BIIIP
-uh?-
BIIIIP!
Fuori è buio dalla finestra si
intravedono ancora le luci dei lampioni.
BIIIP BIIIP BIIIP!!!
Alessandro scatta in piedi, va
nell'altra stanza e spegne la sveglia. Sono le 5 di mattina, qualcosa
è chiaramente andato storto. Aurora non fa una piega. Sara fa un basso verso
che potrebbe significare “ucciderò voi, le vostre madri e tutta la
vostra famiglia fino alla settima generazione se non mi fate
dormire.”
Alessandro scatta in piedi e in un concerto di scricchiolii l'accontenta.
8:30 la sveglia suona di nuovo. Questa
volta è tutto programmato. Fuori brilla un tenue sole da inverno
siberiano. Alle 10 passa Isabell a dirci delle cose, non è carino
farsi trovare nel letto.
-Stè? Sono le 8 e mezza.- dice
Alessandro senza aprire gli occhi.
-Bravo.- rispondo restando immobile.
-mmm caffè- è Aurora con la stessa
voce di uno zombie che mormora “cervelli!”
-uff!- Sara si gira dall'altro lato
accoccolandosi nelle coperte facendo bene intendere che il fatto non
è il suo.
È una tradizione di tutte le vacanze:
visto che di solito sono quello che si alza per primo “naturalmente”
mio è l'onore di metter su il caffè per tutti.
Ci mettiamo un po' a riprenderci. Non
c'è normale caffè ma solo il “bibitone” (ovvero il Nestacafè
lungo) e quello dobbiamo farci bastare. Alle 10 siamo pronti, più o
meno, Aurora e Sara stanno dando gli ultimi ritocchi mentre io e
Alessandro guardiamo la TV in ungherese con l'aria di chi sta capendo
tutto.
Quando arriva Isabell (che in realtà
mi hanno fatto notare si chiama Noemi) lei e Sara attaccano un lungo
discorso in inglese su vari argomenti. Per quanto ne so Sara potrebbe
stare contrattando la nostra vendita. Isabell (detta Noemi) segna a
matita dei punti su una cartina, ci guarda e sorride. Anche Sara
sorride e io credo di aver afferrato qualche parola: o ci sta
indicando i ristoranti buoni o sta dicendo a Sara quali sono i posti
più sicuri per disfarsi dei corpi.
Ripartiamo verso le 11 incamminandoci
verso il Parco Municipale dove pare ci sia un po' di tutto. Nel
progetto iniziale dovevamo andare ad un tipico mercato ungherese ma
Isabell (per gli amici Noemi) ci ha consigliato un altro mercato
visto che quello è chiuso. Ci mettiamo in marcia decidendo che andare
a piedi sarà più piacevole così da vedere la città.
Non nevica, il tempo è buono se non si
conta il freddo, ma dai tetti ogni tanto si staccano dei pezzi di
neve. Gli indigeni non sembrano farci troppo caso noi decidiamo di
imitarli. Percorriamo Andrassy Utca (Utca sta per strada) ad un passo
lentissimo mentre Sara e Aurora fotografano praticamente qualunque
cosa: palazzi gotici, piazze, edifici dall'aspetto interessante, se
stesse e noi.
Alla fine spuntiamo sul Piazzale degli
eroi. Non ho ancora messo mano sulle foto per cui dovrete immaginare
con me: una piazza circolare ampissima sulla destra un edificio che
ricorda un palazzo greco con colonne e tutto il resto (il museo
nazionale ungherese) sulla sinistra un altro edificio simile che però
non riusciamo ad identificare, al centro due ali di un colonnato in
stile simil greco fanno da contorno ad una statua centrale che
brulica di statue equestri e appiedate con una colonna centrale. Nel
complesso l'aspetto è magnifico. Sara e Aurora fanno una foto,
trafficano con la cartina e poi tirano diritto. Alessandro si
inalbera:
-Venti minuti a fare il servizio
fotografico a quella piazza de merda e mo qui passiamo senza maco
dare uno sguardo!- prende la macchinetta mi fa una foto a me sotto le
statue equestri degli Unni e poi sparisce per una decina di minuti
mentre fotografa ogni cosa concepibile. Aurora e Sara tirano diritte
le raggiungiamo sul ponticello che da effettivo accesso al Parco.
Hanno una cartina in mano e non hanno paura di usarla e la usano. Un
cane di taglia piccola con una pettorina che sostiene una bandierina
dell'Ungheria ci sorpassa correndo. Da quel momento del parco, oltre
alle bellezze naturali e museali restano due eventi rilevanti.
Ad un chioschetto per placare
Alessandro (che dalla mattina si lamenta che non ha potuto compiere
il suo rito della colazione mattutina) prendiamo uno snack tipico
ungherese: del pane secco e salato dalla forma tondeggiante. Giuro:
pane secco.
La seconda è il mercato dove ci
aggiriamo come i turisti che siamo in cerca di cose “tipiche” tra
bancherelle che vanno dai corni da guerra alle magliette con su
scritto “i cuore Budapest”.
Ma un altro evento terribile era alle
porte: Aurora ed Alessandro erano andati a fare un secondo giro di
bancarelle mentre io e sara con cartina e guida turistica alla mano
stavamo pianificando il viaggio nel quartiere ebraico verso il
“Ristorante con le tovaglie a quadroni” posto che sia la guida
che internet suggerivano come: “un posto molto rustico ma di alta
qualità”.
Andiamo alla metro lì Sara si fa un
biglietto valido 72 ore noi proviamo a imitarla ma quando Aurora
mette i soldi la macchinetta invece del biglietto restituisce i soldi
in uno tsunami di monetine (circa 40). non ci diamo per vinti, un
signore dietro di noi, italiano pure lui, riesce ad avere l'agognato
biglietto poi noi tramite un'efficiente catena di montaggio
rimettiamo dentro tutte le monetine e riproviamo.
Niente, di nuovo un mare di spiccioli.
Il controllore alla fermata ci guarda ride e interrogato risponde
qualcosa in ungherese che suona molto come: “cazzi vostri”.
Facciamo il biglietto normale e ci avviamo. Due linee di
metropolitana, e un consulto della cartina dopo scopriamo che siamo
da un altra parte. Cambio metropolitana, tratto a piedi orientamento
con la cartina. Aurora prende il controllo della spedizione e i guida
in un sistema di cerchi concentrici intorno al quartiere ebraico
nella ricerca del ristorante.
Lo troviamo alla 15 e 25 di questo
primo sabato da turisti. È chiuso, come potremmo aspettarci che sia
chiuso un ristorante ebraico. Il profumo di un vicino ristorante
indiano di guida verso un incrocio lì vicino e da lì al pub dove
faremo la nostra prima mangiata economica di cibo budapestiano. Viene
scoperta la zuppa d'aglio, una scoperta di cui ci pentiremo solo in
seguito.
Finito di mangiare diritti in visita
alla zona del parlamento e alla basilica di Santo Stefano. Poco da
dire: bei monumenti, un sacco di foto, il lungo Danubio e la sosta da
Starbucks quando il freddo inizia a diventare insostenibile.
Torniamo a casa. Il programma della
serata prevede il Cinetrip. Per farvi capire: prendete delle terme
ungheresi all'aperto, aggiungeteci uno spettacolo di luci o Dio sa
che altro e un DJ, mischiate tutto con una discoteca ed ecco il
Cinetrip.
Siamo tutti distrutti si decide per il
boicottaggio del Cinetrip per vari motivi: Aurora ha dei problemi
biologici femminili, io sono quasi sicuro che moriremo tutti di
freddo (terme ALL'APERTO! Con fuori -3°C) Alessandro pure sta
stanco.
Stacco. Siamo sul Ponte margherita,
sono le undici circa di sera tira un vento della madonna ma la cosa
non impedisce a Sara e Aurora di fare foto panoramiche coi telefoni.
Il ponte è deserto a parte un gruppo di inglesi che ci ha superato
(dopo che uno è saltato urlando davanti a Sara per poi correre via).
Stiamo andando alle terme. Non so come siamo passati da: “sto
troppo stanco stiamoci a casa” a “andiamo alle terme tal dei tali
ma senza cinetrip”. Fatto sta che ci siamo.
Potrei dire tante cose sulle terme ma
solo una è veramente importante. Questa:
Siamo a mollo nella vasca centrale,
l'acqua è calda e si sta da Dio. Da quando siamo entrati tutti ci
guardano curiosi come se avessimo la scritta “TURISTA” in fronte
a lettere infuocate. Io, Aurora ed Alessandro siamo stesi sui
gradini del bordo a goderci il tepore e chiacchierare. Sara è
qualche metro più in là, appostata in attesa che si liberi la
cascatella dove due ungheresi si sono accampati sotto al getto.
Aurora mi da il gomito indica col
mento di fianco a me: un ragazzo è steso pancia sotto nell'acqua
bassa quella che presumibilmente è la fidanzata gli massaggia la
testa. Il ragazzo ha il viso sott'acqua.
-L'ha ucciso.- dico nella sicurezza
che nessuno mi capisca.
Alessandro e Aurora ridono
-Cosa?- chiede Sara un po' più in
là. Le faccio segno di avvicinarsi, quando è abbastanza vicina da
sentire dico -Vedi questi due qui di fianco? Le lo sta ammazzando.
Gli tiene la testa sotto...-
Alessandro scoppia a ridere e si
allontana. Non me ne accorgo. Aurora mi tozza di nuovo, ride,
indicando qualcosa fuori dal mio campo visivo. Mi giro.
La ragazza di cui sto parlando è
girata verso di me, ride anche lei sulle spalle del fidanzato che
ora ha tirato fuori la testa dall'acqua.
-Ovviamente italiani vero?- dico.
Intanto gli altri tre della mia compagnia stanno affogando dalle
risate cercando di allontanarsi.
-Ovviamente si.-
-Scusami.. no, è che...- provo a
dire.
-Non ti preoccupare, succede a tutti
prima o poi.- continua a ridere. Il ragazzo non ha capito nulla ma
ride pure lui perché qualcosa ha intuito.
Un ora e mezza dopo
usciamo dall'acqua aspettiamo l'autobus e grazie alle informazioni di
un tizio con la faccia da psicopatico ritroviamo il modo di tornare a
casa.
Ogni tanto
riprendiamo a ridere.
ps: la foto è di repertorio ma le terme sono quelle lì
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