martedì 1 gennaio 2013

La mafia dell'anello (2)


Come ogni volta che quelli del Drappo Rosso partivano per una delle loro missioni la pace calava sul Ratto Zoppo. Oltre a una mezza dozzina di ubriaconi e qualche aspirante eroe la locanda era vuota lasciando a Jeff libero di dedicarsi alla sua attività preferita: fumare la pipa e recriminare contro la sfortuna che lo aveva inchiodato lì.
Gli uomini del Drappo avevano fermato la sua ascesa ma Jeff aveva imparato a non dare la colpa al coltello e a concentrarsi sul rapinatore che lo impugnava. Quei dannati avventurieri si erano così concentrati sui suoi affari da perdere completamente di vista il quadro generale.
-una volta gli eroi andavano a nord a farsi uccidere dal Signore Oscuro.- borbottò in una zaffata di fumo puzzolente -Ora invece si immischiano negli affari della mala cittadina-.
Uno degli ubriaconi distesi sul banco sollevò la testa fermamente convinto che i borbottii di Jeff fossero un invito ad un altro giro. Il locandiere lo ignorò mentre la sua attenzione si concentrò sull'insistente chiacchiericcio querulo nell'oscurità oltre l'ingresso. Jeff conosceva quelle voci e le odiava, come odiava oltre tre quarti del creato del resto. Se gli uomini del Drappo erano il coltello quelle erano le voci dei rapinatori.
Il proprietario della voce spalancò la porta usando più la sua arroganza che la forza delle braccia. Si stagliò per qualche secondo sull'uscio con i suoi sgherri ai lati e poi entrò con passi misurati e melodrammatici. Abiti eleganti di ottima fattura, gioielli e lame ben in vista, capelli tenuti in lunghe code di cavallo L'effetto generale sarebbe potuto essere molto migliore se non fosse stato che il più alto dei tre arrivava a stento alla cintola di Jeff ed era largo il doppio di un qualsiasi grassone umano. Hobbit
-ci mancavano anche i piedipelosi- borbottò Jeff.
Quello dei tre che sfoggiava l'orecchino più pacchiano, chiaro simbolo del comando in tutte le congreghe criminali dell'universo, si avvicinò al bancone con i migliori grandi passi che la gambe gli concedevano. Jeff li osservò con astio mentre svuotava la pipa con gesti misurati. Attese che i due sgherri aiutassero il capo ad arrampicarsi sullo sgabello poi, con un sorriso tirato, quel tipo di sorriso che di solito si riserva ad una battuta di cattivo gusto disse
-benvenuti nella mia umile locanda nobili signori-
-si, si, salute anche a te- rispose l'hobbit
-cosa desiderate mio signore?-
-fare due chiacchiere.- il mezzuomo si fece pensieroso per qualche istante e poi aggiunse -e se in questa bettola hai del vino che non sia ancora diventato aceto farai bene a offrirmene un po'-
la parola 'offrire' fece sparire la finta cortesia del locandiere.
-e di quali alte questioni vuoi discutere con me Ron?-
-non dimenticare il tuo posto Ratto-
-lo conosco il mio posto- fissò l'hobbit -un metro sopra la tua testa.-
Il mezzuomo rimase in silenzio facendo cenno ai suoi uomini di rinfoderare i coltelli.
-sempre tagliente, eh Ratto? Devi capire che i tuoi giorni di gloria sono finiti- ridacchiò -il capo tollera la tua bettola, non è una persona irragionevole-
-lo so. Gli piace tenermi bene in vista- disse Jeff.
L'espressione del mezzuomo si trasformò in un istante. Il suo sorriso diventò incredibilmente simile a quello di uno squalo, uno squalo molto nervoso.
-allora perchè, in nome degli dei, continui a sfidare la nostra pazienza?-
-io?- disse Jeff -che avrei fatto per sfidare il grande e potente clan?-
-sai benissimo che hai fatto!- ringhiò l'hobbit -hai spedito quelle teste calde del Drappo contro quei briganti!- dopo un attimo di silenzio tenne a precisare -i nostri briganti!-
-non avevo idea che fossero i vostri uomini- disse Jeff
-io ho solo mandato quegli idioti sulle colline sperando che si facessero ammazzare- il sorriso del locandiere, però, sottintendeva tutt'altro. Un messaggio che detto a parole sarebbe suonato più o meno così: si esatto li ho mandati io. Conosco tutte le vostre attività, tutti i vostri alleati e tutti i vostri nemici. Una volta ero io il capo, o quasi. Fossi in te e in quell'idiota del tuo capo ringrazierei gli dei che io mi limiti solo a darvi fastidio ed eviterei di venire qui a provocarmi perché non si può mai sapere quale asso posso avere nella manica pronto all'uso.
Era uno tra i bluff più improbabili e rischiosi della storia della città e forse proprio per questo che il piccolo cervello di Ron, da sempre refrattario ad ogni tipo di pensiero critico, decise che c'erano abbastanza probabilità che Jeff dicesse sul serio. Dopotutto Jeff era un infido bastardo.
Il silenzio che seguì durò alcuni minuti interrotto solo dal basso mugolare degli ubriaconi stesi sui tavoli del Ratto Zoppo. Ron e Jeff si fissarono per tutto il tempo finché il mezzuomo non decise di aver trovato la giusta linea d'azione per non perdere la faccia senza rischiare ritorsioni.
-questo era un avvertimento- disse Ron -stai molto attento, la prossima volta il capo potrebbe non essere così buono-.
Detto questo Ron e i suoi guardiaspalle girarono sul posto come un gruppo di ballerine grasse, brutte e totalmente prive di grazia ed inforcarono la porta uscendo nello squallido vicolo fuori dal Ratto Zoppo.
Finalmente solo Jeff strappò dalla floscia mano di un ubriacone un boccale mezzo pieno e lo sorseggiò con un ghigno privo di allegria.

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