Le grida di battaglia possono essere
udite fino alla fine del mondo, dalle stelle gli dei osservano il
bagliore rossastro che si diffonde nel cielo: Engarko, la più grande
delle città del mondo brucia. I cittadini sono passati a fil di
spada mentre i pochi soldati rimasti si danno battaglia nei vicoli
della città bassa.
Il castello è caduto, le mura sono in
rovina. Tra le fiamme che avvolgono il porto si intravedono i
vascelli dei barbari: oro, schiavi e donne sono trascinati in lacrime
nelle stive. La città paga il prezzo di sangue promesso.
In alto sulla collina la regina
guerriera, la madre della guerra osserva la scena. La pelle di Ena è
coperta di fuliggine e scurita dal denso fumo nero che si leva dal
castello in fiamme. Le grida del sovrano di Engarko e della sua
famiglia sono cessate da tempo. Ora sulla collina non rimane che lei
con i suoi pensieri.
Gli dei sanno essere crudeli, è una
delle prime cose che ha imparato dagli sciamani: il fuoco brucia,
inverno uccide, con l'oro si pagano i servigi e on l'acciaio si
ripagano le offese. Ed i signori di Engarko meritano solo il bacio
dell'acciaio.
Per innumerevoli secoli i sovrani della
Prima Città hanno vessato i popoli ai loro confini con la forza del
loro acciaio e della loro magia. Ovunque mettessero piede i loro
emissari presto arrivava la promessa di vessazioni e domini. Il
popolo di Engarko si è presto ingrassato con l'oro delle genti
conquistate.
La più grande città del mondo.
Superiore a Yatis la bella, più possente di Forte tempesta, antica
quanto Ur. Engarko, la Prima Città, dove gli uomini si sono creduti
simili a dei. Hanno stretto tutto nel loro dominio. Ora piangono e
fuggono alla vista dei vessilli del nord.
Il castello è sparito, i passi di Ena
sprofondano nella cenere. Ogni cosa è avvolta dal fumo. Ena, Madre
della battaglia, è giovane. Qualcuno direbbe che è solo una
ragazzina ma al nord il tempo scorre in modo diverso. All'età in cui
le figlie de nobili di Engarko badano solo alle frivolezze Ena ha forgiato le sue spade. Invece di essere promessa in sposa
a qualche nobilotto Ena ha viaggiato, ha versato il suo sangue. Alla
soglia della maggiore età i tredici capiclan l'hanno seguita al di
là del Mare Stretto.
La Pace di Engarko è finita, travolta
dalla furia dei barbari del nord. Proprio ora i regni vicini stanno
preparando i loro eserciti. Marciano in file ordinate seguendo l'arco
del sole per vendicare la caduta del tiranno che hanno imparato a
chiamare Re. Ena lo sa e sorride: anche se liberate dal pastore le
pecore desiderano solo un nuovo padrone.
Il fumo si fa più denso, la avvolge,
man mano le grida dei suoi nuovi schiavi si attutiscono nella
fuliggine. Credono che presto lei siederà sul trono del vecchio
tiranno. Potrebbe farlo, da Madre della battaglia a Regina in un
unica notte di sangue. Gli eserciti in marcia contro di lei
calerebbero i vessilli per renderle omaggio.
Alle sue spalle il vento del nord si
solleva sul mondo. Fumo e cenere si diffondono su tutta la città.
Non sanno, non immaginano. Il vento soffia verso sud. Ena chiude gli
occhi, annusa l'aria. Cenere e sangue, tutto ciò che resta di
Engarko. La Prima città è cenere nel vento, sale nei campi.
Il tempi di Engarko è finito.
Ma la Guerra è appena iniziata.
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