martedì 14 agosto 2012

Idee

A voler semplificare la stanza era buia e puzzolente ma soprattutto chiusa, sbarrata. Ma ad essere più precisi la situazione era molto diversa. La stanza non era buia, la luce cercava faticosamente di farsi strada dalle piccole lampadine ma il sovraffollamento di questo piccolo bunker spoglio non dava modo ai fotoni di percorrere poco più di qualche centimetro prima di incontrare un ostacolo. Il sovraffollamento era anche la principale causa della puzza. La stanza era affollata, da parecchio, uomini e donne stava chiusi lì da più tempo di quanto fosse lecito e nessuna delle continue ispezioni avevano individuato servizi igienici né tanto meno un deodorante per ambienti.

Anche se a chiunque sarebbe sembrata un informazione importante nessuno degli occupanti si era mai preoccupato di scoprire quanto grande fosse la stanza. Le menti più intraprendenti stavano ancora tentando di contare gli occupanti della stanza. Per quanto contassero bene non si ritrovavano mai con la stessa cifra quasi che, a dispetto della porta sbarrata, la gente entrasse e uscisse in continuazione.

Anche se molti si dedicavano a futili ricerche od esercizi mentali la mente di tutti era concentrata sulla grossa porta borchiata, irrimediabilmente chiusa, che dava sull'esterno. Tutti avevano concluso che desse sull'esterno in base ai suoi attutiti che venivano dall'altra parte. Avevano smesso di gridare aiuto da parecchio visto che nessuno sembrava interessarsi a loro.

Era frustrante stare lì, o meglio era atroce, la porta non aveva serrature o cardini o qualsivoglia meccanismo che suggerisse un apertura. Ma era l'unica cosa da cui venivano suoni e segni di un mondo esterno. A volte erano parole, altre volte era musica o poesie. Non tutti badavano ai suoni esterni alcuni erano troppo occupai a farsi sentire, altri a piangere o inveire contro il loro carceriere.

Non sembrava che avessero bisogno di cibo. Erano più preoccupati di uscire e, per qualche motivo, nella stanza c'era sempre qualcosa da mangiare: alle volte miseri toast o topi morti, altre invece interi panini.

Durante quella che, per convenzione, era stata battezzata come la notte alcuni potevano giurare di aver visto qualcuno: un ombra, una sagoma ammantata con un grosso attrezzo simile ad un bastone da accalappiacani. Era silenzioso e quasi invisibile. Si aggirava nella stanza buia senza mai toccare i corpi addormentati. Come un anziana che si aggira per il mercato in cerca di offerte. Chi lo vedeva non osava attirare la sua attenzione preferendo la prigionia a qualunque sorte toccasse a chi finiva nel cappio del Cercatore.

Ogni tanto portava via qualcuno. Il mattino dopo qualcuno non c'era ma la porta era sempre lì. Chiusa.

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