martedì 15 gennaio 2013

Trauma Team


Piove come se Dio ci stesse pisciando addosso . Fa freddo, quel tipo di freddo che riempie l'aria quando fai una gaffe alla cena con i genitori di lei.
Apro la porta e trovo i Carlos che osservano il lavandino come devono aver osservato gli alieni nell'area 51. mi avvicino, uno dei due si illumina in volto mi fa segno di guardare.
Il rubinetto è piegato di lato, la saldatura ha ceduto ed ora tutto il pezzo penzola come il cazzo di un impotente. Se provi ad aprirlo da qualche parte al suo interno l'acqua produce un basso guaito, lo stesso che produrrebbe l'impotente davanti ad una modella vogliosa.
Non si dovrebbe fare, è peccato ma mi scappa: gli bestemmio i morti a tutti e due. È napoletano arcaico ma Carlos Due sembra intuire qualcosa, fa una faccia strana, prova a dire qualcosa. Lo guardo malissimo e un metro e novanta di ragazzone fa una faccia mortificata. L'altro gesticola cercando di generare empatia. Il messaggio è abbastanza chiaro: “giuro l'ho toccato solo ed è diventato così.” mi guarda speranzoso. Carlos Due borbotta qualcosa in spagnolo che potrebbe significare “ci appelliamo alla Tua misericordia per rimediare alle nostre mancanze.”

Mannaccia a me e a quando ho impugnato un cacciavite per rimontare la mensola.

Guardo N°1. Guardo N°2. Guardo il lavandino. Numero uno ha in mano una pinza a becco lungo. Nella mia testa si forma una nitida immagine di lui che me la porge con aria speranzosa. Prendo un respiro. Con la mano tocco il rubinetto, provo ad aprire l'acqua tutta la parte pendula vibra leggermente, un guaito basso riempie la cucina. Esplodo. 

-MA COSA STRACAZZO DEVO FARE IO MO!?- i due si ritraggono sorpresi. È la prima volta che attacco ad urlare in casa e il fatto che non capiscano la lingua non attenua l'odio nelle mie parole.
-CHE POI COME SFACCIAMA AVETE FATTO A SCASSARLO? VE LO SIETE SBATTUTO A CULO?!-

Mi giro e vado nella stanza. Non è una buona cosa maltrattare due dementi ma oggi girano assai le palle e questa è la ciliegina sulla torta. Non è colpa loro. La colpa come il peccato nasce molto prima.
Stacco, interno giorno. Un'agenzia interinale semivuota, io seduto di fronte all'ennesima tizia dall'aria spocchiosa che fissa con un misto di disprezzo e compatimento il mio curriculum.
-Guardi, il suo curriculum è interessante ma purtroppo la nostra agenzia sta cercando un tipo di persona diversa.-
-Del tipo?- questa non l'avevo mai sentita, merita un approfondimento.
-Cerchiamo giovani attivi e dinamici da inserire nei nostri quadri aziendali.- fa lei col miglior tono da call center.
Sto per ribattere. Sto per dire che mica sono un vecchio, che pure io merito di essere sfruttato e sottopagato come tutti gli altri. Poi un flash mi passa davanti agli occhi: sono in coda al supermercato una signora prima di me sta posando un quintale di roba sulla cassa. Per puro caso nota il singolo pacco di pasta che ho in mano. Guarda la cassiera e dice:
-Faccia fare prima al signore che ha solo una cosa.-
Signore?
Poi un immagine sulla carta di identità: data di nascita: 17/03/1983.
una molla scatta.
Trent'anni, la fine di tutto

scusatemi Carlos, non è colpa vostra. È il destino che si sta accanendo.

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