martedì 22 gennaio 2013

La caduta di Engarko


Le grida di battaglia possono essere udite fino alla fine del mondo, dalle stelle gli dei osservano il bagliore rossastro che si diffonde nel cielo: Engarko, la più grande delle città del mondo brucia. I cittadini sono passati a fil di spada mentre i pochi soldati rimasti si danno battaglia nei vicoli della città bassa.
Il castello è caduto, le mura sono in rovina. Tra le fiamme che avvolgono il porto si intravedono i vascelli dei barbari: oro, schiavi e donne sono trascinati in lacrime nelle stive. La città paga il prezzo di sangue promesso.

In alto sulla collina la regina guerriera, la madre della guerra osserva la scena. La pelle di Ena è coperta di fuliggine e scurita dal denso fumo nero che si leva dal castello in fiamme. Le grida del sovrano di Engarko e della sua famiglia sono cessate da tempo. Ora sulla collina non rimane che lei con i suoi pensieri.
Gli dei sanno essere crudeli, è una delle prime cose che ha imparato dagli sciamani: il fuoco brucia, inverno uccide, con l'oro si pagano i servigi e on l'acciaio si ripagano le offese. Ed i signori di Engarko meritano solo il bacio dell'acciaio.

Per innumerevoli secoli i sovrani della Prima Città hanno vessato i popoli ai loro confini con la forza del loro acciaio e della loro magia. Ovunque mettessero piede i loro emissari presto arrivava la promessa di vessazioni e domini. Il popolo di Engarko si è presto ingrassato con l'oro delle genti conquistate.
La più grande città del mondo. Superiore a Yatis la bella, più possente di Forte tempesta, antica quanto Ur. Engarko, la Prima Città, dove gli uomini si sono creduti simili a dei. Hanno stretto tutto nel loro dominio. Ora piangono e fuggono alla vista dei vessilli del nord.

Il castello è sparito, i passi di Ena sprofondano nella cenere. Ogni cosa è avvolta dal fumo. Ena, Madre della battaglia, è giovane. Qualcuno direbbe che è solo una ragazzina ma al nord il tempo scorre in modo diverso. All'età in cui le figlie de nobili di Engarko badano solo alle frivolezze Ena  ha forgiato le sue spade. Invece di essere promessa in sposa a qualche nobilotto Ena ha viaggiato, ha versato il suo sangue. Alla soglia della maggiore età i tredici capiclan l'hanno seguita al di là del Mare Stretto.

La Pace di Engarko è finita, travolta dalla furia dei barbari del nord. Proprio ora i regni vicini stanno preparando i loro eserciti. Marciano in file ordinate seguendo l'arco del sole per vendicare la caduta del tiranno che hanno imparato a chiamare Re. Ena lo sa e sorride: anche se liberate dal pastore le pecore desiderano solo un nuovo padrone.
Il fumo si fa più denso, la avvolge, man mano le grida dei suoi nuovi schiavi si attutiscono nella fuliggine. Credono che presto lei siederà sul trono del vecchio tiranno. Potrebbe farlo, da Madre della battaglia a Regina in un unica notte di sangue. Gli eserciti in marcia contro di lei calerebbero i vessilli per renderle omaggio.

Alle sue spalle il vento del nord si solleva sul mondo. Fumo e cenere si diffondono su tutta la città. Non sanno, non immaginano. Il vento soffia verso sud. Ena chiude gli occhi, annusa l'aria. Cenere e sangue, tutto ciò che resta di Engarko. La Prima città è cenere nel vento, sale nei campi.
Il tempi di Engarko è finito.
Ma la Guerra è appena iniziata.  

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