sabato 16 giugno 2012

l'ultimo

Cenere tossica. Le bombe sono cadute, lo spostamento d'aria ha spazzato via muri e calcinacci. Persone sono diventate vapore case rovine. Il grigiore è tutto quello che è rimasto. Il grigiore ed io.

Siamo rimasti sono noi ad un passo dalla fine. La guerra ha spazzato via ogni cosa. Da qualche parte oltre le nubi di cenere dovrebbe esserci ciò che resta del castello. La strada si confonde in lontananza.



Eravamo tanti, eravamo pronti a tutto. Sapevamo quello che stava arrivando. Eravamo convinti di cambiare il mondo di tenerlo per il bavero urlandogli in faccia i suoi errori. Sapevamo cosa sarebbe successo ma non siamo stati la causa più di quanto una farfalla non sia causa di un uragano. La nostra unica colpa è stata pensare di poter resistere a quello che stava arrivando.



Eravamo tanti ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti. Le loro qualità incredibili e i loro caratteri impossibili. C'era chi conosceva a menadito la tattica chi era esperto di armi e chi di comunicazioni. C'erano le brave spie e i fortunati bastardi. Gli eroi e i pavidi. C'era chi aveva buttato via tutto e chi non aveva nulla da perdere.



Per me erano tutti preziosi, tutti nobili ed irraggiungibili rispetto alla mia andatura insicura alle mie paure, le mie ansie. Voi avete esplorato ogni angolo del mondo. Avete visto e avete imparato mentre io restavo qui ad aspettare solo per sentire le vostre gesta.



Abbiamo sfidato il mondo e abbiamo perso. Tutti hanno perso: noi loro e chiunque era nel mezzo mentre le bombe si aprivano la strada tra amori e ideali fino ad appiattire ogni cosa in questo sconfinato grigio popolato da gatti neri e topi bicefali. Non avete esitato un istante. Vi sieste lanciati all'assalto come l'ultimo centometrista all'imbocco della curva decisiva. Non vi è importato nulla di cosa c'era dall'altra parte. Era giusto correre e avete corso.



Io ho esitato, non sono un eroe, non sono un santo. Le folle non mi hanno mai acclamato. Ho sempre vissuto nella vostra ombra. Dietro le vostre gesta. Il mio ricordo più chiaro sono le vostre spalle. Ora non ci siete più: vincitori e vinti tutti spazzati via. Forse da qualche parte qualcuno sta cercando di rimettere insieme i pezzi del mondo. Nuovi eroi e nuovi malvagi si alzeranno in piedi al momento giusto.



Sono sempre stato un inetto. Sono l'uomo del quasi: quasi amato, quasi eroe, quasi santo e quasi fiero. Al confronto con voi ero solo uno dei tanti che ascoltava a bocca aperta le vostre gesta. Ora quelle storie sono l'ultima cosa rimasta di voi. Mi dispiace non lo meritate ma non c'è nessun altro che possa raccontare.



Il codardo, il vigliacco, lo smidollato. L'ultimo rimasto in piedi racconterà la storia. E farà di voi i vincitori.

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