lunedì 2 luglio 2012

Colpo di Reni


mi girano i coglioni, non ho ancora deciso esattamente perchè ma qualcosa mi dice che il tutto è legato alla tragica mancanza di soldi, di femmine di cose piacevoli della vita che non siano lo stramaledetto alcool che oramai mi fa compagnia ogni stramaledetta volta che le palle iniziano a girare.



Ricapitoliamo per il pubblico che a casa si annoiava a seguire: il corso è finito, 30 e lode e tutti a casa felici e contenti. Anche i soldi sono finiti: 180 euro e qualche spiccio poi fine dei giochi. Fa caldo fa così caldo che le idee si sciolgono nella scatola cranica prima di arrivare sul foglio e anche se ci arrivano lo fanno con una fatica che mi è nuova.



Come ogni altra volta quando mi ritrovo nel mondo vero mi sento spaesato e insulso. Come quegli orsi che scendono in città per ritrovarsi braccati senza capire nulla di quello che sta succedendo ma con tutti che gli urlano contro. Quando sto così mi viene sempre da pensare a quanto tempo ho buttato nell'immondizia mentre facevo finta di essere una persona normale invece di ammettere di essere un sociopatico con la testa piena di storie e con pochissima praticità. Se mai vedrò uan macchina del tempo tornerò indietro ad avvisarmi. Si potrei sconvolgere il continumm spazio-temporale ma magari mi risparmio otto anni di perdita di tempo. O forse magari quegli otto anni hanno fatto la differenza. Nel bene e nel male.



Mi sento perennemente all'inseguimento. Ultimo in una maratona che nel frattempo ha chiuso i battenti da ore senza che nessuno si prendesse la briga di avvisare. Il “mondo reale” non è posto per me me ne rendo conto da anni ma purtroppo è l'unico in cui si può vivere. Giuro che ci provo ma la verità è che mi fa proprio paura. Non capisco la gente normale, non capisco le situazioni normali e mi annoio a morte in quelle che la gente chiama “conversazioni educate”.

Giuro che il prossimo che si mette a parlare del tempo lo prendo a paccheri. Il tempo, la politica, sta sfaccimma di nazionale. Abbiamo toccato il fondo e siamo contenti di rimanerci perchè in superficie devi nuotare e fa fatica.



Ero al pub stasera, quando sto nervoso vado al pub e consumo oltre le possibilità di portafoglio e fegato. È stato lì che ho visto la tristezza: un appuntamento a sei. Donne sopra i trenta e uomini ancora oltre. Le donne parlavano di facebook e di come vari malati le avessero fatto avance più o meno educate ma il mio sguardo cadeva sugli uomini: uno tondo come un barile in cannottiera e pantalone bianco con capelli asfaltati all'indietro e un orecchino grosso come un lampadario sul lobo destro. L'altro con un principio di calvizia e capelli color topo portati lunghi in una specie di codino dei poveri che intendeva mascherare l'avanzare degli anni. L'ultimo, evidentemente uomo di successo della banda, provava a fare il brillante con le varie cameriere. Senza successo alcuno. In totale tutti e tre sono stati capaci di distrarre il personale dalla solitaria figura armata di libro che non smetteva di ordinare Kilkenny dal bancone (io).



Ora li derido ma la verità è che sono a tanto così da essere come loro. Siamo piccoli sognatori appesi al baratro da fili di ragnatela che noi fingiamo siano robuste corde. Sotto c'è il baratro. Dietro di noi nulla se non un fiume di parole o immagini che per la prima volta va a cozzare contro la diga eretta dal mondo vero. Camminiamo sul nulla fingendo di essere artisti mentre invece siamo camerieri, commessi, salumieri e centralinisti che nel tempo libero sognano di diventare artisti.



Ci accontenteremmo di poco: scrivere la parola giusta al momento giusto, chiudere gli occhi e raccontare una fiaba che in realtà parla del mondo reale. Forse non abbiamo capito nulla, forse le nostre menti sono solo naturalmente portate a crearsi problemi quando invece è tutto così semplice:

lavora, guadagna, spendi, mangia fotti e muori. In silenzio e senza agitarsi che ci sono altri dietro di te che stanno aspettando educatamente. In silenzio che “poi fa brutto”.

Noi invece vogliamo passare con un grido.

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