venerdì 4 gennaio 2013

La crocetta che mi cambierà la vita


Napoli, Via Giacinto Gigante. Ore undici e trenta circa.

A chiamarlo bar farei un torto alla lungimiranza dei proprietari. Si, ok c'è il banco, la macchina per l'espresso e tutto il resto. C'è una signora grassa circondata da gomme e mentine dietro alla cassa ma, nell'illuminato progetto dei proprietari, oltre a staccare scontrini la vecchia arcigna vende anche sigarette. Poco più in là un'imponente struttura di alluminio e vetro separa il resto del locale dalla ricevitoria. 
Al centro della sala, esattamente equidistante tra la zona bar e quella scommesse, un espositore fa il suo lavoro mostrando elegantemente i principali quotidiani della penisola.
-'Sti ladri di merda!- sentenzia un tizio sovrappeso e la voce “segni particolari: precedenti penali” sulla carta d'identità. Sta sfogliando La Repubblica con sguardo critico.
-Ci vuole la rivoluzione.- fa un altro, un tipo magrolino ingiallito dal fumo.
-Vabbuò tanto tra un po' si vota e poi sono cazzi loro!- replica il grassone.

Scarto di lato e mi avvicino alla cassa. Intanto la discussione prende vita.

-Prima ci ammazzano di tasse mò vogliono pure che li votiamo? Ah ma a sto giro non mi fregano. Non ci vado proprio a votare.- dice il Secco.
-E che risolve?- la nuova voce appartiene ad un cinquantenne vecchia maniera appena intrufolatosi nella discussione. -C'è gente che si è fatta ammazzare per darle il diritto di votare.-
-Si, o'Zì, però a che serve votare queste merde?- ribatte il grassone.
-E mica devi votare a loro. Vota a Grillo! Quello gli fa un culo così a tutti.- per rafforzare il concetto lo “zio” mima con le mani il programma politico dei grillini.
-A me quello mi pare un altro Berlusconi.- dice il Secco.
-Magari, fosse come Lui, staremmo a posto tutti.- si intromette uno dalla cassa.
-Quello pensa solo a chiavare! Figurati che glie ne fotte.- dice il grassone.
-E perché Bersani è meglio?- fa il nuovo venuto.
-Quello è scemo proprio, sta sempre a ragionare ma non quaglia mai un cazzo- 
-Beh, almeno ci prova- fa il secco giusto per restare in conversazione.
-State a sentire a me: a Grillo dovete votare.- ribadisce lo "zio"
-Io voto a Di Pietro. Era magistrato li manda carcerati lui a tutti quanti, te lo dico io.- fa il grassone.
-A sto punto vota a quello... quell'altro magistrato... Ingroia mi pare- fa il secco.
-Qua stiamo sempre a parlare delle solite cose! Ci vogliono idee concrete. Ci vuole il nuovo. Non possiamo stare sempre a cercare i ladri.- fa il belusconiano.
-Il nuovo? Berlusconi?- dice lo zio.
-Fin ora ha fatto bene. Poi l'hanno incastrato con la storia delle spead.-
-A me mi pare che si è fatto solo i cazzi suoi.- ribatte il grassone.

La conversazione degenera rapidamente in un muro contro muro. Sono cinque mondi paralleli che all'improvviso collidono cercando d'incastrarsi tra loro. È come se cinque persone volessero infilarsi insieme in una tuta elasticizzata senza sembrare un sacchetto dell'immondizia con le gambe.
L'operazione fallisce miseramente. Cade il silenzio. Ognuno dei contendenti alla deriva nei suoi pensieri, stranamente qualcosa delle altrui opinioni è penetrato nella scorza d'ignoranza dando vita al dubbio.
-A febbraio si vota.- borbotta lo zio. 
Come a dire che entro la fatidica data ci si dovrà decidere. È l'Italia che lo chiede: il popolo unito nel democratico ed illuminato atto di mettere una crocetta su un simbolo per poi tornare soddisfatti a discutere al bar.
È una di quelle crocette che ti cambiano la vita.

Intanto nella fila della ricevitoria fisso il foglio delle quote: “Napoli – Roma” dove devo mettere la crocetta?

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