martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale, Cazzo!


L'Audi di Marco sta correndo, sarà sui cento all'ora. Il motore spinge di buona lena. Non è la fretta a spingere Marco, non ha una moglie che sta partorendo, né un parente che sta male. È solo che il raccordo di via Caldieri è una striscia di asfalto sospesa che invoglia alla velocità: è quasi sempre deserto, non ha curve improvvise e ha tutto lo spazio e le luci che servono per attraversare sfrecciando in rapida successione le case del Vomero di Fuorigrotta e Pianura. Le stradine di quei quartieri ti passano sotto. Loro e il traffico che li intasa da quando è stata inventata l'automobile.
Ogni tanto la strada sospesa si tuffa in una galleria per emergere al di là della montagna. È alla seconda galleria che Marco vede un altra auto davanti a lui, una Punto nuovo modello. È lenta.
Marco non ci pensa un attimo mette la freccia e si allarga sulla corsia di sorpasso proprio all'ingresso della galleria. La strada curva leggermente per il prossimo paio di km ma chiamarla curva è eccessivo. Fatto sta che marco dovrebbe starsi fermo. Dovrebbe aspettare, dovrebbe decelerare ed aspettare. Tanto non ha fretta. Ma è di buon umore , o forse no, e quindi mette la freccia e va.
Marco fa il sorpasso più stretto del dovuto, è un po' un suo vecchio vizio, è un errore, ma se non ci fossero errori non ci sarebbero incidenti. Marco si stringe troppo. L'altro tizio, che probabilmente non si è accorto di lui, si allarga leggermente. Tump! Le due auto si toccano, il cervello di Marco molla tutto e lascia fare all'istinto. Sterza per allargarsi e, secondo le regole della fisica, va a fare in culo verso il guardrail. La macchina si pianta contro la barriera metallica con un angolo di 45°, si solleva su tre ruote mentre lo stridore metallico rimbomba nella galleria. A questo punto succedono molte cose: l'air bag si apre e inchioda Marco contro il sediolino come quello che ti blocca contro un muro quando vuoi fare una rissa. In contemporanea la forza di inerzia spinge la macchina contro il guardrail per una ventina di metri mentre la fiancata del guidatore si accartoccia e si graffia. Da qualche parte l'Angelo della Morte butta un occhio, sta giocando a poker con gli amici e ha delle carte ottime, scendere giù a prendere Marco vorrebbe dire passare il turno. Così la macchina, invece di mettersi di traverso nella corsia di sorpasso si allinea contro il Guardrail di sinistra e si ferma, non prima che il parabrezza si crepi. Marco non ha capito nulla di tutto ciò. Sa solo che è ancora vivo ed è bloccato. Qualche minuto dopo riesce a tirarsi fuori. La macchina è andata. Ma lui è grosso modo tutto intero a parte il ginocchio che inizia a gonfiarsi.

Alessio guarda la TV dal divano. Il volume è troppo alto, è fastidioso per tutti, anche per Alessio ma fa il suo lavoro. Il chiacchiericcio televisivo di une replica di TeleShow Napoli si sovrappone alla tosse asmatica che viene dall'altra stanza. È una brutta tosse, non una di quelle che preannunciano una scarica di catarro né la tosse secca e cavernosa del fumatore incallito. È una tosse famelica, di chi non riesce a pigliare fiato anche se vorrebbe. Ad Alessio non è chiaro tutto il meccanismo, un po' non l'ha capito e un po' non vuole saperlo. Il medico gli ha detto che suo padre è il fortunato vincitore di una terna di patologie più o meno innocue ma che combinate potrebbero far si che una sera si addormenti e, semplicemente, smetta di respirare. “e poi?” hanno chiesto loro. “poi sperate che abbia il sonno leggero” ha detto lui. Ora Alessio sta sul divano, sono le 3 di notte. Suo padre continua a ripetere che sta bene ma ogni colpo di tosse sembra che debbo portarsi fuori l'ultimo respiro. Alessio alza ancora il volume della TV. Se ne fotte che i vicini battono la scopa sul soffitto, se ne frega che da fastidio a tutto il palazzo. Lui sa solo che sente quella tosse, per quanto alto sia il volume, ma la sua paura peggiore è che la tosse smetta di colpo e che arrivi il silenzio.

Marta è dal lato sbagliato dei cinquanta, ha seppellito troppa gente che, di regola, dovrebbe essere ancora lì. È andata male, anzi malissimo, ma non può assolutamente permettersi una debolezza. La battaglia campale che il cancro porta avanti contro la sua famiglia la vede ora in prima linea. Sono rimasti in pochi e lei ha deciso che non può cadere, che questa storia deve finire qui e ora. C'è troppo da fare per badare alla sofferenza, alla malattia, alle chemio e a quell'altra cosa. Ha altro da fare. È un istinto vecchio, radicato in ogni cellula del suo corpo molto prima delle cellule tumorali, molto prima di ogni altra cosa. Ora , come la regina degli scacchi dopo che il re è stato mangiato si aggira per la scacchiera con l'aria di chi è tutt'altro che sconfitto. Medicine? ok. Analisi? Perfetto. Marta ha deciso di negare alla malattia il diritto di infasidirla. Ha spogliato il nemico del suo alone di sofferenza. Comunque vada ha vinto lei.

Buon Cazzo di Natale.

PS: i fatti sono veri i nomi sono cambiati 

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