ovvero il triangolo delle bermuda.
Prologo
negli ultimi anni il concetto di notte
bianca è stato più volte tentato a Napoli. I primi tentativi sono
stati, ad essere generosi, incasinati. Chiedete a Marika cosa si
prova a rimanere bloccati sotto la metropolitana di Piazza Dante
perchè sopra c'è una ressa tale che non si riesce ad uscire.
Quest'anno il piano è diverso: invece
di rendere tutta la città area pedonale piena di cose divertenti da
fare si è deciso per il solo Vomero (quello che in teoria è un
quartiere bene dello shopping). Il piano prevedeva una serie di
eventi e “scuse per far casino” limitate in un triangolo di circa
3 km di lato di area pedonale tra piazza Medaglie d'oro, piazza
Quattro Giornate e Castel Sant Elmo. La percezione della cosa tra
commercianti e cittadini è stata freddina (almeno nei giorni
precedenti alla manifestazione).
L'idea era quella di presentare un
resoconto con foto annesse come i dossier di guerra ma niente
macchina fotografica quindi arrangiatevi con le descrizioni.
Ore 20:30 partenza
dal parco ci avviamo in un gruppo di
una decina di persone. Siamo abbastanza vicini al triangolo della
fiesta e ci avviamo con la metropolitana verso Medaglie d'Oro
convinti che sia l'accesso più semplice. Nel treno c'è una folla
importante, per lo più ragazzetti, vecchi ragazzine. È il caos. Ma
tutto fila liscio. Dopo un paio di fermate siamo giù e vaghiamo per
la piazza per riunirci col resto del gruppo. Il piano è semplice:
mangiare e poi vedere che c'è da fare. Tutto sta nell'allontanarsi
dal palco pieno di musica etnico-dance che occupa la strada.
Gustomania
Un salto indietro. Sono quasi due mesi
che Luca e Gianluca hanno aperto la loro tavola calda in una via
laterale di via Luca Giordano. Quando entriamo nella traversa è un
piccolo mondo a sé: musica da discoteca rimbomba tra i palazzi
mentre una folla oceanica si accalca a centro strada. Ci vuole un
po' per ricostruire la situazione.
In fondo alla strada le ragazze di un
negozio di scarpe si sono attrezzate al meglio: due grosse casse un
lettore mp3 e abiti succinti con cui ballano per attirare clienti. Un
po' più su Speedy Pita è preso d'assalto. Quel posto ha una storia
tutta sua: è famoso per essere uno dei pitari più buoni del Vomero
e, soprattutto, per la quantità e la percentuale di unto per cm
cubico delle sue pietanze. Il nome però è una bieca ironia: in
giornate normali il tempo di attesa per una pita va dai trenta ai
quarantacinque minuti. La folla oceanica a centro strada è la fila
per ordinare o per mangiare dentro Speedy Pita. Quando noi arriviamo
la fila si è allargata al punto che a decine hanno notato Gustomania
(il negozio di Luca) poco più giù e lo hanno preso d'assalto. Luca
è nel pallone. Passare da una decina di clienti per sera ad una
torma infinita di gente è un trauma. Ordiniamo i nostri panini e
aspettiamo mentre altri si devono unire alla banda. Ad un certo punto
della serata Luca esce dal negozio esaurito “mi devo fumare una
sigaretta! Sto impazzendo.” quando vede che la marea di gente
cresce nuovamente si allontana in un delirio tutto suo. Solo l'arrivo
di Gianluca (che fino a quel momento era impegnato in un matrimonio)
risolleva il morale.
Ci mettiamo un ora a mangiare, intanto
Luca ha perso il conto delle birre che abbiamo preso con l'antico
metodo del “pagherò” e i cuochi dentro urlano che sono finiti i
panini e mo si passa alle piadine.
Salvate il soldato Nikitas
Nik e Scanna sono a via Aniello
Falcone. Lontano fuori dal triangolo. Siamo rimasti che loro
mangiavano a casa e poi ci saremmo acchiappati. Verso le 23 ci
sentiamo telefonicamente. La linea è disturbata, c'è casino, è
tutto confuso.
“we! Addò stai?”
“stiamo salendo verso San Martino
(castel Sant Elmo) siamo all'altezza di via Kerbaker”
“noi stiamo sotto da Luca tra un po'
ci muoviamo anche noi”
rumori di sottofondo, un ambulanza,
gente che urla come se fosse passato il papa.
“non so se ci trovi ancora. Qui è
l'inferno!”
“che?”
“stanno venendo tut-fzzzt-ti qui!
Fzzzt non -bzzz-si cammina.”
“vabbè vediamo di acch..”
“non puoi capire c'è -tu tu tu-”
in teoria non dovrei stupirmi Nik non è
un amante delle folle ma il caos che si sentiva e che dipingeva mi
fanno preoccupare della bontà del piano.
Piazza Bernini
è una piccola tappa. Dobbiamo
incontrarci con degli amici di Lisa. Nel viaggio ci separiamo da
alcuni dei nostri che decidono di salire verso Vanvitelli, nel cuore
del casino. “wabbò ci riacchiappiamo poi” ma ci stiamo rendendo
conto che stiamo ignorando la realtà dei fatti.
La piazza dove arriviamo è una ressa:
un palchetto butta musica da discoteca con vaghi intenti etnici e
qualche reminiscenza di anni ottanta. Una folla di ragazzini e
tamarri si dimenano a centro piazza sui bordi l'umanità si divide in
chi cerca qualcuno e in chi sta aspettando. L'incontro con gli amici
di Lisa dura poco poi decidiamo di seguire il piano e spostarci verso
San Martino.
L'idea che ha avuto tutta Napoli
il belvedere di San Martino e lo
spiazzo difronte castel Sant Elmo sono tradizionalmente luoghi cool
del Vomero. In serate normali la gente va a festeggiarci i
compleanni, a farsi le canne, a prendersi l'aperitivo o anche solo a
parcheggiarsi lì e guardare quelli che giocano a pallone usando il
portone della chiesa come porta. È un luogo di ritrovo naturale,
forse proprio per la sua natura di vicolo cieco. L'interà città si
sta lentamente muovendo verso piazza Vanvitelli e da lì poi verso il
castello. Quando noi arriviamo alla piazza la situazione è
abbastanza chiara: due fiumi di gente compatti come file alle poste
intasano la strada per San Martino: chi va e chi ritorna. La piazza è
confortevole ed abbastanza spaziosa da ospitare i transfughi. A noi
fanno male le gambe, ci sediamo nella piazza mentre le chiacchiere
prendono il sopravvento sul piano. Non siamo gli unici è quasi l'una
e in molti stanno facendo bivacco o si stanno dirigendo verso le
discoteche all'aperto.
Razionamento
ci riusciamo a incontrare con Nik, che
nel frattempo si è perso Scanna chi sa dove, ma il problema
principale è la sete. Vista la sfiducia dei commercianti per
l'evento (oppure un affluenza enorme) non si trova una bottiglietta
d'acqua o una Peroni da nessuna parte. Le bibite sopravvissute
sembrano essere tutte Sprite, Esta Tea, e Red Bull. Il cibo è un
altro miraggio. La gravità della situazione si palesa quando anche
gli ambulanti abbandonano il campo col carretto vuoto si quelli che
vogliono 4 euro per una bottiglietta d'acqua).
Ritirata
Alcuni giri di telefonate ci informano
che la ressa a San Martino continua. Memori di precedenti esperienze
di altre notti bianche decidiamo di desistere. I piedi gonfi come
pagnotte e le cosce doloranti contribuiscono alla decisione. Sono le
2 e mezza. Ci avviamo verso casa facendo tapa da Gustomania per
recuperare un Luca incapace di intendere e volere. La marcia a piedi
verso casa prende una ventina di minuti.
Letto
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