Ungheria da qualche parte a Budapest
anno 1551 circa.
L'ambiente non è dei più
accoglienti: mattoni spogli, gallerie scavate e puzza persistente di
muffa. I soldati del principe Mattia si tengono a debita distanza dal
prigioniero. Le lance puntate davanti alla scarna ma imponente figura
vestita di stracci. Dietro di loro il principe in persona con al suo
fianco un prete che salmodia preghiere di abiurazione.
-... pertanto la nobilissima corte
di Ungheria Vi condanna ad espiare i vostri peccati e le vostre
atroci malvagità contro il regno, Dio e gli uomini...- Mattia
interrompe con un gesto la declamazione del suo attendente. Fissa il
prigioniero negli occhi e viene ricambiato dalla vista dell'oscurità
della sua anima.
-Hai provato a rapire la mia
promessa moglie, feccia. Ti sei intrufolato a corte credendoti un
nobile, un protettore del popolo e invece sei solo un macellaio che
si proclama sovrano di un regno miserabile come la Valacchia,
marcirai qui. Per sempre.
-Se sono così miserabile come dici
perché nessuno, né nobili né plebei, ha il coraggio di calare la
scure sul mio collo giovane principe?- ribatte il prigioniero. Il
sorriso di un lupo.
-non sei degno di una pubblica
esecuzione. Morirai qui, di fame e di stenti.- ribatte il principe
visibilmente a disagio -I tuoi crimini sono troppo mostruosi per far
altrimenti.-
Mattia si allontana, i soldati lo
seguono. I muratori si mettono all'opera per sigillare l'ingresso.
-tornerò.- dice il prigioniero
-queste mura non possono trattenermi per molto.- il principe si ferma
a metà strada, il prete riprende a salmodiare più forte.
-non temo gli spettri.-
-non sono loro che devi temere. Ma
me: Vlad Drakul III sovrano di Valacchia. Uscirò di qui e avrò ciò
che mi spetta. E l'ultima cosa che vedrai sarà la punta della mia
spada. Così io giuro.
2013, Budapest.
Ponte delle Catene. Sara sta facendo un servizio fotografico ai leoni
a guardia del ponte. Io li guardo sospettoso. Sembrano aspettare solo
il ritorno di Gozer il Gozeriano. Sara non ci bada minimamente presa
com'è a cambiare i vari obbiettivi della reflex. Più in là Aurora
sta facendo un servizio fotografico alla prima arcata del ponte.
Alessandro è un po' più avanti che si sbraccia dichiarando la sua
contrarietà a questo incedere da anziani giapponesi che fanno le
foto ad ogni mattonella.
Oggi è la giornata
campale, visita alla collina del castello. Un castello dove è
passata metà della nobiltà d'Europa (Asburgo soprattutto).
Distrutto e ricostruito circa sei volte da guerre e bombardamenti. È
una cosa enorme che occupa tutta la collina, sembra la Reggia di
Caserta ma con più pezzi medioevali e molti più Gargoyle. Ed è
enorme. La guida ci spiega che nelle 4 ali del castello si possono
trovare quattro musei (che noi bellamente ignoriamo) che c'è tutta
una serie di cose da vedere e da fare.
Quindi andiamo alle
bancarelle all'ingresso. Tra le altre cose consumiamo un altro snack
tipico del luogo: sembra un bombolone alla crema ma senza crema in
mezzo e con un impasto che sa di miele e altri gusti a piacere.
Buono abbastanza da farci dimenticare il “pane raffermo” preso al
parco municipale. E per la cronaca la tizia del chiosco parlava
italiano meglio di me.
Una Sara contenta (o drogata di zuccheri)
Ci aggiriamo per
mezza giornata per il castello nell'ultima tratta tallonati da una
scolaresca urlante e da quello che sembra un viaggio di 5 di romani o
fiorentini. Passa il tempo mentre giriamo intorno e si inizia a fare
pensata di mangiare ma... Sara apre la guida e dice: “io volevo
vedere le grotte sotto al castello”
ci mettiamo
un'altra oretta e un giro completo della collina prima di trovare
l'ingresso a quella che la guida promette essere una Budapest
sotterranea. Sono quasi le 3 quando arriviamo davanti all'ingresso
vagando apparentemente a caso su e giù per la collina.
Il fiero ingresso del Dungeon
una
lunga scalinata ci porta all'ingresso dove la prima cosa che vediamo
è un grassone che assale un panino in una sala vuota, ci guarda
male. Sulla destra, dentro un gabbiotto di alluminio un ragazzo
pallido e che vorrebbe essere da un'altra parte ci stacca i
biglietti. A me ricorda qualcosa di un qualche film che ho visto. Uno
di quei film in cui un gruppo di ragazzi viene ucciso e tagliato a
pezzi. Un altro dettaglio conferma la teoria a me e agli altri.
Siamo
gli unici turisti.
Le
grotte che i proprietari hanno battezzato Labirintus consistono
in un tunnel circolare con qua e là delle ramificazioni. Nessuno ci
accompagna. Iniziano a formarsi immagini di una decina di film
dell'orrore, ma per ora è tutto inconscio.
La
visita si fa un po' inquietante man mano che avanziamo. Gli stronzi
che hanno messo su queste gallerie hanno ben pensato di piazzare in
punti strategici luci che proiettano coni d'ombra in stretti
passaggi, a rendere tutto ancora più inquietante un vociare basso
rimbomba qua e là nel corridoi. Giriamo qualche angolo e ci
ritroviamo in uno slargo dove un gruppo di manichini vestiti da
nobili dell'800 stanno in posa come ad un ricevimento. La voce
registrata di una guida in ungherese esce da un altoparlante
rimbalzando poi in tutto il corridoio ed oltre le curve.
Ci
addentriamo, passiamo una serie di porte di legno scuro e massiccio
chiuse da catenacci arrugginiti alla destra di un corridoio.
Passiamo
attraverso degli archi con ai lati le ante di un cancelletto in ferro
battuto che ha tuta l'aria di volersi chiudere da solo
all'improvviso. Abbiamo visto tutti abbastanza film dell'orrore da
farci un idea di cosa potrebbe succedere. In seguito si dirà che la
colpa è di Sara che si è impressionata e ha fatto fare i “film in
testa” a tutti ma la verità è che nessuno lì sotto si sentiva
troppo tranquillo, anche solo per la possibilità di non riuscire a
trovare l'uscita.
Ma il
colpo di grazia al nostro già tenue coraggio era proprio dietro
l'angolo: in alcuni corridio laterali iniziano ad apparire delle
tombe: dei pezzi di pietra modellati a forma di tauto (cassa da
morto) dall'aspetto tutt'altro che rassicurante. Una mappa sul muro
ci indica che c'è un passaggio più lungo che si ramifica. Ci
addentriamo. Il soffitto si fa più basso Aurora quasi sfiora con la
testa. È tutto umido e c'è del fumo nebbioso in giro (probabilmente
un'altra delle trovate degli stronzi dei proprietari).
Io non
posso fare a meno di pensare che siamo il gruppo perfetto per un teen
movie horror. Abbiamo la tipa bona che la sa lunga e fa la spavalda,
il nerd rincoglionito che fa i momenti di alleggerimento, il
quarterback un po' tonto ma simpatico e quella che vuole dare un
occhiata tanto mica succede niente.
Giriamo
l'angolo è umido e fa un po' caldo, c'è un po' di paccottiglia il
giro sistemata a mo di museo, più avanti un buco nella roccia ed un
altro tauto di pietra da solo in una stanza quasi buia. E un cartello
sul muro.
Questo cartello
Sara
inizia a leggere tutta la storia. Ora a ripensarci suona più come
inventata dai proprietari ma lì sotto sembrava verissima: pare che
all'epoca Dracula sia stato qui. Secondo la storia lui e il principe
Mattia (erede al trono) si contendevano l'amore della stessa donna
(che non mi ricordo come si chiama). Lei tra il principe erede
d'Ungheria e un pazzo sanguinario pare scelga il principe ma viene
rapita da Dracula. Mattia (che è praticamente un eroe nazionale)
recupera la sua bella e sbatte Dracula nei sotterranei del castello e
ce o lascia tipo per dieci anni. Poi lui scappa fa quello che deve
fare e “muore”
e
qualche simpaticone lo seppellisce nel grosso tauto un po' più
avanti.
Per
farla breve noi italiani emancipati e istruiti ci caghiamo addosso.
Ognuno fa finta che il fatto non è il suo: Sara dice qualcosa tipo
“meno male che ho mangiato la zuppa d'aglio”; Aurora fa quella
coraggiosa che va avanti per prima per poi lamentarsi che abbiamo
mandato avanti lei, io ed Ale facciamo battute nervose.
Adesso,
alle soglie della primavera nelle nostre case col sole che splende
dalla finestra siamo bravi tutti a dire “eh ma io facevo finta mica
mi so messo/a paura davvero”. Fatto sta che la “tomba di Dracula”
l'abbiamo intravista sporgendoci dalla soglia senza entrare e poi
abbiamo tirato diritti fino all'uscita.
Ci siamo
persi, siamo entrati in una scura sala proiezione dove andava in loop
un filmato da quanto è bello il castello di Budapest, siamo stati un
po' e poi abbiamo telato. Verso l'uscita ci siamo quasi convinti che
ci avessero chiuso dentro e poi via, verso la luce.
A
pensarci adesso quello che succederà durante la notte non può
essere una coincidenza.
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