giovedì 4 aprile 2013

Di bubbole metafisiche e concetti primordiali (Budapest 6)


Alcuni fisici, di quelli che vanno a fare gli esperti a Voyager, teorizzano che l'impatto psitico di un evento rimbomba nello spazio tempo influenzando i noi stessi di altre epoche con sensazioni che arrivano dal passato e dal futuro. Tanto per fare un esempio chiarificatore: la potenza gravitazionale della mangiata fatta quel pomeriggio del 18 Marzo a Budapest è stata tale da concentrarsi in effetto di “pennica post pranzo supermassiccio” tale da influenzare e far vibrare l'intera linea temporale. L'effetto si è propagato attraverso lo spazio tempo fino ad influenzare la mia mente nel qui e adesso facendomi completamente dimenticare il resto della giornata.
Per lo stesso motivo negli ultimi giorni tutti e quattro siamo stato colpii da brividi di freddo e Sara direttamente dall'influenza. Questi eventi non sono normali sono qualcosa di più ce lo spiega Hans Heterbroucher esperto di fisica e noto ubriacone della Minesota university radiato dall'albo: quando uno pensa di avere freddo o si ammala si pensa sempre che la cosa sia dovuta alle condizioni meterologiche in cui il soggetto vive. Invece è molto più probabile, secondo la mia teoria, che in un qualche punto della linea temporale il soggetto sia stato in contatto con un evento di freddo talmente intenso da trasmettersi lungo lo spazio tempo per colpirci in epoche successive. Un tale tipo di freddo è anche conosciuto come proto-freddo o il più comune e popolare “io non esco di qui manco se mi ammazzate”. So che può sembrare una teoria bislacca ma è tutto vero ed anche molto semplice come dimostra l'equazione che ho scritto su questo fazzoletto usato. Tanto voi non siete esperti di fisica e quindi mica potete verificare. Bene ora che abbiamo chiamato in causa l'esperto per spiegare come la mia non sia stata una semplice dimenticanza ma un qualcosa di molto più logico e sensato torniamo a quel fatidico pomeriggio di Marzo.

la ragazza sulla sinistra è probabilmente morta per ipotermia subito dopo la foto

Per il resto del pomeriggio passiamo il tempo a combattere la selvaggia battaglia con la digestione. È una lotta dura e selvaggia che ci rivedrà in condizioni coscienti verso le 19-20. una volta ripresi decidiamo che qualcosa va pur fatto perché non sia mai detto che noi stiamo a casa. Un consulto veloce e si decide per le terme. Terme all'aperto.
I bagni Qualcosasky sono in un palazzone monumentale nel mezzo del parco municipale. Paghiamo andiamo negli spogliatoi e dopo una decina di minuti a vagare per scale, scalette corridoi che odorano di cloro e uomini nudi io ed Alessnadro riusciamo a cambiarci e risalire su verso le vasche. Aurora e Sara sono negli spogliatoi dell'altra ala e non abbiamo notizie.
Fuori pioviggina e fa un freddo becero e marrano gli indigeni non sembrano accorgersene nonstante le avverse condizioni meteo e il calare della sera chiacchierano amabilmente ai bar davanti alle vasche fradici ed in costume. Io ed Ale non la viviamo bene. Una volta usciti buttiamo le asciugamani in un posto che speriamo le tenga asciutte e ci buttiamo in acqua assorbendo il tepore della vasca a 40°. poco dopo arrivano Sara e Aurora. Loro, pensando che non ci sia posto asciutto per le asciugamani escono stoiche in costume davanti al gelo. Non battono ciglio ma io da testimone oculare posso dirvi che la loro pelle d'oca aveva la pelle d'oca a sua volta
mentre uomini giocano a scacchi su un galleggiante e coppiette si appartano nel vapore noi esploriamo. Sara si sposta qua e là seguendo i getti acqua bollente che sparsi in giro si chiacchiera e si cazzeggia finché non si decide di passare nell'altra vasca. Ci sono buoni 50 metri di distanza, cinquanta metri fuori dall'acqua. Io e Sara partiamo spediti all'inizio non è tragica ma circa aetà percorso il calore assorbito si disperde lasciando il posto al freddo. Il proto-freddo, l'ide astessa del freddo che ha usato Dio per tutte le derivazioni della cosa. Non è freddo è qualcosa i più. Per citare Pratchett il freddo è solo il nome che diamo all'assenza di calore questo è qualcosa di diverso. È l'opposto del calore. Quando nei film i moribondi dicono “ho tanto freddo” si riferiscono a questo.
Aurora ed Alessandro partono dopo e si credono più furbi di noi: accanto al percorso che conduce alla seconda vasca c'è una terza vasca rettangolare dove stanno placidi alcuni indigeni. Quando anche i nostri compagni di viaggio fanno la conoscenza col Freddo decidono di buttarsi in quella vasca convinti che sia almeno tiepida.
Sbagliato.
La vasca rettangolare è una piscina d'acqua gelata. Alessandro pronuncia l'Imprecazione Definitiva mentre tutti e due schizzano fuori e corrono verso di noi e verso il tepore della vasca termale. Qui troviamo nuove attrazioni: dei getti di idromassaggio su cui puoi “sederti” e delle comode panche circolari immerse nell'acqua dove poi rilassarti.
Lo scopriamo per caso. Ad intervalli di circa mezz'ora i geti di idromassaggio si spengono e si aprono altri getti che formano una corrente circolare sulle poltrone sommerse trasformando la nostra area relax in un frullatore. Dopo vari esperimenti diamo il via ai giochi da acquapark: basta distendersi in acqua e mantenersi vicino alle pareti per trasformarsi in missili roteanti. In poco tempo oltre a noi quattro si aggiungono inglesi ed ungheresi in un turbinio di impatti fortuiti e non. Poi la corrente finisce.
Passiamo il resto della serata in giro per le vasche. Anche se piove più o meno forte in acqua si sta da dio e il tempo vola in fretta. Alle 21 Aurora e Sara vanno agli spogliatoi in preparazione del rientro. Alle 22 chiudono le terme e loro devono asciugarsi le chiome e tutte quelle altre cose che fanno aspettare gli uomini sotto i portoni di tutto il mondo.
Una mezzora dopo un figuro armato di retino pulisci piscina si inizia ad aggirare per le vasche guarda male chi si attarda e fa gesti eloquenti a chi, come noi, non sembrano avere nessuna intenzione di uscire. Alessandro è irremovibile: fa freddo e lui non uscirà dalla vasca a costo di morire. Contrattiamo per un po'. Il figuro passa di nuovo e ci fissa valutando se trasformarci in gulash. Il piano è semplice: al tre fuori dall'acqua poi ognuno per se fino alle asciugamani (dieci metri più in là) e fino all'ingresso degli spogliatoi. Notare che mentre la porta dell'ingresso femminile è proprio di fronte alla vasca quello maschile è sull'altro lato.
-1, 2.. e 3! Via! Via! Via!-
esco dall'acqua trovo le cibatte raggiungo l'asciugamano e proprio mentre realizzo che è bagnato di pioggia sento alle mie spalle, molto più lontano del previsto.
-Ste!- Alessandro è uscito dalla vasca fino all'ombelico quando il Freddo lo prende. Il suo fisico privo della protezione adiposa necessaria cede e lui torna in acqua.
-cazzo fai?-
-portami l'asciugamano.-
-e sei proprio na merda! Mi hai fatto venire fino a qua.-
-fa troppo freddo non ce la faccio.- si sta per raggomitolare in posizione fetale dal freddo.
-alza il culo e muoviti!-
intorno a noi il nemico sta lanciando la sua offensiva. Pallottole fischiano ovunque, i soldati nemici avanzano col favore del fumo delle esplosioni. Guardo il mio compagno ferito immerso in una pozza di sangue e fango. Tende il braccio verso di me
-Và non pensare a me...coff-
-non dire idiozie Johnny! Non ti lascio qui!-
-è inutile che moriamo entrambi...coff coff...salvati almeno tu... di ad Aurora che l'amo-
da fuori campo parte una musica esaltante. Alessandro/Johnny si accascia lentamente nell'acqua. Io seguo il credo dei marines “nessuno deve rimanere indietro” e a discutere ancora congeleremo entrambi. Afferro l'asciugamano di Ale e torno indietro incurante delle pallottole e del nemico. Ale esce dall'acqua gli butto l'asciugamano e insieme, testa bassa, corriamo verso la salvezza.
Mi sono meritato una medaglia.
All'ingresso dell'edificio io ed Ale bestemmiano e tremiamo dal freddo. Una coppia di ungheresi fradici e in costume entra poco dopo. Ci guardano con aria di sufficienza sorridono e passano oltre.
Nell'atrio davanti all'uscita Sara ed Aurora aspettano da buoni venti minuti quando finalmente appariamo.
-Che fine avete fatto?- fa Sara.
-c'erano gialli ovunque.- dice Alessandro in chiaro shock postraumatico.

Torniamo a casa. Dopo una salutare serata alle terme le ragazze decidono di mangiare un po' di torta e andare a dormire. Io ed Ale sentiamo il bisogno di qualcosa di più. Le lasciamo alla piazza davanti casa mentre andiamo a celebrare il cameratismo da Burger King
sullo sfondo sventola la bandiera americana. Partono i titoli di coda.

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