Parigi, per poco giusto il tempo di
lasciare la Francese ai suoi affari. Poi Napoli e in meno i mezza
giornata Palermo. Nessuno bada a lui perchè su quel barcone che la
Tirrenia ama chiamare traghetto la gente bada agli affari suoi.
Giuseppe non ha intenzione di far cambiare loro idea.
Ora qui: una stanza buia in uno
scantinato della Palermo vecchia. La gente qui sotto, tra fiaschi di
vino e casse di salumi, si aspetterebbe di trovare un boss un padrino
dall'aria imponete. Invece quello che Giuseppe ha davanti è un omini
piccolo, quel tipo d'uomo che a vederlo sembra nato per strisciare
nella vita con aria viscida da berlusconiano. Non che il suo
orientamento politico interessi a Giuseppe, a lui servono solo le sue
informazioni.
Basta una pistola posata sul tavolo e
al piccolo omini passa la voglia di elencare i suoi amici. Lo sguardo
sorridente e silenzioso di Giuseppe funziona più di un migliaio di
parole. Il tappo canta, canta con al sua voce gracchiante e incrinata
dalla paura:
“si ti hanno fregato ragazzo”
“questo lo so”
“pare che qualcuno ha chiesto il
permesso ai capi...”
“in che modo?” la mano si poggia
casualmente vicino alla pistola.
“hanno pagato un indennizzo, sono
usciti alcuni capi” tentenna il tappo
“che tipo di gente era?”
“e io che ne so!? Mica li ho mai
visti, sono uno tranquillo io” per un attimo il tappo si indigna.
“sicuro, uno tranquillo che si fa i
fatti propri, come le comari del paese.”
“esatto” quasi riprende colorito
“avete molte cose in comune, per
esempio la vicinanza alla morte”
il tappo sbianca si irrigidisce e poi
riprende come se nulla fosse.
“sembrava gente seria, gente italiana
o di ancora più su. Completi scuri occhiali alla moda e pistole
serie. Non quelle scacciacani che usano qui”
Giuseppe annuisce pensieroso.
“ti darò una cosa per i boss.
Impacchettata. Tu non l'aprirai e la porterai a lui senza fiatare
solo davanti a lui, in privato, gli dirai che è da parte mia. Poi
prima che lui la apra te ne andrai”
“sarà mica una vendetta? Sono uno
tranquillo io!”
“nessuna vendetta, se fai come ti
dico te ne andrai con le tue gambe.
È un attimo, la pistola sparisce
sostituita da un pacchetti di carta marrone mentre la sedia davanti
al tappo è vuota. Il tappo segue il rumore dei passi, poi quello
della porta che si apre e poi si richiude con un tonfo. Solo allora
la sua vescica si prende la libertà di cedere.
Parigi. La torre Eiffel, l'arsenale il
Louvreè. È tutto così interessante così bello e così vivo ma per
quel che riguarda la Francese potrebbe esplodere domani mattina. Al
piccolo bar ad un angolo due uomini in abiti scuri la osservano con
lascivia mentre si avvicina al tavolino. Si siede guardandoli come se
i due fossero sguatteri e non agenti del SiSME con esperienza
decennale. Lei passa a lor la piccola cartella scura che teneva nella
borsa. Il primo la prende la scorge e la passa al secondo che osserva
con più attenzione fa per apreire la bocca ma il primo lo precede:
“che ci fa a Palermo?”
“ci siamo separati subito dopo
l'arrivo all'aereoporto. Doveva sbrigare degli affari”
“di che genere?” chiede il secondo
per darsi un tono.
“cercare le informazioni che voi
vorreste tenere segrete immagino” sorride come se si parlasse di
ricette di dolci e non di terrorismo internazionale.
Il secondo mette via la cartella e fa
per alzarsi buttando alcuni euro sul tavolino: “grazie per la
collaborazione”
“dovere” dice in tono ironico.
Anche lei si alza mentre il primo gli
mette in mano una pennetta USB. L'espressione è seria come quella di
un marine pronto allo sbarco.
“mi dispiace di arrivare a tanto.
Anche lei sa cosa c'è in ballo...”
“il nuovo ordine mondiale o qualcosa
di simile” dice con aria di sufficienza la Francese mentre si
allontana per le stradine di Parigi.
“quella donna è pazza” sussurra il
primo
“è per questo che non ci ha sparato
all'istante” dice risoluto il secondo.
I due vanno via. Presto si dovranno
sistemare molte cose e non sarà saggio rimanere a Parigi.
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