La partita è finita. Soddisfazioni
esultanze, uno juventino che mi accompagna alla metro, una lieve
pioggerella e una deviazione. Valerio mi chiede se per me fa
differenza se mi lascia a Flaminio invece che a Termini. Non dovrebbe
fare differenza, la metro A sta da tutte e due le parti. Invece farà
moltissima differenza. Nel momento in cui scendo dal motorino e
Valerio mi indica l'ingresso della metro per poi sfrecciare in
lontananza inizia una notte epica e piena di insidie.
Entro nella metro e mi avvio a passo
spedito verso i tornelli. Sono le 23 e 25 ma mi sento sicuro: la
domenica la metro cammina fino all'una e mezza. Ma come mi fa notare
la guardia giurata in questa notte tutte le mie convinzioni vanno a
farsi fottere. La metro sta chiudendo, l'ultimo treno è partito e è
passato. Mi informano che non c'è nulla di cui preoccuparsi: il
nobile N1 fa da linea bus sostitutiva e ci porterà felicemente a
Termini o anche fino Furio Camillo e a casa mia.
Col senno di poi direi “col cazzo”.
Alla fermata c'è una massa borbottante, per chi ha idea di quello
che dico la folla è simile a quella fuori al Giordani quando tutti e
1500 studenti vanno a prendere l'autobus. La scena è la stessa ma
con più sciarpe e bandiere. Sciarpe e bandiere bianche e nere.
Accenti torinesi facce arcigne. Panico. Mo non so come funziona ma so
che il mio accento è chiarissimo. I tifosi del Napoli saranno
ancora nello stadio a cantare. Qui sono solo in mezzo agli ultras
juventini. Devo fare la faccia appesa. Non devo sorridere. Mi riesce
benissimo mentre penso che anche se il famoso N1 passerà non ci
entreremo mai tutti quanti. Ma non c'è di che preoccuparsi perchè
l'N1 non accenna a passare. O almeno quello che passa non si ferma e
il secondo è praticamente preso d'assalto da belve feroci.
Nell'attesa vedo gruppi di persone allontanarsi verso piazza del
popolo. Chi sa dove vanno...magari c'è speranza. Da mezzora è
iniziato il nuovo giorno un altro N1 è passato e la gente alla
fermata continua ad aumentare. Alcuni prendono i taxi altri
aspettano. Io non ho soldi in tasca. Sono cazzi amari.
Dopo una lunga chiacchierata con un
vigile, che si premura di farmi sapere quanto è lontana casa mia da
qui, decido di affrontare la traversata. Dopo aver scartato l'idea di
restare per strada fino alla riapertura della metro. Mi incammino
seguendo un semplice principio: tutti vanno verso Termini, o almeno
spero, e quindi seguo la gente. Inizia a piovere ma per fortuna ho un
felpone pesante che si zupperà d'acqua molto prima che riesca a
bagnarmi io. Cammino fino al parlamento usando l'Altare della Patria
come stella polare. Da lì due vigilesse pietose mi danno indicazioni
per Termini.
Sono quasi certo di stare allungando di
parecchio la strada ma preferisco di gran lunga allungare che
perdermi per sempre. Il mio senso dell'orientamento è leggenda e le
indicazioni stradali dei vigili sembrano presupporre che io conosca
tutte le strade. Salgo verso Barberini, seguendo fedelmente le
fermate della metro A. nel mio viaggio si aggiungono altri sparuti
tifosi napoletani anche loro intenti nel difficile viaggio verso
casa. L'atmosfera si rallegra mentre ci rielenchiamo i momenti
salienti della partita. Questa volta decido di fingere di essere
stato anche io allo stadio. Più per comodità che per altro. Vallo a
spiegare che ero dall'altra parte di Roma e poi mi hanno accompagnato
a Flaminio con un motorino.
Smette e poi ricomincia a piovere. I
polmoni e le gambe iniziano a dire cose del tipo “oh ma che cazzo
ti sei messo in testa?” la salita si fa leggermente più impervia,
i miei compagni di viaggio si fermano all'altezza di Barberini per un
pit stop rifocillante. Io continuo. Dopo quasi tutto la salita ecco
il miracolo: un autobus. Ci salto sopra senza fare domande chiedendo
al primo che capita se magari va a Termini. si. È l'una di notte
sono a metà strada.
Termini è una bolgia: gente che canta,
altri che assediano i vigili per capire i come e i perchè, altri
ancora bivaccano davanti alla stazione chiusa. Passo davanti ad una
coppia di juventini che cercano informazioni per Manzoni (sulla mia
strada) li ignoro perchè fermarmi adesso potrebbe essere la fine. Ha
smesso di piovere ma le speranze di prendere un bus a Termini vengono
prontamente disattese: la stessa bolgia infernale che c'era a
Flaminio si è spostata qui.. l fatica mi rende meno lucido e mi
avvio, un passo davanti all'altro, convinto che posso farcela. Dietro
di me i due juventini che si aggirano con aria sperduta. Mi piange il
cuore, a metà strada li vedo che provano a ritornare indietro
convinti di essere fuori strada. Li chiamo, lei è caruccia e si vede
lontano un miglio che vorrebbe essere da tutt'altra parte. Lui, per
quanto sia juventino in fondo è simpatico. Non provo nemmeno a
mascherare l'accento. Gli dico che so come si arriva a Manzoni e mi
offro di portarceli. Si guardano perplessi poi accettano. I primi
dieci minuti sono fitti di chiacchiere e commenti del dopo partita.
In seguito cala il silenzio. Ognuno lotta con i demoni interiori
nelle proprie gambe. Il ragazzo si guarda ogni tanto intorno come se
temesse che li stessi conducendo in una trappola. La ragazza cammina
a testa bassa. Mezzora dopo siamo a Manzoni, li saluto e riprendo la
mia odissea.
Sono a San Giovanni, ormai è questione
di una mezzora. Ho sete e mi fisso che una bella Peroni sarebbe
l'ideale per continuare il viaggio. Ma è anche l'una e quaranta.
Difficile trovare qualcosa di aperto. E così è. Per due volte un
MA1 mi passa davanti zeppo di gente. Potrei quasi prenderlo ma ormai
è una questione di principio. La birra la riesco a rimediare
all'altezza di Ponte Lungo (5 minuti da casa). Ma anche qui conta più
il gesto simbolico che l'effettiva utilità.
Mi fanno male le ginocchia, la schiena,
i piedi, ho una fitta al fianco. Fumo l'ultima sigaretta, che mi sto
portando da Flaminio. La sigaretta della vittoria. Oramai sono a
casa. Tracanno il resto della birra ed entro nel portone. Sono le due
e venti.
Tolgo le scarpe, vado in bagno poi
torno in camera crollo sul letto mezzo vestito. Mi appoggio un attimo
penso. L'ultimo pensiero cosciente mi passa per la testa mentre tutto
si fa buio. Svestirsi e lavarsi sono cose buone per domani.
“dannato Valerio”
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