giovedì 3 gennaio 2013

la colpa del Peperone (2)


Sede Centrale della Bonelli Editore. Le sirene antincendio ululano, il panico nella redazione è paragonabile solo a quello nel Pentagono subito dopo la scoperta dell'inizio di una guerra atomica. Per Sergio Bonelli al momento l'idea di un Fallout nucleare sarebbe infinitamente più rassicurante di questo.
-Signore, i server, gli hard disk... è tutto andato- dice uno dei redattori.
-I backup?- Sergio già conosce la risposta è la sua speranza a porre la domanda. Lui è già in un mondo di dolore.
-I che?-
Un sospiro, lungo, una boccata d'aria. Quasi si può sentire il cervello di Sergio contare fino a dieci.
-Le copie cartacee? Che diavolo deve esserci rimasto qualcosa!-
-Ehm, signore, pare che l'incendio sia partito da lì. È tutto andato.-
Sergio si massaggia pazientemente le meningi, un redattore più esperto coglierebbe al volo il segnale ma esperienza e perspicacia sono cose che mancano completamente a questo specifico redattore.
Se le avesse avute non sarebbe andato lui a fare rapporto. Il silenzio è rotto solo dalle sirene antincendio.
-Signore? Cosa facciamo?-
Bonelli estrae una Glock da sotto la giacca e spara in testa al redattore, non è un gesto completamente inutile. Sergio è una persona pratica, uno di quelli che affronta i problemi uno alla volta man mano che si presentano seguendo la gerarchia fino alla soluzione. Eliminare un incompetente può sembrare un gesto di stizza ma in realtà è la soluzione ad un problema: Sergio non è mai stato capace di concentrarsi con degli idioti che gli blaterano intorno.
-Radunate i disegnatori.- dice rivolto a nessuno in particolare. -Poi attaccatevi al telefono, gli sceneggiatori devono avere qualche file salvato. Possiamo riprenderci.- i redattori sopravvissuti lo fissano ammaliati per un istante prima di mettersi all'opera.
-Sai che non è stato un incidente vero?- dice una voce alle spalle di Sergio.
-Si, ma chi può essere stato? Gli americani?-
-No qualcosa di peggio. Gli americani non farebbero un lavoro così rozzo.-
-E allora chi? Siamo il vertice della catena chi oserebbe sfidarci?-
Roberto Recchioni esce dall'ombra calpestando pezzetti di plastica e mucchietti di cenere sotto gli anfibi, la punta della katana fa capolino dall'impermeabile ad ogni passo.
-I wannabe.- la voce è carica di disprezzo.
Sergio lo fissa per un attimo, ci mette un po' a collegare.
-Tu che ci fai qui?- chiede.
-Sapevo che c'era bisogno di me.-
-Quindi almeno tu hai dei backup delle tue cose?- di nuovo speranzoso come uno spasimante a cui è stato detto “ti voglio bene come un amico”.
-No, una volta spedita la roba preferisco non occupare spazio sul computer.- in verità Recchioni potrebbe subaffittare interi giga di memoria dal suo computer, il problema è che poi non girerebbero bene i giochi. Già il suo mac è appesantito da migliaia di foto di gattini coccolosi che ama collezionare. Ma ovviamente preferisce non pubblicizzare la cosa, ne va della sua reputazione.
-Se non hai nemmeno il tuo materiale allora a che mi servi?- Chiede Sergio piccato.
-Posso fare in modo che la cosa non si ripeta più.- Recchioni sguaina leggermente la katana in un gesto eloquente.
Sergio Bonelli rimane per alcuni secondi in silenzio, non è una decisione da prendere alla leggera. Potrebbe scatenare qualcosa di tremendo. A sua giustificazione possiamo dire che la sua casa editrice da leader del settore è precipitata al più infimo livello di produttività, non ha nulla da pubblicare, nulla con cui far soldi. Al momento la Bonelli ha le capacità produttive di due cinesi con una fotocopiatrice.
-Procedi.-


Roma, Zona Appia-Tuscolana, casa Bartoli ore undici e quaranta. Squilla un telefono. Lorenzo si contorce sul divano cercando di non far cadere il mac per vedere il numero: “Sergio Bonelli” recita il display.
Secondo la fisica un corpo non può passare da uno stato di quiete ad uno di grande velocità senza l'applicazione di una forza. Lorenzo lo fa, scatta in piedi posando il portatile sul divano. Corre per casa cercando uno dei gatti e afferra un sigaro. Dopotutto è il capo della mala degli sceneggiatori (vedi “la colpa del peperone") ed anche senza telecamere in giro deve restare nel personaggio.
Accende il sigaro buttando fuori un po' di fumo. Si piazza gambe larghe in controluce davanti al balcone. Il telefono in una mano e un gatto recalcinante ed assonato nell'altra. Appena gatto, telefono e sceneggiatore trovano un loro equilibrio risponde.
-Pronto?-
-perché ci hai messo tanto? Iniziavo a pensare che ti avessero preso.- dice Sergio dall'altro capo.
-Stavo facendo una cosa.- dice Lorenzo con fare misterioso -A cosa devo il piacere?-
-Siamo sotto attacco, il peggiore degli ultimi anni.-
-Peggio della Guerra Manga?- chiede Lorenzo scettico.
-Molto peggio. Ho dovuto mandare Roberto.-
Silenzio
-Dio abbia pietà di noi.- per un attimo nella mente di Lorenzo passano immagini delle efferatezze del suo ex socio. Per un attimo, solo per un attimo, il suo duro cuore di pietra prova pietà.
-Ma ora non mi interessa questo. Mi servono pagine, qui è tutto fottuto.-
-Ed io che dovrei fare? Sono uno scrittore adesso, ho smesso coi fumetti.-
-Stronzate, mi serve del materiale ed in fretta!- sbotta Sergio.
-Quanto in fretta?-
-Diciamo per oggi pomeriggio.- fa Sergio
-ti costerà caro.- con un'abile mossa il gatto sfugge alla presa di Bartoli, fortunatamente la sua figura di “signore del male” non ne risente troppo, almeno finché lo inquadrano stretto sul viso.
-Non ho più nulla! Con cosa ti pago? Arretrati di Tex?-
Click!

Altre telefonate non vanno meglio. Poco tempo dalla consegna, nessun guadagno se non la gratitudine. Non sono esattamente condizioni di lavoro ideali per degli sceneggiatori professionisti. Di quelli abituati a farsi pagare. Poi a Sergio viene un idea: i wannabe.
Una telefonata a Recchioni. Poi si passa all'azione.

Roma Furio Camillo, una stanza di 2 metri per 3 una mail fa capolino nello spam. Guardo con aria scettica il mittente: “sergiobonellieditore”. Sa di pacco ma al apro lo stesso. Il mio cuore ha un mezzo infarto. Vogliono la mia roba, tutta. Dicono che hanno letto quel soggetto che gli ho inviato e gli è piaciuto. Dicono che hanno visto le sceneggiature che Dal Prà usa per tenere pulita la gabbia del criceto e le trovano geniali.
A mia insaputa in tutti i computer d'Italia aspiranti sceneggiatori ricevono la stessa mail. Gente che non ha mai messo in fila due pagine, gente che odia il sistema ladro e balordo che non li fa lavorare. La Bonelli chiama e i Wannabe rispondono. Da qualche parte qualcuno ride in maniera maniacale. Il piano ha funzionato.

Epilogo
busso timidamente alla porta dopo aver abbondantemente deglutito alla vista della targhetta “Sergio Bonelli – the Boss”. Spingo la porta. Un ufficio sontuoso, qua e là macchie nere di fumo, una grossa scrivania davanti ad un lucernario, un uomo sulla sedia, la lama di una katana sulla gola.
Le cartelline con le sceneggiature cadono a terra. Anche la vescica da il suo contributo.
-Salve. Ti ricordi di me vero?- chiede Recchioni, non lo posso vedere in faccia ma so che sta sorridendo.
-Tu dovresti essere morto.- balbetto.
-Prima regola del fumetto: nessuno muore davvero.-
-è lui?- chiede Sergio dalla sua poltrona.
-No.- dice Recchioni. -ma è un buon inizio.-
ZOK!

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie. L'opinione di uno con l'esperienza è sempre ben accetta.
      Spero non dia fastidio la presenza di numerosi casi di omonimia :D

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