Una settimana fa.
Madri, telegiornali, passanti e persone
al bar non fanno che ripetere che oggi e proprio oggi nevicherà.
Questo tira e molla va avanti da circa cinque giorni. Su una cosa
sono tutti concordi: fa freddo, come di solito capita d'inverno. In
televisione stanno dibattendo su quanto questa “ondata di gelo”
sia senza precedenti ma per quanto si sforzino, a parte i neonati e i
malati di Alzheimer, tutti gli altri ricordano un evento simile
l'anno precedente. E quindi c'è poco allarmismo a questo giro di
tango.
Intanto in una casa si via Appia Nuova,
una notte, uno degli inquilini si aggira con fare circospetto
nell'oscurità. Ha il pantalone del pigiama a rovescio, gli occhi
aperti quel tanto che basta da non riaddormentarsi. A vederlo lì nel
buio della cucina comune sotto ad un pesante plead come una versione
sovrappeso e infreddolita del triste mietitore (una versione
chiaramente stonata dal troppo lavoro e intenta a cercare la falce).
Ovviamente non è nulla di tutto
questo. Ve lo posso dire per certo: non c'è nulla d'inquietante in
questa scena se non che la cucina è gelida ed è l'unica via verso
il bagno. Per il freddo che fa in quella cucina c'è qualcosa di
eroico anche solo nel gesto di alzarsi dal letto. Fidatevi, io lo so.
Perché quello sono io.
Nel dormiveglia il cervello conclude
che fa comunque troppo freddo per una casa dove il riscaldamento è
acceso dalle 3 alle 23. non ha senso ma non è il caso di ragionarne
ora: fa freddo. L'unica cosa sensata da fare è arrivare al bagno e
poi tornare a dormire. E così faccio.
Il giorno dopo fa veramente freddo.
Anche i Carlos ragionano nel loro idioma misterioso (il Carlossese).
Carlos 1 ha passato la notte insonne, Carlos 2 è diventato di colpo
il primo esportatore di moccio della penisola iberica.
In teoria stavamo tutti “cucinando”
ma per un tacito accordo tutti ci guardiamo intorno in cerca del
perché. Come è possibile che le nostre stanze siano calde e tiepide
e la cucina (che sta proprio al centro della casa e non ha finestre)
è una ghiacciaia?).
Poi Carlos 1 lo sente: uno spiffero
sotto la porta di una delle stanze vuote.
Piccola digressione. Un po' di tempo fa
una coppia di ragazzi, un lui e una lei, stanno visitando la casa.
Francesco, il padrone, illustra con fare sapiente le condizioni della
convenientissima doppia:
-Si sono 700 euro comprese le spese,
magari è un po' tanto ma infondo che la prendiate voi o una famiglia
di magrebini a me non cambia niente-
-mmm- fa lui con l'aria professionale.
-e poi pensateci: avete anche un
balcone esclusivo.- per sottolineare la cosa Francesco apre il
balcone. Essendo questa una ricostruzione posso solo immaginare come
sia andata: lei vede la bellezza del paesaggio, lui si innamora della
tecnologia dei cardini che hanno compiuto questo miracolo. Si
guardano per un istante negli occhi.
-Ok la prendiamo.- dice lui tutto
orgoglioso.
Torniamo al giorno più freddo
dell'ultima era geologica (secondo TGcom). Io e i Carlos siamo per
metà fuori dalla finestra guardando verso il balconcino della
doppia. Potremmo cadere di sotto da un momento all'altro ma per ora
lo sgomento è quello che ci ancora saldamente al davanzale.
Il balcone della doppia è spalancato.
Probabilmente lì dentro vive una colonia di pinguini carnivori come
ne “Le montagne della follia”.
La porta è chiusa a chiave, di là non
si passa. Carlos 2 decide di aggirare il problema mettendo degli
asciugamani arrotolati sotto la porta. Carlos 1 non è dello stesso
avviso. Si vede lontano un miglio che gli rode il culo.
Prende una sedia dalla cucina, una
scopa e si piazza davanti alla finestra del bagno. Dopo alcune
manovre che lasciano me e Carlos 2 immobili nel terrore Carlos 1
trova la sua posizione ideale per realizzare il suo sogno: entrare
nei Darwin Award. Carlos 1 è per metà fuori dalla finestra: un
piede sul davanzale uno sulla sedia accanto alla finestra, tutto il
busto si protende in avanti nel vuoto puntando verso il balcone
accanto alla finestra del bagno. Il braccio sinistro aggrappato alla
parte superiore della finestra è l'unica cosa che impedisce alla
gravità di fare il suo lavoro. Il destro invece è quello che lo
farà andare di sotto.
Il piano di Carlos 1 è di una
semplicità disarmante (e totalmente demente): usando la scopa vuole
agganciare l'anta del balcone e chiuderla con un'abile gioco di
polso. È al secondo tentativo quando io e Carlos 2 ci riprendiamo
abbastanza da avvicinarci e tenerlo fermo.
Uno sguardo di intesa e poi lo
trasciniamo dentro. Carlos 1 fa un minimo di resistenza, la testa
della scopa vola di sotto. I due Carlos iniziano a discutere in
spagnolo. Credo che venga chiamata in causa qualche antenata di
facili costumi. Volano due schiaffoni ben assestati. Poi i due
ritornano nella loro stanza. Discuteranno per tutta la giornata.
Intanto io piazzo dei panni arrotolati
sotto la porta e prego che arrivino in fretta i nuovi inquilini.
Continuando così uno dei Carlos
potrebbe provare a far saltare la porta.
ps: è una storiella cazzona, me ne rendo conto. Non sapevo che scrivere e questo mi pareva un evento interessante. In questi giorni cerco di riprendere un atteggiamento più serio condividendo con voi l'opinione sui miei ultimi acquisti.
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