sabato 23 marzo 2013

L'ha ucciso! (Budapest 2)


BIIIP
-uh?-
BIIIIP!
Fuori è buio dalla finestra si intravedono ancora le luci dei lampioni.
BIIIP BIIIP BIIIP!!!
Alessandro scatta in piedi, va nell'altra stanza e spegne la sveglia. Sono le 5 di mattina, qualcosa è chiaramente andato storto. Aurora non fa una piega. Sara fa un basso verso che potrebbe significare “ucciderò voi, le vostre madri e tutta la vostra famiglia fino alla settima generazione se non mi fate dormire.”
Alessandro scatta in piedi e in un concerto di scricchiolii  l'accontenta.

8:30 la sveglia suona di nuovo. Questa volta è tutto programmato. Fuori brilla un tenue sole da inverno siberiano. Alle 10 passa Isabell a dirci delle cose, non è carino farsi trovare nel letto.
-Stè? Sono le 8 e mezza.- dice Alessandro senza aprire gli occhi.
-Bravo.- rispondo restando immobile.
-mmm caffè- è Aurora con la stessa voce di uno zombie che mormora “cervelli!”
-uff!- Sara si gira dall'altro lato accoccolandosi nelle coperte facendo bene intendere che il fatto non è il suo.
È una tradizione di tutte le vacanze: visto che di solito sono quello che si alza per primo “naturalmente” mio è l'onore di metter su il caffè per tutti.
Ci mettiamo un po' a riprenderci. Non c'è normale caffè ma solo il “bibitone” (ovvero il Nestacafè lungo) e quello dobbiamo farci bastare. Alle 10 siamo pronti, più o meno, Aurora e Sara stanno dando gli ultimi ritocchi mentre io e Alessandro guardiamo la TV in ungherese con l'aria di chi sta capendo tutto.
Quando arriva Isabell (che in realtà mi hanno fatto notare si chiama Noemi) lei e Sara attaccano un lungo discorso in inglese su vari argomenti. Per quanto ne so Sara potrebbe stare contrattando la nostra vendita. Isabell (detta Noemi) segna a matita dei punti su una cartina, ci guarda e sorride. Anche Sara sorride e io credo di aver afferrato qualche parola: o ci sta indicando i ristoranti buoni o sta dicendo a Sara quali sono i posti più sicuri per disfarsi dei corpi.

Ripartiamo verso le 11 incamminandoci verso il Parco Municipale dove pare ci sia un po' di tutto. Nel progetto iniziale dovevamo andare ad un tipico mercato ungherese ma Isabell (per gli amici Noemi) ci ha consigliato un altro mercato visto che quello è chiuso. Ci mettiamo in marcia decidendo che andare a piedi sarà più piacevole così da vedere la città.
Non nevica, il tempo è buono se non si conta il freddo, ma dai tetti ogni tanto si staccano dei pezzi di neve. Gli indigeni non sembrano farci troppo caso noi decidiamo di imitarli. Percorriamo Andrassy Utca (Utca sta per strada) ad un passo lentissimo mentre Sara e Aurora fotografano praticamente qualunque cosa: palazzi gotici, piazze, edifici dall'aspetto interessante, se stesse e noi.
Alla fine spuntiamo sul Piazzale degli eroi. Non ho ancora messo mano sulle foto per cui dovrete immaginare con me: una piazza circolare ampissima sulla destra un edificio che ricorda un palazzo greco con colonne e tutto il resto (il museo nazionale ungherese) sulla sinistra un altro edificio simile che però non riusciamo ad identificare, al centro due ali di un colonnato in stile simil greco fanno da contorno ad una statua centrale che brulica di statue equestri e appiedate con una colonna centrale. Nel complesso l'aspetto è magnifico. Sara e Aurora fanno una foto, trafficano con la cartina e poi tirano diritto. Alessandro si inalbera:
-Venti minuti a fare il servizio fotografico a quella piazza de merda e mo qui passiamo senza maco dare uno sguardo!- prende la macchinetta mi fa una foto a me sotto le statue equestri degli Unni e poi sparisce per una decina di minuti mentre fotografa ogni cosa concepibile. Aurora e Sara tirano diritte le raggiungiamo sul ponticello che da effettivo accesso al Parco. Hanno una cartina in mano e non hanno paura di usarla e la usano. Un cane di taglia piccola con una pettorina che sostiene una bandierina dell'Ungheria ci sorpassa correndo. Da quel momento del parco, oltre alle bellezze naturali e museali restano due eventi rilevanti.
Ad un chioschetto per placare Alessandro (che dalla mattina si lamenta che non ha potuto compiere il suo rito della colazione mattutina) prendiamo uno snack tipico ungherese: del pane secco e salato dalla forma tondeggiante. Giuro: pane secco.
La seconda è il mercato dove ci aggiriamo come i turisti che siamo in cerca di cose “tipiche” tra bancherelle che vanno dai corni da guerra alle magliette con su scritto “i cuore Budapest”.

Ma un altro evento terribile era alle porte: Aurora ed Alessandro erano andati a fare un secondo giro di bancarelle mentre io e sara con cartina e guida turistica alla mano stavamo pianificando il viaggio nel quartiere ebraico verso il “Ristorante con le tovaglie a quadroni” posto che sia la guida che internet suggerivano come: “un posto molto rustico ma di alta qualità”.
Andiamo alla metro lì Sara si fa un biglietto valido 72 ore noi proviamo a imitarla ma quando Aurora mette i soldi la macchinetta invece del biglietto restituisce i soldi in uno tsunami di monetine (circa 40). non ci diamo per vinti, un signore dietro di noi, italiano pure lui, riesce ad avere l'agognato biglietto poi noi tramite un'efficiente catena di montaggio rimettiamo dentro tutte le monetine e riproviamo.
Niente, di nuovo un mare di spiccioli. Il controllore alla fermata ci guarda ride e interrogato risponde qualcosa in ungherese che suona molto come: “cazzi vostri”. Facciamo il biglietto normale e ci avviamo. Due linee di metropolitana, e un consulto della cartina dopo scopriamo che siamo da un altra parte. Cambio metropolitana, tratto a piedi orientamento con la cartina. Aurora prende il controllo della spedizione e i guida in un sistema di cerchi concentrici intorno al quartiere ebraico nella ricerca del ristorante.
Lo troviamo alla 15 e 25 di questo primo sabato da turisti. È chiuso, come potremmo aspettarci che sia chiuso un ristorante ebraico. Il profumo di un vicino ristorante indiano di guida verso un incrocio lì vicino e da lì al pub dove faremo la nostra prima mangiata economica di cibo budapestiano. Viene scoperta la zuppa d'aglio, una scoperta di cui ci pentiremo solo in seguito.

Finito di mangiare diritti in visita alla zona del parlamento e alla basilica di Santo Stefano. Poco da dire: bei monumenti, un sacco di foto, il lungo Danubio e la sosta da Starbucks quando il freddo inizia a diventare insostenibile.
Torniamo a casa. Il programma della serata prevede il Cinetrip. Per farvi capire: prendete delle terme ungheresi all'aperto, aggiungeteci uno spettacolo di luci o Dio sa che altro e un DJ, mischiate tutto con una discoteca ed ecco il Cinetrip.
Siamo tutti distrutti si decide per il boicottaggio del Cinetrip per vari motivi: Aurora ha dei problemi biologici femminili, io sono quasi sicuro che moriremo tutti di freddo (terme ALL'APERTO! Con fuori -3°C) Alessandro pure sta stanco.

Stacco. Siamo sul Ponte margherita, sono le undici circa di sera tira un vento della madonna ma la cosa non impedisce a Sara e Aurora di fare foto panoramiche coi telefoni. Il ponte è deserto a parte un gruppo di inglesi che ci ha superato (dopo che uno è saltato urlando davanti a Sara per poi correre via). Stiamo andando alle terme. Non so come siamo passati da: “sto troppo stanco stiamoci a casa” a “andiamo alle terme tal dei tali ma senza cinetrip”. Fatto sta che ci siamo.
Potrei dire tante cose sulle terme ma solo una è veramente importante. Questa:

Siamo a mollo nella vasca centrale, l'acqua è calda e si sta da Dio. Da quando siamo entrati tutti ci guardano curiosi come se avessimo la scritta “TURISTA” in fronte a lettere infuocate. Io, Aurora ed Alessandro siamo stesi sui gradini del bordo a goderci il tepore e chiacchierare. Sara è qualche metro più in là, appostata in attesa che si liberi la cascatella dove due ungheresi si sono accampati sotto al getto.
Aurora mi da il gomito indica col mento di fianco a me: un ragazzo è steso pancia sotto nell'acqua bassa quella che presumibilmente è la fidanzata gli massaggia la testa. Il ragazzo ha il viso sott'acqua.
-L'ha ucciso.- dico nella sicurezza che nessuno mi capisca.
Alessandro e Aurora ridono
-Cosa?- chiede Sara un po' più in là. Le faccio segno di avvicinarsi, quando è abbastanza vicina da sentire dico -Vedi questi due qui di fianco? Le lo sta ammazzando. Gli tiene la testa sotto...-
Alessandro scoppia a ridere e si allontana. Non me ne accorgo. Aurora mi tozza di nuovo, ride, indicando qualcosa fuori dal mio campo visivo. Mi giro.
La ragazza di cui sto parlando è girata verso di me, ride anche lei sulle spalle del fidanzato che ora ha tirato fuori la testa dall'acqua.
-Ovviamente italiani vero?- dico. Intanto gli altri tre della mia compagnia stanno affogando dalle risate cercando di allontanarsi.
-Ovviamente si.-
-Scusami.. no, è che...- provo a dire.
-Non ti preoccupare, succede a tutti prima o poi.- continua a ridere. Il ragazzo non ha capito nulla ma ride pure lui perché qualcosa ha intuito.

Un ora e mezza dopo usciamo dall'acqua aspettiamo l'autobus e grazie alle informazioni di un tizio con la faccia da psicopatico ritroviamo il modo di tornare a casa.
Ogni tanto riprendiamo a ridere.

ps: la foto è di repertorio ma le terme sono quelle lì

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