venerdì 28 giugno 2013

Libri a caso: the cell.



Stephen King è uno scrittore che amo. È bene dirlo ed è bene farlo sapere in giro. Ma, come tutti gli esseri umani ha dei difetti. Uno tra tutti, quello che salta di più all'occhio del lettore pagante (che con i suoi 10-20 euro si guadagna il diritto di critica), è che spesso si perde nel finale.
Forse perché è così bravo a creare aspettative ed ansia che poi quando la vicenda va a risolversi ti lascia un po' perplesso.
Forse è perché anche lui ama la storia che sta raccontando e inconsciamente non vuole chiuderla.

Onestamente che ne so io. Sono solo un lettore. Quello che so è che basta vedere un qualsiasi libro di King e dedurre dallo spessore che aveva assai cose da dire.

Prendiamo qualche esempio per capirsi: in L'ombra dello Scorpione un'epidemia di influenza stermina la popolazione mondiale e da lì un gruppo di sopravvissuti si ritroverà coinvolto in quella che sembra essere una versione riveduta e corretta della guerra biblica.
Ottimo, figo, i personaggi ti sembra di conoscerli dal vivo, le scene durante l'epidemia fanno accapponare la pelle. Tutta la seconda parte (la guerra biblica) si muove su dei binari che...
Vabbuò andatevelo a comprare che vi fate solo un favore.
Il punto è che King si sente in dovere di raccontarci tutto quello che accade ai personaggi, all'epidemia ecc ecc. si parte dal primo infetto fino alla catastrofe passando per una decina di punti di vista.
È un bene perché, tu lettore, ti ritrovi calato nell'atmosfera.

Oppure in Cose Preziose dove un commerciante molto imparentato con il diavolo inizia a vendere cose a gente di una tranquilla cittadina del Maine (e visto che tutte le storie di King bazzicano nel Maine vien da chiedersi se da quelle parti non viva anche la signora in giallo). Comunque questo tizio vende queste cose in cambio di innocenti favori o scherzi fatti a altri cittadini. Lo scopo del tutto è quello di mettere tutta la città l'una contro l'altra.
Anche qui il buon Stephen parte da Adamo ed Eva. Ci presenta i personaggi, ci fa vedere il prima il durante il dopo e il molto dopo passando per una marea di personaggi assicurandosi che, tu lettore, abbia un vivido quadro dell'escalation.

Bene, ora prendiamo in mano questo The Cell. La storia è semplice: ad un certo punto tutti quelli che usano il cellulare impazziscono e diventano dei maniaci omicidi assetati di sangue e totalmente dementi.
Perché?
E beh... perché BZZZTLACKTUTUTUTURRRRR-zione. (tanto per citare Ortolani).
Non c'è un perché e c'è da dire che ci interessa relativamente. Vediamo lo sviluppo. Questa volta King abbandona il suo stile bibblico partendo subito col botto intorno a pagina 10 abbiamo già visto:
-Centinaia di persone impazzite.
-Boston distrutta da incendi ed esplosioni.
-Il protagonista che capisce che è colpa dei cellulari.
-Il protagonista che si fa un amico.
-Il protagonista che si accorge che ha moglie e figlio a km di distanza e decide di raggiungerli.

Il libro procede, succedono fatti, cose splatter, si scoprono cose e i pazzi furiosi che prima uccidevano tutti iniziano ad avere un piano e dei superpoteri. Ma di tutto questo a noi lettori non ce ne fotte perché stiamo seguendo la storia del nostro padre di famiglia in cerca del figlio
. sperando che prima o poi arrivi qualche spiegazione.
Si arrivano. Per bocca di un ragazzetto di sedici anni smanettone di computer.

Ti aspetti squartamenti, senso di smarrimento orrore e un qualcosa di più di una vicenda che inizia a “si risolve” in 16 giorni circa.

Io mi sono fatto un'idea poco lusinghiera del processo di creazione di questo libro: King ha preso le parti scartate de L'Ombra dello Scorpione ha aggiunto qui e lì e cambiato il resto. Ha messo i pazzi maniaci nelle scene della rivolta per l'epidemia, ha aggiunto delle robe al finale e poi ha ricontrollato tutto dandoci un senso.

Non che il libro sia brutto ma suona come un deja-vu. Uno di quelli che dura trecento pagine e tu aspetti con ansia che arrivi una qualche spiegazione. Non lo spiegone ma almeno degli accenni non “Mah, saranno i terroristi.”

e il finale?
Marò, il finale.
Brrr.


Nessun commento:

Posta un commento