venerdì 31 agosto 2012

Davvero x davvero (seconda stagione)

anche se ho perso interesse per il fumetto della Barbato che volevo scimmiottare in origine (dall'ultima cosa che ricordo sembrava quasi che stessa cambiando la protagonista). le "avventure" dell'appartamento più folle del mondo riprendono dopo un lungo break estivo.


come succede spesso nella vita quando uno si inizia ad abituare ad una cosa la situazione cambia. Era un mese che vivevo felicemente nella solitudine mentre una ad una le altre persone della casa partivano o scomparivano (per la cronaca non ho dimenticato Giuseppe, prima o poi le sue imprese continueranno) ora Agosto ha le ore contate e la casa riprende a riempirsi. Nuove facce nuove persone e una sacco di nomi da ricordare.



Come ogni telefilm che si rispetti con l'inizio della nuova stagione il cast viene rinnovato e la trama evolve. Ma andiamo con ordine. Per chi si fosse perso le anticipazioni sulle più importanti riviste del settore la trama della seconda stagione ruoterà interamente intorno a due punti cardine: riuscirà Stefano a trovare un lavoro che gli permetta di sopravvivere e pagare il fitto? E poi riuscirà il nostro eroe ad azzeccare almeno una scopa nel lavoro che si è scelto e che tanto millanta ma che a conti fatti è ancora a zero? La risposta è: “vallo a sapè”.



Dopo una lunga serie di provini e una serie di ributtanti personaggi il nuovo cast è per ora composto da: Me medesimo in carne ossa e barba, le due della doppia di cui non ricordo il nome anche se stanno in casa da sei mesi (ma una credo si chiami Raffaella) e (rullo di tamburi) Daniela, una napoletana che il Padrone ha presentato come “donna con le palle”.



Non vi so dire ancora nulla se non la prima impressione: sembra una di quelle persone espansive e gioviali finchè non le rompi il cazzo, stando a quello che ha detto il Padrone è stata tra i primi inquilini nell'appartamento, quando erano tutti ragazzi. Per il resto non so nulla visto che scrivo queste righe mentre lei sta posando le valige in camera. Grossa sfiga vuole che abbia scelto proprio la stanza con accesso al balcone (si quella vuota da meni che era diventata il mio salotto privato) per cui ora sono tornato a vedere il mondo esterno dalla mia triste finestra. E non voglio manco sapere da dove stenderò i panni ora.



La giornata di oggi è stata impreziosita anche dalla presenza di due svedesi (lui e lei) venuti a vedere una stanza. Sono arrivati prima del Padrone e mi sono ritrovato ad essere io quello che doveva interagire con loro. I due nordici, forti della loro convinzione, mi parlavano in lingua oscura (inglese) fissandomi poi come se volessero una risposta. Io, appurata l'inutilità di parlare molto lentamente in italiano , ho usato la mia versione dell'inglese. Forse sono stato ampiamente sfottuto ma il vantaggio di non capire nulla è che non capisci manco le offese.

Una volta giunto il Padrone i due hanno avanzato strane pretese: “quanto viene fittare tutta la casa?” oppure “per il contratto come facciamo?”. Al sentire tali abiette parole il Padrone è giustamente inorridito e dopo una lungo contrattazione i due sono andati via mogi e tristi.



Nel frattempo gli altri personaggi della saga (quelli in esterna tipo i fumettari) stanno cercando case in altri posti per avvicinarsi a Roma. Anche loro hanno trovato una scusa per venire a perdere tempo nella capitale e così fittano stanze (dio solo sa dove). Adesso stacco tutto e vado a rivoltare casa in cerca di un paio d'euro per le sigarette (ho fatto solenne giuramento di cambiare la 50 euro il più tardi possibile).

Già ieri il tabaccaio mi ha deriso. “hai rotto il salvadanaio?”

non è poi così lontano dalla verità.

mercoledì 29 agosto 2012

Fumetti a caso: Transmetropolitan

di
Warren Ellis e Darick Robertson
prezzo: 13 euro a volume




è difficile parlare di questo fumetto. Il modo migliore è partire dal suo quando: anni 90, circa 15 anni fa. A leggerlo si vede e si sente ma se non fosse per lo stile di disegno e i modi potrebbe essere stato scritto ieri per la prima volta. Stiamo parlando di roba fantascientifica, roba cyberpunk, roba assurda e per molti versi completamente priva di freni come se Warren Ellis già sapesse delle denunce.



La trama, o meglio lo sfondo, è la seguente: Spider Jerusalem, dopo cinque anni di isolamento ritorna in città per riprendere a scrivere. Questo è quanto, è il resto che è folle. Tanto per fare alcuni esempi: Spider non è solo il “migliore sulla piazza” è anche uno spostato rompicoglioni fissato con il la Verità fine a se stessa. Un po' giornalista, un po' predicatore tv, un po' folle e molto tossicodipendente. Dice sempre le cose come stanno, tanto che il suo ultimo libro sulla politica cittadina lo ha costretto a cinque anni di isolamento per sfuggire a rappresaglie armate. Sua moglie si è fatta ibernare con la specifica richiesta di essere scongelata quando Spider sarà morto. Insomma un bel tipo.



Dall'altro lato una città folle. Dove la genetica si usa al pari della rosticceria, le droghe chimiche sono caramelle, la tecnologia la fa da padrona e la gente è continuamente bombardata di informazioni al punto da non capire (o non fregarsene) più niente, l'omicidio è all'ordine del giorno, la mafia è una multinazionale come tante, le minacce di morte si attuano tramite petizioni on line e nulla è troppo immorale per non essere fatto. Eppure anche in questo fosco quadro i disegni non trasmettono la cupezza che ci si aspetterebbe. La cosa che traspare in ogni pagina è la follia il caos di una città che ha dentro TUTTE le culture e che le ignora tutte.



Anche le storie riflettono l'ambientazione: sono confuse, bombardano di continuo il lettore di informazioni senza dargli il tempo di rimanere indignato o schifato. In ogni episodio Ellis ci mostra un pezzo di questo mondo folle per scimmiottare la nostra società e la nostra cultura. Come la città anche le storie non sembrano avere limiti morali o di buon gusto: stranezze sessuali, trame contorte ma comprensibili, razzismo, religione. Ce né per tutti e su tutto la voce di Spider che illustra il suo mondo, e di riflesso il nostro con la sua Verità.



Tanto per fare qualche esempio:

-jerusalem e la sua assistente, un ex spogliarellista con il pallino del giornalismo, vanno alla “Convention annuale delle religioni” una fiera dove ogni religione (dagli adoratori di Elvis fino ai cannibali, passando per gli “ortocattolici del quarto avvento”) presentano i loro culti ai nuovi fedeli.

-una donna del ventesimo secolo si è fatta ibernare e si ritrova nel folle futuro totalmente disinteressato a lei. Finisce per fare la barbona anche se ha vissuto dal vivo tutti i momenti salienti del ventesimo secolo. (per me la più bella fin ora)

-un comunità di adoratori degli alieni che si fa modificare il DNA per essere più simili egli ET si dichiara indipendente dalla città. Spider avrà un punto di vista privilegiato nella repressione del movimento.



E via così



Questo fumetto è una piccola gemma. Sia per tematiche che per sviluppo ed è un bene che abbaino deciso di ristamparlo (anche se i volumetti sono un po' cari). Secondo me è da avere.

lunedì 27 agosto 2012

Va a dire agli spartani viandante...


… che qui, secondo le leggi di Sparta, noi disegnamo.



Sono passati secoli da quando tante cose si sono mosse. Cose nate a fine del corso con un sacco di entusiasmo e convinzione. Ora alla fine dei conti, con tre giorni dalla scadenza ultima e senza appello mi voglio permettere di gioire perchè le cose stanno andando a posto. O quasi.



Facciamo un balzo indietro. È metà luglio (o forse gli inizi non ricordo) per puro caso tra tutta la fuffa di facebook salta fuori il bando per un concorso di fumettisti: le regole sono semplici, un tema quattro pagine e una storia da fare in tutto e per tutto. Insomma presentare quattro pagine finite e pronte e se poi dice bene vedersele pubblicate e pagate. Non c'è limite al numero di storie che si possono mandare. Vincono comunque le prime 10. e se vincono, vengono pure pagate.



Entusiasmo gioia e tripudio. Adesso glielo faccio vedere io a tutti quanti e tante altre parole poco umili sono uscite dalla mia bocca. Il piano originale prevedeva di presentare una decina di storie ma l'assenza di disegnatori mi ha fatto scendere ad un più rispettabile numero di tre. Consolazione però che tutti e tre siano belle bestie (non te la prendere Valentina).



Il piano però non prevedeva alcune cose: non teneva conto che di mezzo c'era Agosto con tutta la sua apatia, non considerava la fatica che ste storielle mi hanno fatto fare per uscire fuori e soprattutto non tenevano conto di quello che sarebbe successo.



Ora che ci siamo quasi posso confessarlo senza che nessuno si offenda. Dal momento in cui le sceneggiature sono passate nelle mani dei disegnatori ho bestemmiato come un arabo che si da una martellata su un pollice nel giorno di digiuno mentre i cristiani lì vicino cucinano la lasagna. Quando non mi davano loro notizie pensavo che mi avessero appeso per altre cose più interessanti, quando mi contattavano per chiedermi cose diventavano assillanti e solo io, Giorgio e Dio sappiamo quanto la dannata vignetta degli aerei ci ha fatto impazzire, così come Alessandro e la testa di tavola 4. sono situazioni criptiche ai più ma che ora che la prima mail è partita e la seconda si prepara al lancio si possono dire come i retroscena di un film particolarmente incasinato. Per tutta l'ultima settimana ho temuto che non ce la facessimo, che Agosto ci avrebbe sconfitto. Lui o il lettering (a proposito grazie Francesca che lo hai fatto e Emanuele che ci hai provato con sprezzo del pericolo). I miei amici mi sono testimoni. Fino alla fine ho temuto il peggio ma per ora siamo a due su tre e la terza si merita una menzione speciale:



“è stata la più entusiasta, solo perchè io e Valerio siamo dei cazzoni non ha potuto fare i layout in mia presenza nel bar della sapienza (ci teneva così da capire bene come doveva fare). Poi è andata in vacanza come tutta la gente normale (tranne me e altri giovani eroi) fa di solito. Infine, dopo un sms in cui specificava che tutto andava bene, viene rapita dagli alieni e sparisce per poi svegliarsi in una landa desolata dove internet prende solo quando le stelle si allineano e il grande Chtulu sogna pecore elettriche (questa è una citazione dotta). Poi una telefonata, a sette giorni dalla consegna: “sono viva sono in buona salute e se mi spieghi un fatto mo disegno pure”. Le spiego il fatto, lei capisce. Il giorno dopo ha fatto gli schizzi e, per portarsi avanti col lavoro, le matite di due tavole. Anche se ci fosse qualcosa da cambiare non ho il cuore di chiederle di rifare una vignetta o due. Ma non c'è quasi nulla da cambiare. Il giorno dopo mi manda le matite di tutte e quattro le tavole (dio solo sa come abbia fatto). Ieri: “sono tornata a Roma però ho la febbre e altri casini cmq mo vedo di mandarti le prima due inchiostrate”.



Mi sento una merda e rispondo: “riposati se stai male lascia perdere. Se non ci riusciamo in tempo fa niente faremo altro per altre cose”

e lei: “ma no figurati, mi bevo una cosa, mi stendo un attimo e finisco” mi viene in mente questo.

Ora mancano due giorni alla “consegna” Alessandro ha finito e secondo me a Carnevale l'ha imitato benissimo. Poi vedere la sua storia finita mi ha insegnato tante cose che non sapevo su come dovrei sceneggiare davvero bene.



Giorgio, che pure si è fatto un mazzo così, deve solo fare il lettering (che grazie a Dio sa fare da solo). Anche qui ho imparato una o due cose utili. La sua è la storia che rischia di essere più confusa e forse anche fuori tema ma secondo me è in tema e se la giuria capisce è ottima e i suoi disegni calzano a pennello.



Valentina per quel che ne so potrebbe essere morta con la matita in mano e un piglio determinato sul volto. Ma ho fiducia. E se anche non riuscisse a finire solo per la buona volontà che ci ha messo (se mantiene sto ritmo sono 4 tavole in 4 giorni, e parliamo di belle tavole con bei disegni e un tocco personale e tutto il resto). Credo che sia cresciuta a Tana delle Tigri per poi trasferirsi a Sparta in tempo per arruolarsi. E pensare che a vederla tutta sorridente uno non ci crederebbe mai.



Giovani se qualcuno si offeso non fatelo. Si ride e si scherza ma siete stati preziosi e tutti e tre avete fatto un ottimo lavoro. E ricordate:



domenica 26 agosto 2012

Curva C (trasferta): Palermo - Napoli 0-3


è ricominciato il campionato e mi sembrava una bella cosa rispolverare la rubrica in cui fingo di capirne qualcosa di pallone. Purtroppo visto che mi trovo in trasferta a Roma stavolta dovremo fare a meno dei soliti opinionisti. Sto scrivendo questo nell'intervallo e ci tengo a condividere anche la situazione in cui mi trovo: sul balcone di casa col portatile la partita in streaming in arabo e radio marte che esce dal cellulare per la telecronaca, una pizza e una Peroni grande e vai con Dio.



Veniamo subito alle cose importati. Come quasi tutti i commentatori da bar dopo questa campagna acquisti abbastanza dubbiosa e la partenza sia di Lavezzi (una tragedia) e di gargano (cosa che dispiace assai) io ero preoccupato assai. Se poi ci mettiamo anche l'assenza di Pandev e Zuniga dopo il furto della Supercoppa ero onestamente spaventato da quello che avrei potuto vedere. Se il presidente ci fa la grazie e compra un esterno sinistro vero e ci salva da Dossena il mondo potrebbe essere più bello.



Ad occhio inesperto come il mio ho notato che in questa partita (e stando a quel poco che ho visto delle amichevoli) pare che l'assenza di Lavezzi invece di essere un danno è diventato vantaggio. Dopo la celebre tattica dell'anno scorso: “dalla al Pocho e vediamo che si inventa” che ci ha fatto soffrire fin troppo di disorganizzazione apre che adesso la partenza del Pocho ci abbia costretto a organizzarsi. E cazzo se ci siamo organizzati!



In questo primo tempo Inler è stato fanatastico e grintoso insieme a quel tizio biondo di cui non ricordo il nome. Insigne per ora conferma quello fatto e detto in serie B: soi sa muovere sa che deve fare e lo fa dannatamente bene. Aspettiamo giusto che migliori l'intesa con Cavani e questo ragazzo farà i “fossi per terra”.



Mi sto ancora domandando come ha fatto Cavani a prendere quella traversa ma credo che anche lui se lo sta domandando. Per questo primo tempo abbiamo dominato (tranne una papera in difesa a cui siamo tristemente abituati). Come al solito si corre ci si agita ci si vana di Insigne ci si vanta di Cavani e poi alla fine quello che mette sempre il timbro è Hamsik, che non lo vedi tutta la partita e poi...bell' e buon'...pow. Goal e tutti negli spogliatoi.



Secondo tempo. Scritto in diretta a tipo telecronaca.



Si inizia bene con Bertoli che prova a vincere l'oro nei tuffi in area nostra. Poi è assedio nostro, Insigne non si tiene un po' di paura perchè Miccoli è forte e la nostra difesa è confusa. Insigne ha problemi alla coscia destra la cosa più divertente sono le facce che fa, sostituito con Dzemaili che pure ci piace ed è tamarro. Ammonito Aronica per un tocco di mano completamente inutile, ma se non l'avesse fatto non era Aronica. Continua il campionato di tuffi in area del Napoli. Miccoli in mezzo a 4 dei nostri tira a porta centrale e amen (meno male). Il Napoli fa controllo dle risultato... ho paura. Qualcuno spari a Miccoli, o se tutto manca ad Aronica. Vargas lasci il suo banchetto dei panini e entra al posto di Inler. Lancio in avani Maggio stoppa di petto controlla spara un siluro sul secondo palo goal e tutti contenti. Hamsik vuole fare Maradona e manca il terzo goal con Dzemail l' da solo affianco. Vargas si conferma un paninaro, inizio a credere che ci sia stato uno scambio all'aereoporto. Appena finito di scrivere questa frase Vargas fa un cross sulla testa di Cavani e facciamo il terzo. Tutti a casa!



Considerazioni finali: ci è piaciuto parecchio anche se lo streaming andava a scatti e la telecronaca era in anticipo di un minuto buono. Una bella partita e se giocavamo al 100% sarebbe stato un risultato ancora più schiacciante. Si fugano i dubbi. Ora si deve riuscire a mantenere la costanza, altro grosso problema dell'anno scorso e cerchiamo di vincere qualcosa quest'anno.



Ps: una considerazione finale che non centra nulla col Napoli. Ma mo finchè Conte è squalifica come indennizzo la Juventus deve avere dei favori arbitrali? No perchè se si è deciso che la Juve deve avere un indennizzo per la condanna lo dicessero che così non ci si affatica a giocare le partite contro di loro.

Cose che è bene imparare


gli ultimi giorni di Agosto mi hanno portato a riflettere sulle mie mancanze ed incapacità. Non è una di quelle cose emo-piagnone in cui dico “sono troppo scarso, non ce la farò mai.” qui si parla di una presa di coscienza sul fatto che ignori dei passaggi fondamentali di quello che dovrebbe essere il Lavoro Serio. Per non parlare di alcune inettitudini sociali che, anche se ora fanno simpatia, potrebbero diventare dei grossi problemi in un futuro prossimo. Per cui ecco uno scheletro del nuovo “programma di miglioramento del sè” che mi accingo ad intraprendere o ad ignorare dopo qualche giorno come i fioretti di Pasqua:



-Smettere di sogghignare quando si parla di fumetti, soprattutto di cose che vorrei scrivere, se anche adesso può essere interpretato come segno di entusiasmo non credo che sia una cosa sempre apprezzata.



-Eliminare dal mio vocabolario serio tutte quelle espressioni oscure e gergali che mi porto dietro da casa mia cose come “questo personaggio tiene la cazzimma. Vedi di renderlo nel disegno”.



-Capire e magari imparare anche ad usare Photoshop che al momento è entrato di prepotenza nella lista dei miei arcinemici subito dopo l'Inglese.



-A costo di avere un tizio con i baffoni alla Pulp Fiction e completo nero che mi punta la pistola alla testa devo rileggere e ricontrollare VERAMENTE il materiale perchè finchè si tratta d Lorenzo o del gruppo dell'autoproduzione si può ancora passare ma la “vongole” stanno bene solo se si tratta di cibo.



-In qualche modo imparare a disegnare. Non al livello di un vero disegnatore perchè non è nei miei geni (Nikitas dice che cerco di uccidere il foglio). Ma almeno quel tanto che basta da poter fare degli schizzi e magari in un futuro remoto in cui avrò dei soldi investire per migliorare e capirci di più.



-E' indispensabile capire come funzionano le varie regole del diritto d'autore (il rovescio è quando l'autore beve troppo) e approfondire un minimo tutte le regole in modo da non farmi fregare come l'ultimo dei fessi. Questo non impedirà che mi freghino in futuro ma almeno dovranno sforzarsi un po'.



-Capire per bene chi sono e cosa vogliono le varie case editrici dove potrei mandare la roba. Tutte compresa quella che stampa il “giornale comunista” del collettivo universitario alla Federico II. Così evitiamo di proporre progetti insensati a gente a cui non interessa (tipo vampiri assassini mangiatori di neonati alla disney.



-come cucinare qualcosa di un pelo più complesso di una fetta di carne e della pasta su cui butti un sugo pronto di dubbia qualità



-capire un sacco di altri fatti tra cui: come si scrivono cose per la Tv, dove ho messo la pennetta USB con il backup di tutto il materiale, quanto può vivere un uomo adulto e in buona salute con un solo pasto al giorno nei giorni dispari (è per fare economia), come vedere le partite del napoli in una città che si divide tra invasati di due tifoserie, cosa sto sbagliando e cosa posso fare per farlo meglio.



E soprattutto: capire chi cazzo me l'ha fatto fare di lasciare la comoda sicurezza di un banco salumi per fare l'artistoide.


sabato 25 agosto 2012

Un MInuto per Camilla


prima che a qualcuno vengano dei dubbi non è morto nessuno. Manco la conosco una persona di nome Camilla. La storia che vi voglio raccontare è più nobile e purtroppo piena di sfighe.



Nel 2011 Aurora ed Alessandro avevano finalmente abbandonato il loro appartamento, definizione fin troppo generosa, a San Lorenzo e avevano trovato quella che speravano fossa La casa. Un piccolo appartamento con giardino dalle parti di Conca d'Oro (o almeno credo). Nel generale entusiasmo per un quartiere indubbiamente più tranquillo i nostri eroi si convincono dell'utilità di una bicicletta. Soprattutto Aurora, che come tutti i non romani crede erroneamente che la città sia pianeggiante e favorevole ai ciclisti.



Tutto ciò non è veramente importante. Ad Aurora piace l'idea di pedalare, andare a fare la spesa come da noi si usa solo in villeggiatura, e non disdegna anche le implicazioni ginniche della cosa. Alessandro, anche lui contagiato dall'entusiasmo, decide di optare per un acquisto intelligente da Decathlon.



Da anni Aurora ama dare nomi alle cose (non chiedetemi perchè) e come la mia auto, il suo mini cactus e la sua auto e svariati altri oggetti (tra cui sono sicuro un frigorifero) prima di lei anche quella bici bianca con delle finiture viola (credo) fu battezzata (vai a sapè perchè) “Camilla”.



Cause contingenti hanno fatto si che Camilla fosse usata poco e niente, se non in alcune escursioni preparatorie. Aurora è un universitaria e come tutti sanno gli universitari sono sempre sotto esame e se non lo sono stanno seguendo i corsi. E se anche questo non fosse il caso sono occupati a esaurirsi e domandarsi perchè non sono andati a raccogliere pomodori come tutti gli altri. Ma sto divagando.



Sfiga disse che a Ottobre arrivò l'alluvione a Roma, mostrando un grosso problema della nuova casa: si allagava. Ad ogni pioggia leggermente più forte il giardino e poi la casa si riempivano di 50 cm d'acqua. Da questo evento sono partite la maggior parte delle sfighe di Aurora e Alessandro dell'ultimo anno ma questa non è la loro storia. È la storia della povera Camilla che dopo la prima alluvione rimase abbandonata nel giardino di casa a subire le varie ondate di pioggia e fanghiglia insieme ad altri elettrodomestici più nobili.



Ma Camilla tenne duro e quando i suoi sfortunati proprietari si spostarono al Pigneto grazie a generosità inattese Camilla andò con loro e lì al Pigneto riprese nuova vita. Usata su e giù per ogni spostamento. Anche se su Camilla Aurora non riesce a stendere bene le gambe ad ogni pedalata non fa nulla viene usata spesso sia come antistress che come mezzo di locomozione. Facendo bella mostra di se agganciata con una “catena” da cinque euro all'inferriata della casa al piano terra.



Tutto andava bene. Poi una sera, dopo che ero rimasto a cena dai nostri eroi, visto che stavo a piedi come tutte le altre sere Aurora mi offre di prendere Camilla per tornare a casa per poi riportarla il giorno dopo. Casa mia è a dieci minuti di pedalata e non mi faccio ripetere la proposta. Torno a casa e attacco la nobile bici ad un paletto davanti al portone di casa.



La mattina dopo mi sveglio col pensiero: “vuoi vedere che se la sono fregata nella notte?”. Sono napoletano, sono paranoico su certe cose. Verso mezzogiorno mi trovo a scendere e controllo. Camilla, contro tutte le aspettative, è ancora lì. Anche tutti i pezzi mobili sono ancora lì. Mi tranquillizzo “questi non sono i Quartieri Spagnoli fesso” mi dico “siamo nella capitale, sulla Appia, siamo in una terra se non illuminata almeno non nera pece” torno a casa tranquillo e soddisfatto. Nel pomeriggio riporterò Camilla verso la legittima proprietaria.



Quando si fanno le sei e il caldo sembra leggerissimamente sciamare mi attrezzo e scendo, fischietterei se non lo sapessi fare, arrivo giù al palazzo dopo 7 piani di scale. Apro il portone e il palo del parcheggio per disabili dove ho legato la bici ha qualcosa che non va: manca una bici. All'inizio il cervello non collega. Sono un distratto con trent'anni di esperienza magari sto guardando un altro palo ma di solito un palo con e uno senza bici attaccata tende ad avere molte differenze.

La bestemmia è una brutta cosa ma è spesso liberatoria: la violenza dell'imprecazione viaggia nell'etere fino a far imbarazzare piccioni e altri volatili spingendoli ad allontanarsi (nel caso da là su decidessero di rispondere a tono).

Non mi resta che chiamare Aurora con il mio miglior tono da “è morto il gatto”. E poi guardare. Se ti becco dannato stronzo...



se avete una bici bianca tipo mountain bike di Decathlon con le rifiniture viola (o rosa) non vi fate vedere.



Ed ora un minuto di silenzio per una vittima innocente.

Addio Camilla ti abbiamo voluto bene.

venerdì 24 agosto 2012

il miracolo del Lettering


Una mattinata giù nel cesso.



Come anche i più importanti idioti dovrebbero sapere i fumetti hanno una particolare caratteristica: essi sono composti da immagini e parole. Ora molti (me compreso fino a poco tempo fa) pensano che le parole e le immagini si fondano tramite il miracolo dell'osmosi artistica. Ovvero le parole sono così innamorate della storia che si tuffano dentro le vignette fino ad arrivare ad opera completa.



Ancora oggi, forse complici le scuole di fumetto, i videogiochi e l'imperante immoralità, molti disegnatori sono ancora convinti della validità dell'Osmosi Artistica. Sarà che quando i disegnatori vengono addestrati con fruste e ferri roventi gli viene promesso che quando lavoreranno degli specializzati sacerdoti, chiamati “Letteristi”si occuperanno del miracolo.



Sfortunatamente i Letteristi sono creature mitologiche che appaiono solo in presenza di denaro o di potenze del fumetto che al momento però non ci degnano di uno sguardo. Almeno finchè non riusciremo a farci notare.



È così che quando si è arrivati al fatidico momento di unire i disegni e le parole ci si è trovati abbastanza spaesati. Resterete sorpresi a vedere la grafia di gente che realizza a mano libera quelli che per noi privi di arte sono capolavori. Evidentemente nel loro patto per ottenere il dono del disegno hanno dovuto sacrificare qualcosa.



E così, privo di ogni tipo di addestramento, mi sono dovuto cimentare nell'antica arte del Lettering armato di photoshop, un tutorial preso da youtube e tanta pazienza. Che si è esaurita fin troppo in fretta.



Anche facendo finta che io non sia un cialtrone le possibilità di riuscita sono prossime allo zero. Il tutorial su internet oltre che essere nella Lingua Oscura (l'inglese) dopo due ore è solo riuscito a convincermi che al mio photoshop manchi qualche funzione. Se poi vogliamo fare i pignoli è più “user friendly” un reattore nucleare che sto programma. Riesco a immaginarmi la conversazione tra gli sviluppatori:



“ehi e se mettessimo una marea di icone dal nome vago? Così prima di trovare la gomma l'utente li deve provare tutti”

“wa amico! Geniale!” fa un altro “io stavo pensando a mettere delle opzioni che una volta selezionate non funzionano senza dare poi spiegazioni”

“sentite qua che questa è fantastica” fa un altro “avete presente tutti quei semplici menù per deficienti che c'erano su paint? Quelli che ti permettevano di prendere un opzione e decidere tu come mettere i bordi, di che colore e tutto il resto?” dice eccitato.

“Si?” fanno dubbiosi gli altri due.

“Se li unifichiamo tutti in un mega bottone unico che se non fai la clikkata segreta non apre alcune opzioni?” gli altri due lo fissano ammutoliti per tanta genialità. L'altro approfitta per rincarare la dose: “e mi raccomando: non voglia mai dio che il cursore del testo si piazzi dove l'utente ha cliccato!”

“GIA'MMAI! Fanno in coro gli altri due con la foga di giovani balilla.

“e poi facciamo in modo che ogni opzione rimanga attiva anche dopo anni che hai chiuso il programma.” dice il genio determinato.

“e a che scopo?” chiedono all'unisono i due.

“così” spiega il genio mentre le ombre si addensano su di lui “quando il povero utente inizierà a premere opzioni a caso per capire come funziona il programma si ritroverà condannato da una serie di opzioni che ha aperto senza però avere riscontri visibili.”

“questo già lo fa la versione vecchia però” protestano i due

“si ma così anche se chiude e riapre tutto 3 volte bestemmiando in turco-aramaico le opzioni resteranno sempre lì invece di tornare ai parametri standard.”

“ooohhhh” gli altri lo guardano ammirati. Un coro si leva dai programmatori semplici:

“SANTO SUBITO! SANTO SUBITO!



Pregate per me.

giovedì 23 agosto 2012

"vi farò cacciatori di vongole"


Mea Culpa, mea culpa, mia grandissima colpa... mmm mm mmm mmm mmm … mea colpa ...mmm...amen!

Le preghiere, come gli inni nazionali, non si stampano bene nel cervello. Da secoli un basso mormorio a tono supplisce all'assenza delle esatte parole. È il pensiero che conta.



Quando qualcuno ti fa una critica in generale ci sono due opzioni: se si tratta di un amico di solito si annuisce e si finge interesse ma, per quanto la critica sia valida, una parte del cervello trova una giustificazione di qualche tipo per continuare a fare come sempre.

Mi rendo conto che non è una bella cosa. Ma è la verità.

L'altra possibilità è che l'appunto te lo faccia uno sconosciuto (una sconosciuta per la verità). C'è da dire che ha tutto un altro effetto.

Anche se prima di lei lo stesso appunto me lo hanno fatto Patrizia, Aurora, Nikitas, Lorenzo e Chiara. Quando una sconosciuta mi ha fatto notare in un messaggio privato una dura verità cosmica riassumibile più o meno così: “uno scrittore (peggio ancora se aspirante tale) che scrive certe vongole ortografiche e le lascia arrivare fino all'occhio del lettore non è che ispira tutta sta voglia di essere letto”.



Ora potrei elencare una lunga lista di scuse. Prima tra tutte il fatto che non mi rileggo MAI un post perchè sono pigro. In più anche quando correggo per bene il mio cervello sembra perdere attenzione. Credo perchè si annoia a rileggere quello che ha appena scritto. Diciamocelo seriamente sono sopravvissuti dei refusi agghiaccianti in file che ho mandato, per “un occhiata” a Gente del Settore (cose orrende tipo “situazzione” e “tuttto”. Roba riletta tre volte e giuro che lo so quante Z ci vogliono in “situazione” e soprattutto che non esistono parole con 3 T in italiano. Detto questo confesso anche che alcune regole grammaticali me le scordo proprio: un con l'apostrofo davanti ai femminili che iniziano per vocale. Troppi anni di chat secondo me.



Ora che ho elencato un po' delle scuse che avevo appena detto che non avrei elencato mi impegno in una promessa. Cercherò di evitare che queste vongole continuino a sopravvivere. Un po' per rispetto di chi viene a perdere il tempo qui sopra, e un altro po' perchè non sai mai chi potrebbe capitare a leggere un post. I sei gradi di separazione sono infidi.



Ovviamente potrei mettermi a ricorreggere i post vecchi, potrei farlo. Veramente. Ma abbiamo già parlato della pigrizia no? Diciamo che la promessa non è retroattiva ma potrei mettermici (un giorno...forse...magari).



Ps: sai che risate se proprio in questo post c'è una vongola

mercoledì 22 agosto 2012

Perchè è giusto odiare gli elfi

hanno le orecchie a punta, sono presenza costanti in libri e film fantasy come per certi versi è giusto che sia. Se anche in una storia non ci sono potete stare sicuri che ci verrà spiegato per filo e per segno il perchè della loro assenza. Sempre uguali a se stessi, dal “Signore degli Anelli” in poi. E personalmente:hanno rotto le palle.

Ho letto abbastanza libri fantasy da sentirmi in grado di parlare con cognizione di causa. Mi prendo la libertà di generalizzare ma credo che, a parte un paio di mirabili eccezioni, la solfa sia sempre la stessa. Per quanto mi riguarda l'unico elfo buono è quello morto (basti pensare che nella mai personale ambientazione di d&d esistono dei campi di concentramento per elfi. Ma questa è un altra storia).

Ma andiamo ad esaminare nel dettaglio queste ributtanti creature: sono immortali o nel migliore dei casi vivono per migliaia di anni senza invecchiare. Sono infinitamente belli, affascinati e sensuali anche se le loro fattezze longilinee e allungate danno ai membri maschili della razza un aspetto effeminato. Tanto meglio, così ci sono più elfe libere. In fondo ci sono sempre mezzelfi da tutte le parti.
Oltre questo ci sono le loro qualità: sono geni della magia che ne sanno sempre una più di tutti gli altri. Abili con la spada, geni dell'arco non stiamo manco a parlare di quanto so bravi con la musica e la poesia e via via discorrendo.

Ogni maledetto libro arriva ad un punto in cui “l'eroe che deve salvare il mondo” va dagli elfi per fargli presente che: A)l'Oscuro Signore Del Male sta per conquistare il mondo (in cui gli elfi vivono appartati in qualche foresta) B)le truppe delle altre razze sono allo stremo e a momenti saranno spazzate via e dopo di loro toccherà anche agli elfi C) magari è il caso di uscire dalla dannata foresta in cui si sono rintanati dall'inizio della storia per far vedere quanto sono forti.

Ogni volta il capo o la capessa degli elfi risponde in modo sprezzante con le seguenti argomentazioni: A) il problema è vostro e anche se l'Oscuro Signore Del Male riuscisse nel suo intento con gli elfi farebbe una fine orribile B) è normale che le altre razze si facciano sconfiggere perchè non hanno nulla a che spartire con la potenza degli elfi C) il problema non ci riguarda visto e considerato che noi stiamo nella nostra foresta inespugnabile e siamo i più forti.

Solitamente la faccenda si risolve con l'eroe che se ne va con qualche ninnolo elfico in tasca e tanti buoni consigli e un problema enorme da risolvere. La storia continua per la sua strada con uccisioni terribili battaglie e estremi sacrifici. Poi, di solito nel momento disperato, arrivano gli elfi (che probabilmente non si erano mossi prima perchè dovevano mettersi lo smalto) e sbaragliano i nemici. L'eroe uccide il cattivo (con l'aiuto del ninnolo elfico) e tutti vissero felici e contenti.

Se poi si vuol fare i pignoli solitamente la sottotrama amorosa si sviluppa su un'eterea elfa dalla bellezza disarmante che ne sa sempre più di tutti. La struggente storia d'amore si concentrerà sul fatto che lei è immortale e l'eroe no e il fatto che lui non si sente all'altezza di lei e che tutti gli altri elfi lo considerano feccia indegna di un maiale. Ecc ecc.

Insomma il motivo per cui un elfo merita solo odio è semplice e riassumibile in poche parole: loro sono perfetti, non muoiono, sono sempre bellissimi, abilissimi. Qualsiasi cosa un umano possa fare loro la sanno fare meglio e se gli umani fanno qualcosa che gli elfi non hanno fatto prima (come grandi imperi e conquiste) è perchè, in fondo, è un idea stupida.

Bisogna odiarli per lo stesso motivo per cui abbiamo odiato quei saputelli primi della classe che tutti ci siamo trovati a scuola. Quelli che dicono “ah, bravo...bel lavoro...ma io lo avrei saputo far meglio e in meno tempo.

Partecipa anche tu alla campagna: BASTA ELFI.

Ps: libro consigliato “streghe di una notte di mezza estate” di Terry Pratchett. È un piccolo capolavoro

Una storia che non so se raccontare

Partiamo dall'inizio, il che è sempre una bella cosa, è da un po' che sto preparando una serie di fumetti che nessun editore vorrà pubblicare e nessuno vorrà leggere. La creazione di queste cose segue un preciso procedimento quasi standardizzato.


1 pensieri a caso che per pura fortuna o con un po' d'aiuto si assemblano in un'idea che la parte razionale riconosce come valida e meritevole di approfondimento
2 l'idea viene passata al setaccio per un paio di giorni. Lasciata a lievitare mentre la sua naturale gravità attira il resto di pensieri vaganti cercando di incastrali come un bimbo con le costruzioni. In questa fase alcuni pezzi vengono inseriti, altri vengono eliminati dal progetto originale.
3 passata questa fase preliminare si prende in mano il vecchio quaderno logoro e si buttano giù i primi appunti. In genere si tratta di frasi insensate che dovrebbero riassumere il tutto in poche righe. Frasi del tipo: “un gruppo di cavalieri cerca il santo graal e scopre che è un bignè” o “...e se Topolino fosse un pazzo maniaco?” oppure ancora “Giulio Cesare in realtà non è mai esistito era un personaggio inventato interpretato di volta in volta da vari senatori”
4 una volta fissata sul quaderno arriva il momento di prendere in mano i libri e incominciare a fare il punto. I libri sono fondamentalmente due: “il Viaggio dell'eroe” e “scrivere una grande sceneggiatura”. La loro principale utilità è quella di fare ordine nella massa di idee confuse dando una sequenzialità ai vari avvenimenti e aiutano anche a non perdere coerenza nella storia. Oltre ai due libri standard poi possono intervenire altre cose per approfondire l'argomento (se devi scrivere di navi da guerra della seconda guerra mondiale è il caso di non fare figuracce e sapere di che stai parlando).
5 finalmente ci si siede al pc pieni di buone speranze e si cerca prendere un capo del filo e di svilupparlo fino all'altro. Si parte da quello che è l'inizio più ovvio e si cerca di svilupparlo verso la fine naturale. Procedo per scene: paragrafetti di 3-4 righe che riassumono al minimo gli eventi e la loro successione.
6 in teoria ora che si ha la storia pronta dal punto A al punto B si modifica la sequenza magari mettendo prima cose che vengono dopo e ingarbugliando il tutto con flashback e cambi di scena.
7 si passa poi a sviluppare le varie scene, magari a modificarne altre, eliminarne altre ancora e aggiungere cose completamente nuove. A questo punto può succedere di tutto: sceneggiare direttamente pagina per pagina, allargare sempre di più i riassunti delle scene e concentrarsi sulla stesura del soggetto generale (che comunque tocca farlo) e via così.

Al momento con una delle storie che mi piacciono di più sono fermo al punto 5. nei riassuntini alcuni degli snodi narrativi sono ancora ingarbugliati e in poche parole non escono le idee. La storia sta deragliando e quindi STOP.

Piano B: un racconto per ogni scena che considero utile alla storia, ogni racconto di una pagina. Scritto e sviluppato come meglio mi va per cercare di tirar fuori le idee e completare il filo della storia. Per la versione a soggetto ci sarà tempo.

Ed ora che sono state fatte le dovute premesse il dilemma: i racconti si prestano perfettamente a questo blog. Il problema è che mi sentirei incredibilmente stupido se la pubblicassi a puntae sul blog per poi vedermela fregata.

Insomma non so. Mi piacerebbe condividerla ma poi chi lo sa.

vedremo

martedì 21 agosto 2012

Similitudini a caso

Il cervello va a scatti. Non gli scatti potenti ed energici di un corridore dei cento metri ma gli scatti dei filmati su youtube che fanno fatica a caricarsi. Il flusso di pensieri si interrompe come i film in streaming che si trovano adesso che Megavideo ha chiuso. In teoria non servirebbe nemmeno un flusso di pensieri, stai cercando di prendere sonno non di trovare la cura per una delle terribili malattie del millennio (tipo la filosofia per capirci).

Il cervello è però una macchina strana: ha le sue pretese. È molto simile ai vecchi termosifoni del liceo: spenti fino a gennaio inoltrato e poi accesi fino agli inizi di maggio. A prescindere dalla temperatura. Così è il cervello: lo spremi lo agiti e lo sbatti per una giornata intera nel tentativo di tirarne fuori qualcosa, anche solo il PIN del bancomat basterebbe, ma niente. Poi, all'improvviso, è notte.

Sei steso in un lago di sudore, il ventilatore ticchetta ad ogni oscillazione inceppandosi ogni tanto con un suono simile ad una motosega col singhiozzo. Non ci sono zanzare, o forse sei troppo sudato per sentirle così come sei troppo stanco per badare ai rumori della strada fuori dalla finestra spalancata. È estate tutti vanno in vacanza anche il vento si è spostato altrove in cerca di emisferi più interessanti e culture straniere, quelle culture in cui un “Aoh!” è solo un verso neanderthaliano e non un intero vocabolario di messaggi che muta al mutare del roco tono di voce.

Le particelle d'aria sono sospese nel nulla, immobili, indifferenti. Operai iscritti ad una FIOM subatomica. Da loro dipende tutto: respirazione, refrigerio, atmosfera, inquinamento e chi più ne ha più ne metta. Ma a loro non spetta niente. Straordinari, tredicesima, ferie sono sogni lontani per loro. Quando il creatore ha organizzato il cosmo non ha previsto nessun tipo regolamentazione per l'aria, molti lavorano in nero, molti altri sono ad un passo dalla pensione, se solo gli fosse concesso di andarci. Poi ci si meraviglia che l'ossigeno prende fuoco. La prende anche troppo bene l'aria, fa protesta non violenta: ferma immobile sospesa.

La casa è costruita con materiali all'avanguardia rispetto a quelli usati per una capanna di fango africana. I geni dell'edilizia hanno frequentato lunghi quinquenni di università per sapere ogni segreto della progettazione e dell'arredamento per poi fare a modo loro. Ma ci sono arti che non si possono imparare, segreti si tramandano di generazione in generazione tra architetti ed ingegneri. Segreti importati come ad esempio: come costruire una casa con tutte le stanze perennemente esposte al sole. Oppure: come miscelare i materiali per ottenere muri in grado di tenere dentro il caldo d'estate e farlo uscire d'inverno.

Tanti segreti sono stati tramandati e tu adesso stai steso lì tra le lenzuola umidicce come la Florida a lamentarti del calore. Sei un ingrato! Ecco cosa sei. Non trovi la posizione, il materasso antiortopedico si modella cercando di mantenere la scomodità uniforme in tutto il corpo a dispetto della posizione.

Sei stanco, stanco morto. Ti ripeti che sei talmente stanco che tra poco precipiterai in quel coma onirico tanto agognato dagli studenti di tutto il mondo nelle ore di latino e greco. Ma il cervello va per la sua strada, un anziano contromano in autostrada: fermamente convinto che il mondo sia impazzito. Tutte le richieste inascoltate della giornata vengono evase ora. La somiglianza con un ufficio comunale non ti sfugge: ore di attesa inconcludente per poi vederti sbrigato in un istante all'arrivo del capufficio.

Tagli, ci vogliono i tagli al personale anche lì. Una lobotomia frontale. E poi, forse, potrai finalmente dormire. E se non dormi non ci saranno problemi ugualmente: non sarai più in grado di accorgertene.

domenica 19 agosto 2012

la fine di una (non)vacanza


Essere disoccupato è bello solo il giorno dopo il licenziamento, quando ti godi il relax che ti è mancato per quasi un mese. Poi subentrano altre problematiche: non hai soldi, quelli che dovresti avere non sono arrivati e quindi si riassume tutto con: “ok hai un sacco di tempo libero ma nemmeno un euro per impegnarlo”.

La soluzione al dilemma è stata semplice: torna a casa, perchè a casa non si pagano i pasti, perchè a casa ci sono gli amici. Le ferrovie dello stato per un qualche motivo mi odiano: 5 ore da Orvieto a Roma ed altre 2 fino a Napoli.

A Napoli tutto fila liscio. Vedo gli amici, i parenti e tutti gli altri in rapida successione. E tutti, nella stessa rapida successione, si congedano e salutano mentre si apprestano ad andare in vacanza da qualche altra parte proprio in questa settimana.

Ferragosto, i soldi non sono ancora arrivati, resisto con la venti euro che mi separa dal baratro. La sera sono ricordi confusi: casa di un amico, in terrazzo che non ricordavo di fosse. Troppi alcolici e troppo poco cibo. Nuovi fertilizzanti bio per i vasi del palazzo. Poi un ritorno a casa.

Mi manca il mio ventilatore. Qui massimo alle 9 il caldo si fa troppo insopportabile per restare a dormire. E la notte è l'unico momento in cui è possibile vivere senza sciogliere.

Ogni pomeriggio monto in macchina e vado verso la posta centrale. Ogni pomeriggio il sole batte sul bancomat rendendo tasti e schermo incandescenti. Inserisco il Banco Posta e poi chiedo il saldo pregando che abbiano caricato i soldi. Tutto è vuoto. Qualche decina di metri più in là c'è una libreria, di quelle illuminate che i lasciano leggere dentro senza dirti nulla. Sono tre giorni che leggo indisturbato un libro che non posso permettermi.

Sono quasi dieci giorni che non scrivo nulla. Niente nada zero. Sarà il caldo ma il succo della storia è lo sconforto. Agosto è un nulla temporale che ti mette in una condizione non molto diversa dalle anime del purgatorio. Nulla, niente, in attesa.

E pensare che fino all'anno scorso dicevo ad Aurora che era esagerata a lamentarsi che non andava in vacanza. il problema vero è che senza una vacanza non c'è nemmeno la fine della vacanza. e se la vacanza non finisce come fai a sapere quando è il momento di rimettersi all'opera?

martedì 14 agosto 2012

Idee

A voler semplificare la stanza era buia e puzzolente ma soprattutto chiusa, sbarrata. Ma ad essere più precisi la situazione era molto diversa. La stanza non era buia, la luce cercava faticosamente di farsi strada dalle piccole lampadine ma il sovraffollamento di questo piccolo bunker spoglio non dava modo ai fotoni di percorrere poco più di qualche centimetro prima di incontrare un ostacolo. Il sovraffollamento era anche la principale causa della puzza. La stanza era affollata, da parecchio, uomini e donne stava chiusi lì da più tempo di quanto fosse lecito e nessuna delle continue ispezioni avevano individuato servizi igienici né tanto meno un deodorante per ambienti.

Anche se a chiunque sarebbe sembrata un informazione importante nessuno degli occupanti si era mai preoccupato di scoprire quanto grande fosse la stanza. Le menti più intraprendenti stavano ancora tentando di contare gli occupanti della stanza. Per quanto contassero bene non si ritrovavano mai con la stessa cifra quasi che, a dispetto della porta sbarrata, la gente entrasse e uscisse in continuazione.

Anche se molti si dedicavano a futili ricerche od esercizi mentali la mente di tutti era concentrata sulla grossa porta borchiata, irrimediabilmente chiusa, che dava sull'esterno. Tutti avevano concluso che desse sull'esterno in base ai suoi attutiti che venivano dall'altra parte. Avevano smesso di gridare aiuto da parecchio visto che nessuno sembrava interessarsi a loro.

Era frustrante stare lì, o meglio era atroce, la porta non aveva serrature o cardini o qualsivoglia meccanismo che suggerisse un apertura. Ma era l'unica cosa da cui venivano suoni e segni di un mondo esterno. A volte erano parole, altre volte era musica o poesie. Non tutti badavano ai suoni esterni alcuni erano troppo occupai a farsi sentire, altri a piangere o inveire contro il loro carceriere.

Non sembrava che avessero bisogno di cibo. Erano più preoccupati di uscire e, per qualche motivo, nella stanza c'era sempre qualcosa da mangiare: alle volte miseri toast o topi morti, altre invece interi panini.

Durante quella che, per convenzione, era stata battezzata come la notte alcuni potevano giurare di aver visto qualcuno: un ombra, una sagoma ammantata con un grosso attrezzo simile ad un bastone da accalappiacani. Era silenzioso e quasi invisibile. Si aggirava nella stanza buia senza mai toccare i corpi addormentati. Come un anziana che si aggira per il mercato in cerca di offerte. Chi lo vedeva non osava attirare la sua attenzione preferendo la prigionia a qualunque sorte toccasse a chi finiva nel cappio del Cercatore.

Ogni tanto portava via qualcuno. Il mattino dopo qualcuno non c'era ma la porta era sempre lì. Chiusa.

martedì 7 agosto 2012

O' pobbem è di chi o' ten



sono disoccupato, è agosto, a Roma (e credo da molte altre parti) fa un caldo imbarazzante eccessivo come quei rutti possenti che si fanno in birreria a quattordici anni dopo la seconda Peroni.

è un caldo che trascende le normali regole fisiche. Crea sudore e stress in parti uguali e uccide ogni iniziativa che ti porti a più di un metro dal ventilatore.

Per cui ho deciso di seguire il vecchio adagio (che in realtà è stato coniato da un mio contemporaneo) e catafottermene di tutto approfittando dell'ingenua ospitalità di gente troppo socevole per fiutare il pericolo.



mi ha invitato lui, quindi la coscienza è a posto. in teoria dovremmo fare cose importanti e creative ma al momento il tutto non è in cima alla mia lista priorità. O meglio ci sarebbe pure se non facesse così caldo.


ora mentre sudo solo perchè sto muovendo le mani sulla tastiera le mie priorità sono:
-il lago
-un posto fresco
-il castello
-la vineria

tutto il resto può anche fottersi e aspettare il mio ritorno. Saranno due o tre giorni al massimo col vantaggio che non esiste connessione internet decente e anche il telefonino piglia male per cui vi suggerisco un semplice approccio a qualunque faccenda che riguardi me personalmente:


SONO MORTO

resusciterò tra qualche giorno se proprio non potete vivere senza contattarmi sono sicuro che a quelli che considero importanti abbia lasciato il numero del cellulare e possono provare a sfidare il crudele dio Vodaphone il Senzacampo per cercare di contattarmi.


per tutti gli altri a poi.


vorrei dirvi che quando sarò a mollo nell'acqua gelida del lago con la faccia e la panza che spuntano come piccole isole dal pelo dell'acqua penserò a voi qui a sudare o (peggio) a lavorare per la gloria dell Azienda.

ma in realtà non penserò a nulla. Ho così bisogno di non pensare a niente.



ps: la traduzione dal napoletano del titolo è "il problema è di chi lo tiene". L'implicito sottotesto è: "se il problema è tuo perchè me lo devo caricare io e privarti da una cosa così rara come un'esclusiva proprietà privata in questo mondo precario fatto di mutui e pagamenti?"

I vantaggi della disoccupazione

Com'era prevedibile i miei sospetti si sono rivelati fondati: alla fine sono stato appeso dal lavoro e di nuovo a spasso per le infuocate strade romane. A giudicare come mi giravano le scatole domenica sera dopo aver avuto la notizia (in modi tutt'altro che corretti secondo me) sono rimasto abbastanza sorpreso dallo stato mentale con cui invece mi sono ritrovato in questi giorni.

Evidentemente non credevo abbastanza nell'azienda oppure il fatto di non aspirare alla “carriera” mi hanno fregato. Può anche essere che non andassi effettivamente bene per il lavoro. Dopotutto io ho risposto ad un colloquio per banconista non uno per banconista-scaffalista-un-po'-anche-magazziniere-e-dio-solo-sa-che-altro e in fondo in fondo essere un rincoglionito di buona volontà non è sempre una qualità apprezzata. Anche se più di una voce sostiene che si trattava di una sostituziuone mascherata da mese di prova in realtà mi interessa poco, l0unica cosa che mi interessa è che mi accreditino i soldi.

Per il resto è da ieri che c'è una carica strana per i 40° all'ombra che incombono sulla capitale. Ieri l'ho praticamente passato tutto a scrivere: riordinare i file mezzi fatti e completare le cose, sceneggiare una serie di storielle buttate su un quaderno e via discorrendo. Insomma sto riprendendo in mano la situazione del vero ed unico Lavoro Serio. Si esatto quello che non da soldi e che per ora sembre essere nel grande limbo del “quante cose hai in ballo ma nessuna si muove” che però resta la cosa che voglio fare davvero.

Onestamente mi avrebbe fatto molto più male un secco rifiuto per un qualcosa del lavoro serio che questo licenziamento. So che può sembrare un atteggiamento da volpe e uva (non ci arrivo ma tanto non mi piaceva) è proprio che non me ne fregava nulla. Ovvio se continuava tutti molto felici ma già il semplice fatto di svegliarsi e non avere l'ansia di dover andare a farsi urlare in testa da una pazza per 4-5 ore è un ottima cosa.

E poi, è stato meglio così. Meglio salvarsi prima di diventare uno che ci crede, uno che lavora per l'azienda, che ha gli occhi ciechi davanti alla stronzaggine dei superiori perchè “il capo ha sempre ragione”, diventare uno di quelli che porta spia per far vedere che tu sei uno che ci tiene e via discorrendo.

L'anima è una cosa preziosa, non si vende per 750 euro al mese in un lavoro che manco ti piace.

domenica 5 agosto 2012

Tremendi Sospetti

oggi scade il mio contratto col lavoro scemo. Premettendo che non lo so manco io cosa sperare se nel rinnovo o nell'appesa. Il rinnovo continua a fornirmi un gettito di denaro degno insieme a un grosso carico di stress e frustrazione. Ad avere a che fare con certi dementi ti passa la voglia. Ma servono i soldi. L'appesa, dal canto suo, farebbe molto bene ai miei nervi e comunque mi lascerebbe con 600-700 euro con cui sopravvivere in attesa di trovare altro.



Ma analizziamo i fatti e gli indizzi:



-dopo una prima settimana in cui la capessa mi urlava in testa e mi seguiva come un ombra è da un po' che il mio unico incarico è “dare una mano ai colleghi” o altre cose che centrano poco col lavoro che hai accettato. Forse sarà paranoia mia ma sembra che ci sia un nuovo livello di fredda indifferenza



-è stato assunto un tizio nuovo che però non ho mai visto perchè i turni sono diversi. Anche qui le congetture si sprecano: può essere uno nuovo che già serviva oppure è il sostituto per qualcuno che deve togliersi dalle scatole.



-il contratto scade oggi in teoria qualcuno avrebbe dovuto chiamarmi dall'agenzia per dirmi di andare a firmare il contratto nuovo. Credo che le agenzie interinali facciano orari d'ufficio per cui se non li ho sentiti venerdì dubito di risentirli oggi. Altri colleghi, anche loro col contratto in scadenza, dicono che può essere che chiamino lunedì non è la prima volta che fanno casini coi contratti.



-di solito i turni della settimana nuova escono di venerdì al massimo di sabato per far sapere a tutti come ci si organizza per la settimana prossima. Stavolta anche se i turni sono stati fatti di venerdì è stato deciso che verranno resi pubblici solo oggi. Anche qui potrebbe essere solo paranoia am nulla mi toglie dalla testa il povero Amal che venne licenziato dal Conad senza che nessuno gli dicesse nulla per evitare che sapendo di doversene andare calasse il ritmo di lavoro.



-infine, quando venerdì ho informato la capessa dello scadere del contratto. Ora stiamo sempre parlando di una con forti disturbi dell'umore per di più in un giorno in cui le giravano già. La risposta è stata “dobbiamo aspettare notizie dall'agenzia” e poi si è tagliato corto andando via. Gli altri col contratto in scadenza sono stati avvisati prima che il contratto gli era stato rinnovato mo o io non ho colto il messaggio (visto che la capa pretende da noi anche una certa dose di telepatia) o fa sempre tutto parte del grande complotto per non farmi sapere che da domani sono a spasso.



In definitiva se ne sa di più su un lancio di una moneta. Io personalmente non mi riassumerei ed è forse il motivo che mi spinge a pensare al licenziamento. Alla fine tra qualche ora dovrei scoprirlo ed in entrambi i casi dovrei vivere tranquillo. Il problema della vita sono le incertezze, una volta capita la fine che ti spetta non c'è poi molto di cui preoccuparsi.



E poi se mi licenziano potrei avere una “licenza di offendere” che potrebbe rilevarsi divertente

venerdì 3 agosto 2012

Quale parte non hai capito?

 “scusa doni il sangue? è per i bambini del cardarelli”

la guardo: gambe lunghe e abbronzate avvolte in un pantaloncino la t-shirt dell'AVIS che non maschera il petto generoso, un sorriso smagliante. 'sti stronzi le sanno scegliere bene. Come fai a dire di no? È per i bambini. Saresti proprio un pezzo di merda. Che ti costa ti offrono anche la merendina dopo.

Ti guarda il suo sguardo significa più o meno “potrebbe essere la tua grande occasione” tu da single convinto e un po' fesso ci caschi. Ti accompagna al furgone come se fosse lei in persona a doverti tirare il sangue.



Ovviamente appena vachi la soglia lei sparisce e il mando è solo lettini, aghi e arcigni dottori che sogghignano all'ennesima vittima. Una rapida puntura, una decina di minuti, un succo di frutta e una merendina dopo sei fuori. Lei è ben lontana che fa lo stesso numero ad un altro ragazzo. Tu ora sei un duro vissuto che “ha capito come va il mondo” e ti allontani fiero di aver fatto il tuo dovere.



3-4 mesi dopo



nella posta è apparsa una lettera dell'AVIS mamma è nel panico come tutte le volte che un qualsiasi specialista da un voto alla tua salute. Non fai in tempo a toglierle la lettera di mano. Ha già aperto e guarda i valori. Tra poco si consulterà con la zia e dopo un oretta sentenzierà che devo andare IO dal medico, si quello a cui non frega nulla, a farmi dire quello che so già.



“guarda che non c'è bisogno di farmi un ora di fila per farmi dire che ho il colesterolo alto. Lo so già, sta scritto qui”

“ma tu sei dottore? Vai a vedere che ti dice che tieni da fare?”

“...” mi si bloccano in gola le parole poi riprendo “mangio un sacco di schifezze è normale”

“ma qua ci stanno 3 asterichi!”

non c'è difesa. Perderei più tempo a cercare di averla vinta.



Nello studio del dottore le cose sono rapide come la fila nel giorno del giudizio. Passa un oretta buona prima che l'esimio esperto mi riceva. Guarda i dati con occhio critico per un po' poi sentenzia: “hai il colesterolo alto, mangi troppi fritti”. Meno male che c'è gente che studia per dirti queste cose! Sto già per andarmene quando aggiunge: “però i valori sono molto alti. Consiglierei un ecografia”

una che? Che sto per diventare mamma pure io? Purtroppo però sono un tipo impressionabile e quando la gente col camice bianco si fa seria a me prende il panico di avere una di quelle malattie mortali e terribili che infestano le puntate dei telefilm dei medici. Ancora una volta provo a ribadire il mio punto: mangio un buon 40% di schifezze fritte è normale che abbia il colesterolo alto. Nessuno pare voglia sentirmi.



15-30 giorni, una ricetta e varie file dopo



Non ho ben chiaro come funziona la cosa so solo che il gel è freddo e appiccicoso e l'intera situazione è più che imbarazzante. Mia madre, che non ha voluto saperne di starsene a casa, ha osservato tutta la scena con l'aria di chi segue un intervento a cuore aperto su Gesù. Il medico posa l'aggeggio, si toglie i guanti e guarda di sfuggita lo schermo. Poi sentenzia: “beh se fossi in te mangerei meno schifezze, per il resto va tutto bene. Sono 120 euro.”



ecco ADESSO “mangio troppe schifezze” prima, gratis, quest'informazione non sarebbe mai passata.



Dannata AVIS

giovedì 2 agosto 2012

Rapporti umani


“non ti fidare di quello lì”

“quella è una zoccola che la da a tutti”

“quello/a parla alle spalle”

“è un leccaculo”

“stai attento che non ha voglia di fare nulla”



e via discorrendo. In qualunque luogo di lavoro o università o scuola o comitiva ci sarà sempre quello/a che vuole metterti in guarda dal male serpeggiante che affligge l'umanità. Generalemnete sono paladini della giustizia coinvolti in un eterna crociata contro l'implacabile ondata delle tenebre.



Lo fanno per te per il tuo bene. Tu puoi anche ignorarli ma poi quando succede in guaio non andargli a dire che non ti avevano avvisato. Loro sanno, sono pieni di cicatrici esteriori e interiori. Un tempo erano ingenui e spensierati come te, si fidavano della gente della loro donna e dei loro colleghi poi... no raccontarlo fa troppo male, ma dopo un po' racconteranno (senza troppe insistenze) il Torto, la perdita dell'innocenza.



Dopo il Torto hanno giurato: “mai più. Mai più su questa terra!” ed ora combattono la loro silenziosa guerra fatta di atti e non di parole. Agiscono nell'ombra cercando di dare l'esempio ma di avvisare i poveri sprovveduti per risparmiargli l'orrore che loro hanno subito.



È una vita grama di soddisfazioni la loro. Sono come quei pacifisti che protestavano conto il Vietnam, sono come i No-Global che dieci anni fa ci avvisavano che l'economia stava per impazzire. E proprio come loro nessuno li sta mai a sentire.



La gente è convinta che l'altra gente sia fondamentalmente buona. Che infondo infondo ci si vuole bene che non esiste il male fine a se stesso e anche quello fine a qualcos'altro non è poi troppo. Bubbole! Fesserie inculcate da anni di Tv e altre idiozie romantiche! La gente e cattiva! Le donne ( o gli uomini) sono stronzie e tutto il mondo è marcio come quel pomodoro che ho lasciato in frigo la settimana scorsa.



C'è una teoria sociologica di cui adesso mi sfugge il nome ma che io chiamo “teoria dello stronzo benigno”. In principio è: in ogni gruppo sociale deve esserci uno stronzo, la sua presenza non è dannosa per il resto del gruppo (sempre se si tratta di uno stronzo moderato) ma anzi rafforza i legami sociali tra gli altri membri del gruppo aumentando la produttività di tutti. Ben 'inteso lo “stronzo” non sa di essere tale, come i migliori cattivi lui è convinto di essere il buono, l'eroe. Quindi la teoria dello stronzo non crea nuovi posti di lavoro altamente qualificati è solo in concetto. Ma un concetto interessante. Pensate tutti i gruppi ne hanno almeno uno (tra gli statali la percentuale aumenta notevolmente ma credo sia dovuto a qualche corsia preferenziale in fase di assunzione).



Come riconoscerli? Facile, o almeno credo. Di solito è il primo che ti mette in guardia dagli stronzi

mercoledì 1 agosto 2012

sagome di cartone che prendono vita


Un esperimento. Ogni paragrafo è un personaggio ispirato o tratto da gente che ho visto in giro o al lavoro. Nessun nome o storie solo una persona che provo a tratteggiare il più possibile in un paragrafetto. Buona lettura







A vederlo da vicino fa paura. Non è alto o grosso. Ha un espressione gentile se non fosse che condivide i lineamenti di Leonida. Non è nemmeno la boccia pelata o la barba curata a fare paura né quegli occhi scuri e brillanti. Il sorriso fa paura, un bel sorriso, amichevole e gioviale che non si preoccupa di mettere in mostra i denti ingialliti dal fumo e spezzati da avventure vecchie e nuove. È un sorriso che per quanto gioviale suggerisce un importante messaggio cifrato. Quando vedi quel sorriso per la prima volta i tuoi geni ti fanno tornare alla mente i gorilla nella giungla: stanno tranquilli per i fatti loro ed è meglio che tu faccia lo stesso. Il suo sorriso comunica qualcosa di molto simile: non rompermi il cazzo e tutto andrà bene. Le mani grosse e bitorzolute, di quelle che hanno lavorato da sempre, completano il messaggio rendendo ancora più semplice la decisione.



Sorride sempre, qualche volta canta a squarciagola incurante delle note storpiate. È agile di mente e di mani sempre pronta a togliersi dalla traiettoria del prossimo guaio. Li riconosce, pare, per puro istinto. Se lei è sparita è facile che stia arrivando qualcosa. È intelligente come una donnola ma è tutta conoscenza autodidatta: quella che ti fa scoprire che il fuoco brucia perchè ci hai messo dentro la mano. Ha dei problemi con le parole difficili quelle che racchiudono concetti complessi e spesso metaforici. Non si fida delle metafore soprattutto perchè non ha ancora capito come si colgono. Ma crede di essere a buon punto: se si colgono o sono fiori o sono frutti. È semplice.



È sicuro di se. È sicuro di essere il migliore di non aver bisogno di nulla. In trent'anni di vita non si è mai chiesto un “come “ o un “perchè” e vive benissimo così. Tira diritto per la sua strada certo che ogni cosa sia esattamente quella che sembra o che lui crede che sia. Non ha bisogno di fare domande perchè in fondo ha già le risposte. L'unica volta che ha usato un punto interrogativo è stato nella frase “mi vuoi sposare?” ma anche lì si trattava di una semplice formalità. Qualcuno potrebbe pensare che sia un meccanismo protettivo, un modo per tenere lontane le cose brutte della vita, ma è un complicarsi la vita. Lui è felicissimo così. Non finge che vada tutto bene. Va tutto bene.



Tiene la testa bassa si aggira nel mondo con la perenne espressione della cerbiatta di fronte al tir. È un fascio di nervi. Capelli arruffati e privi di grazia, vestiti che le stanno addosso come starebbero su un attaccapanni. Non capisce o non vuol capire quello che le viene detto. Mai. Ogni frase, ogni parola è una velata minaccia. Un insulto ben mascherato. Ma lei lo sa, sa e un giorno riferirà tutto. Sta solo aspettando il momento buono. A casa la sera rimugina vendetta in poltrona, non accarezza il gatto perchè non saprebbe scegliere quale. Ma il concetto è lo stesso. Tutti le vedono fragile e terrorizzata ma, un giorno, gli pioverà addosso come un mare di merda. Un giorno.



“che vita del cazzo” è la prima cosa che pensa sempre ogni mattina da dieci dei suoi quarant'anni. Non è molto femminile come cosa ma non può proprio farne a meno mentre dall'altra stanza il piccolo piange e sua madre borbotta qualcosa. Non la finisce mai di lamentarsi ma alla fine è lei che fa tutto: bada ai bambini va a lavorare, sistema casa. Sua madre mette sul tavolo la pensione e i spreca a dare un occhiata ai bambini mentre è fuori. Ogni tanto ama anche ricordarle quanto è stata stupida a divorziare. Per lei la felicità si riassume con una pancia piena e un tetto sulla testa, il resto sono fronzoli inutili messi dai giovani per rendersi la vita infelice. Qualche volta pensa che la madre abbia ragione. Quando sta nella metropolitana schiacciata tra gente sudata, quando fa finta che la schiena non le faccia male mentre alza l'ennesimo scatolone o quando passa su quel ponte per tornare a casa e ogni volta pensa a come sarebbe bello provare a volare.



Potrebbe essere uscito da un telefilm, una di quelle fiction della Rai che finge di replicare la realtà. Ha una barba corta e rossiccia. Ben curata da altri, non prende in mano un rasoio da quando aveva dodici anni. Jeans Armani, una polo semplice e un maglioncino leggero buttato sulle spalle che contribuisce a identificarlo come la sua porche o l'orologio d'oro. Quando la gente pensa a quelli come lui immagina che non abbia un problema al mondo. In molti casi è vero ma non in tutti. Lui ha due problemi abbastanza gravi: la noia e “quell'altra cosa che sa il dottore”. Ha smesso di pensare al secondo problema da tempo. Vada come vada non è più in suo potere fare qualcosa. La noia invece è qualcosa di tangibile che avvolge le sue giornate. Suo padre ha ammucchiato tanti di quei soldi che le prossime cinque generazioni potrebbero continuare a vivere come lui senza un problema. Suo padre ha lavorato, ha costruito tutto e poi lo ha lasciato in mano a lui e ai suoi fratelli ma oramai il grosso è stato fatto. Gira per il suo piccolo “impero” con l'aria di chi sta facendo qualcosa di fondamentale ma in realtà tutto quello che gli si chiede è sorridere e stare buono. Non c'è più nulla da fare ed ora che le cose vanno per il verso giusto solo un idiota potrebbe rovinare tutto.