Oggi quel motorino d'avviamento dietro
al cervello non ha nessun intenzione di accendersi. Dovrebbe essere
il primo giorno di un rinnovato stile di vita meditato e ragionato
nei giorni precedenti ma, ed è un ma bello grosso, mi pesa il culo.
Ci sono una marea di cose che non mi
piacciono della piega che sta prendendo la mia vita dopo lo slancio
iniziale dato dal corso e tutto il resto. Capisco che sono cose che
in realtà non interessano a nessuno ma non ho i soldi per la terapia
e da sempre mettere le cose nero su bianco se non risolve almeno
aiuta. Per gli stati depressi su facebook c'è sempre tempo.
Il primo problema è che c'è troppo
silenzio nella mia testa, non è un bel periodo per tante piccole
cose che insieme diventano un grosso problema. Sono sempre le stesse
cose perché sono un amante della “soluzione dello struzzo” (o
dello strunz fate voi). Poi piovono in tesa tutti insieme e si fa una
fine del cazzo. Tipo questa.
È un circolo vizioso che va avanti da
anni: decisione della vita, primi passi entusiastici, primo problema
e riturata. Sempre perché al di là delle costruzioni mentali che
uno si fa sono un apatico indolente che chiede alla vita di restare
sempre uguale a se stessa per potermi lamentare.
Se analizzassi i vari periodi della mia
vita secondo gli schemi del “viaggio dell'eroe” io sono quello
che si ferma alla prima soglia. Dove gli altri eroi danno il meglio
di se mostrando al pubblico di che pasta sono fatti io mi giro e dico
“fanculo! Non mi interessa”.
Mentendo.
Ogni volta mi ritrovo davanti al mio
personalissimo Guardiano della soglia e decido di non affrontarlo.
L'insicurezza, la paura di non riuscire, di fare una figura di merda.
Meglio la grigiastra mediocrità di un banco salumi rispetto al
rischio di non farcela. In fondo è più comodo stare in tribuna a
pontificare su quelli che giocano che mettersi i calzoncini e
correre. Più comodo meno rischioso.
Poi ti guardi intorno e vedi che il
mondo va avanti e tu non hai nemmeno una buona scusa per rimanere
indietro. Qui non c'è uno sceneggiatore che da il via all'avventura,
non c'è la “chiamata all'avventura” se non quella che ci si crea
da soli. Il mondo ordinario è sempre lo stesso a meno che non si
faccia qualcosa per passare dall'altra parte ed iniziare a crescere.
Ho perso un infinità di occasioni per
dire basta e ricominciare da capo. C'è questa cosa che però mi
scoppia dentro una sensazione che ogni tanto nelle notti insonni
diventa una voce come quella di tanti anni fa alla Festa del Raccolto
di Officina99. Dice sempre la stessa cosa con quel tono duro che
riserviamo solo a noi stessi.
Nei libri che sto piluccando
svogliatamente viene chiamata l'Ombra: quella parte del personaggio
che viene tenuta repressa a volte malevola altre volte portata al
cambiamento. Beh, io alzo le mani e mi arrendo. Fin ora io non ho
azzeccato una scopa nella vita.
Ora tocca all'Ombra.
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