifesta senza freni unito alla malsana idea di rappresentare la
stronzaggine dei super solo con l'elemento sessuale per gran parte
della storia. In breve: i super sono perversi, scopano tra loro,
stuprano, si drogano delle cose più improbabili. La Vought per
tenerli buoni organizza ogni hanno il maxievento: Erogasmo, un orgia
su un isola. E la cosa non si limita solo ai super. Metà dei
personaggi ha qualche fissazione sessuale, l'altra metà sono
macchiette idiote che Ennis usa spesso e volentieri per siparietti
comici. Non che sia un puritano ma alla lunga stucca. Un intero
numero (Erogasmo) è praticamente un porno con si e no 10 pagine (su
circa 90) in cui effettivamente succede qualcosa che vale la pena
leggere.
La Salsicia della libertà grande Super russo.
tristezza...
Altro problema sono gli spiegoni. La trama è complicata e in alcuni
punti si va a parlare di tecnicismi della politica militare e del
complottismo che obbligano Ennis a far fare ai suoi personaggi lunghi
spiegoni sui come e i perché. In alcuni punti ti ci perdi pure. Per
pagine e pagine c'è gente che parla spiegando i come e i perché
delle varie fazioni. Tutto questo per essere sicuri che il lettore
abbia capito che sta succedendo.
La serie va avanti per 18 numeri (e probabilmente c'è ancora un 19)
tra normalità e schifezza per i primi 6 volumi. Poi si riprende,
lentamente, nella seconda parte. Le trame iniziano a risolversi, i
misteri vengono svelati inizia a montare un interesse vero in te che
leggi. Negli ultimi numeri Ennis chiarisce il suo punto di vista sui
supereroi: non c'è nulla di eroico in loro e sono meno di qualsiasi
soldato che abbia combattuto per il proprio paese. Sono dei coglioni
senza addestramento che fanno danni e si credono dei grandi quando
invece i veri eroi strisciano nel fango e via dicendo.
Poi arriva il 18° volume a chiudere le storie. Ed è un volume da
prendere quasi a se stante. Qui c'è ansia, coinvolgimento.
Finalmente un grottesco usato con un senso e non solo per fare
l'Ennis. C'è lo scontro finale, una vendetta che aspetti dal primo
numero o quasi e la rivalsa dei veri eroi sui pupazzi in calzamaglia.
Insomma
c'è l'Ennis di Preacher.
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