A voler semplificare la stanza era
buia e puzzolente ma soprattutto chiusa, sbarrata. Ma ad essere più
precisi la situazione era molto diversa. La stanza non era buia, la
luce cercava faticosamente di farsi strada dalle piccole lampadine ma
il sovraffollamento di questo piccolo bunker spoglio non dava modo ai
fotoni di percorrere poco più di qualche centimetro prima di
incontrare un ostacolo. Il sovraffollamento era anche la principale
causa della puzza. La stanza era affollata, da parecchio, uomini e
donne stava chiusi lì da più tempo di quanto fosse lecito e nessuna
delle continue ispezioni avevano individuato servizi igienici né
tanto meno un deodorante per ambienti.
Anche se a chiunque sarebbe sembrata un
informazione importante nessuno degli occupanti si era mai
preoccupato di scoprire quanto grande fosse la stanza. Le menti più
intraprendenti stavano ancora tentando di contare gli occupanti della
stanza. Per quanto contassero bene non si ritrovavano mai con la
stessa cifra quasi che, a dispetto della porta sbarrata, la gente
entrasse e uscisse in continuazione.
Anche se molti si dedicavano a futili
ricerche od esercizi mentali la mente di tutti era concentrata sulla
grossa porta borchiata, irrimediabilmente chiusa, che dava
sull'esterno. Tutti avevano concluso che desse sull'esterno in base
ai suoi attutiti che venivano dall'altra parte. Avevano smesso di
gridare aiuto da parecchio visto che nessuno sembrava interessarsi a
loro.
Era frustrante stare lì, o meglio era
atroce, la porta non aveva serrature o cardini o qualsivoglia
meccanismo che suggerisse un apertura. Ma era l'unica cosa da cui
venivano suoni e segni di un mondo esterno. A volte erano parole,
altre volte era musica o poesie. Non tutti badavano ai suoni esterni
alcuni erano troppo occupai a farsi sentire, altri a piangere o
inveire contro il loro carceriere.
Non sembrava che avessero bisogno di
cibo. Erano più preoccupati di uscire e, per qualche motivo, nella
stanza c'era sempre qualcosa da mangiare: alle volte miseri toast o
topi morti, altre invece interi panini.
Durante quella che, per convenzione,
era stata battezzata come la notte alcuni potevano giurare di aver
visto qualcuno: un ombra, una sagoma ammantata con un grosso attrezzo
simile ad un bastone da accalappiacani. Era silenzioso e quasi
invisibile. Si aggirava nella stanza buia senza mai toccare i corpi
addormentati. Come un anziana che si aggira per il mercato in cerca
di offerte. Chi lo vedeva non osava attirare la sua attenzione
preferendo la prigionia a qualunque sorte toccasse a chi finiva nel
cappio del Cercatore.
Ogni tanto portava via qualcuno. Il
mattino dopo qualcuno non c'era ma la porta era sempre lì. Chiusa.
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