lunedì 1 ottobre 2012

Notte bianca al Vomero


ovvero il triangolo delle bermuda.

Prologo

negli ultimi anni il concetto di notte bianca è stato più volte tentato a Napoli. I primi tentativi sono stati, ad essere generosi, incasinati. Chiedete a Marika cosa si prova a rimanere bloccati sotto la metropolitana di Piazza Dante perchè sopra c'è una ressa tale che non si riesce ad uscire.

Quest'anno il piano è diverso: invece di rendere tutta la città area pedonale piena di cose divertenti da fare si è deciso per il solo Vomero (quello che in teoria è un quartiere bene dello shopping). Il piano prevedeva una serie di eventi e “scuse per far casino” limitate in un triangolo di circa 3 km di lato di area pedonale tra piazza Medaglie d'oro, piazza Quattro Giornate e Castel Sant Elmo. La percezione della cosa tra commercianti e cittadini è stata freddina (almeno nei giorni precedenti alla manifestazione).



L'idea era quella di presentare un resoconto con foto annesse come i dossier di guerra ma niente macchina fotografica quindi arrangiatevi con le descrizioni.



Ore 20:30 partenza

dal parco ci avviamo in un gruppo di una decina di persone. Siamo abbastanza vicini al triangolo della fiesta e ci avviamo con la metropolitana verso Medaglie d'Oro convinti che sia l'accesso più semplice. Nel treno c'è una folla importante, per lo più ragazzetti, vecchi ragazzine. È il caos. Ma tutto fila liscio. Dopo un paio di fermate siamo giù e vaghiamo per la piazza per riunirci col resto del gruppo. Il piano è semplice: mangiare e poi vedere che c'è da fare. Tutto sta nell'allontanarsi dal palco pieno di musica etnico-dance che occupa la strada.



Gustomania

Un salto indietro. Sono quasi due mesi che Luca e Gianluca hanno aperto la loro tavola calda in una via laterale di via Luca Giordano. Quando entriamo nella traversa è un piccolo mondo a sé: musica da discoteca rimbomba tra i palazzi mentre una folla oceanica si accalca a centro strada. Ci vuole un po' per ricostruire la situazione.

In fondo alla strada le ragazze di un negozio di scarpe si sono attrezzate al meglio: due grosse casse un lettore mp3 e abiti succinti con cui ballano per attirare clienti. Un po' più su Speedy Pita è preso d'assalto. Quel posto ha una storia tutta sua: è famoso per essere uno dei pitari più buoni del Vomero e, soprattutto, per la quantità e la percentuale di unto per cm cubico delle sue pietanze. Il nome però è una bieca ironia: in giornate normali il tempo di attesa per una pita va dai trenta ai quarantacinque minuti. La folla oceanica a centro strada è la fila per ordinare o per mangiare dentro Speedy Pita. Quando noi arriviamo la fila si è allargata al punto che a decine hanno notato Gustomania (il negozio di Luca) poco più giù e lo hanno preso d'assalto. Luca è nel pallone. Passare da una decina di clienti per sera ad una torma infinita di gente è un trauma. Ordiniamo i nostri panini e aspettiamo mentre altri si devono unire alla banda. Ad un certo punto della serata Luca esce dal negozio esaurito “mi devo fumare una sigaretta! Sto impazzendo.” quando vede che la marea di gente cresce nuovamente si allontana in un delirio tutto suo. Solo l'arrivo di Gianluca (che fino a quel momento era impegnato in un matrimonio) risolleva il morale.

Ci mettiamo un ora a mangiare, intanto Luca ha perso il conto delle birre che abbiamo preso con l'antico metodo del “pagherò” e i cuochi dentro urlano che sono finiti i panini e mo si passa alle piadine.



Salvate il soldato Nikitas

Nik e Scanna sono a via Aniello Falcone. Lontano fuori dal triangolo. Siamo rimasti che loro mangiavano a casa e poi ci saremmo acchiappati. Verso le 23 ci sentiamo telefonicamente. La linea è disturbata, c'è casino, è tutto confuso.

“we! Addò stai?”
“stiamo salendo verso San Martino (castel Sant Elmo) siamo all'altezza di via Kerbaker”
“noi stiamo sotto da Luca tra un po' ci muoviamo anche noi”
rumori di sottofondo, un ambulanza, gente che urla come se fosse passato il papa.
“non so se ci trovi ancora. Qui è l'inferno!”
“che?”
“stanno venendo tut-fzzzt-ti qui! Fzzzt non -bzzz-si cammina.”
“vabbè vediamo di acch..”
“non puoi capire c'è -tu tu tu-”
in teoria non dovrei stupirmi Nik non è un amante delle folle ma il caos che si sentiva e che dipingeva mi fanno preoccupare della bontà del piano.



Piazza Bernini

è una piccola tappa. Dobbiamo incontrarci con degli amici di Lisa. Nel viaggio ci separiamo da alcuni dei nostri che decidono di salire verso Vanvitelli, nel cuore del casino. “wabbò ci riacchiappiamo poi” ma ci stiamo rendendo conto che stiamo ignorando la realtà dei fatti.

La piazza dove arriviamo è una ressa: un palchetto butta musica da discoteca con vaghi intenti etnici e qualche reminiscenza di anni ottanta. Una folla di ragazzini e tamarri si dimenano a centro piazza sui bordi l'umanità si divide in chi cerca qualcuno e in chi sta aspettando. L'incontro con gli amici di Lisa dura poco poi decidiamo di seguire il piano e spostarci verso San Martino.



L'idea che ha avuto tutta Napoli

il belvedere di San Martino e lo spiazzo difronte castel Sant Elmo sono tradizionalmente luoghi cool del Vomero. In serate normali la gente va a festeggiarci i compleanni, a farsi le canne, a prendersi l'aperitivo o anche solo a parcheggiarsi lì e guardare quelli che giocano a pallone usando il portone della chiesa come porta. È un luogo di ritrovo naturale, forse proprio per la sua natura di vicolo cieco. L'interà città si sta lentamente muovendo verso piazza Vanvitelli e da lì poi verso il castello. Quando noi arriviamo alla piazza la situazione è abbastanza chiara: due fiumi di gente compatti come file alle poste intasano la strada per San Martino: chi va e chi ritorna. La piazza è confortevole ed abbastanza spaziosa da ospitare i transfughi. A noi fanno male le gambe, ci sediamo nella piazza mentre le chiacchiere prendono il sopravvento sul piano. Non siamo gli unici è quasi l'una e in molti stanno facendo bivacco o si stanno dirigendo verso le discoteche all'aperto.



Razionamento

ci riusciamo a incontrare con Nik, che nel frattempo si è perso Scanna chi sa dove, ma il problema principale è la sete. Vista la sfiducia dei commercianti per l'evento (oppure un affluenza enorme) non si trova una bottiglietta d'acqua o una Peroni da nessuna parte. Le bibite sopravvissute sembrano essere tutte Sprite, Esta Tea, e Red Bull. Il cibo è un altro miraggio. La gravità della situazione si palesa quando anche gli ambulanti abbandonano il campo col carretto vuoto si quelli che vogliono 4 euro per una bottiglietta d'acqua).



Ritirata

Alcuni giri di telefonate ci informano che la ressa a San Martino continua. Memori di precedenti esperienze di altre notti bianche decidiamo di desistere. I piedi gonfi come pagnotte e le cosce doloranti contribuiscono alla decisione. Sono le 2 e mezza. Ci avviamo verso casa facendo tapa da Gustomania per recuperare un Luca incapace di intendere e volere. La marcia a piedi verso casa prende una ventina di minuti.

Letto


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