martedì 22 maggio 2012

Post Partita


La partita è finita. Soddisfazioni esultanze, uno juventino che mi accompagna alla metro, una lieve pioggerella e una deviazione. Valerio mi chiede se per me fa differenza se mi lascia a Flaminio invece che a Termini. Non dovrebbe fare differenza, la metro A sta da tutte e due le parti. Invece farà moltissima differenza. Nel momento in cui scendo dal motorino e Valerio mi indica l'ingresso della metro per poi sfrecciare in lontananza inizia una notte epica e piena di insidie.



Entro nella metro e mi avvio a passo spedito verso i tornelli. Sono le 23 e 25 ma mi sento sicuro: la domenica la metro cammina fino all'una e mezza. Ma come mi fa notare la guardia giurata in questa notte tutte le mie convinzioni vanno a farsi fottere. La metro sta chiudendo, l'ultimo treno è partito e è passato. Mi informano che non c'è nulla di cui preoccuparsi: il nobile N1 fa da linea bus sostitutiva e ci porterà felicemente a Termini o anche fino Furio Camillo e a casa mia.



Col senno di poi direi “col cazzo”. Alla fermata c'è una massa borbottante, per chi ha idea di quello che dico la folla è simile a quella fuori al Giordani quando tutti e 1500 studenti vanno a prendere l'autobus. La scena è la stessa ma con più sciarpe e bandiere. Sciarpe e bandiere bianche e nere. Accenti torinesi facce arcigne. Panico. Mo non so come funziona ma so che il mio accento è chiarissimo. I tifosi del Napoli saranno ancora nello stadio a cantare. Qui sono solo in mezzo agli ultras juventini. Devo fare la faccia appesa. Non devo sorridere. Mi riesce benissimo mentre penso che anche se il famoso N1 passerà non ci entreremo mai tutti quanti. Ma non c'è di che preoccuparsi perchè l'N1 non accenna a passare. O almeno quello che passa non si ferma e il secondo è praticamente preso d'assalto da belve feroci. Nell'attesa vedo gruppi di persone allontanarsi verso piazza del popolo. Chi sa dove vanno...magari c'è speranza. Da mezzora è iniziato il nuovo giorno un altro N1 è passato e la gente alla fermata continua ad aumentare. Alcuni prendono i taxi altri aspettano. Io non ho soldi in tasca. Sono cazzi amari.



Dopo una lunga chiacchierata con un vigile, che si premura di farmi sapere quanto è lontana casa mia da qui, decido di affrontare la traversata. Dopo aver scartato l'idea di restare per strada fino alla riapertura della metro. Mi incammino seguendo un semplice principio: tutti vanno verso Termini, o almeno spero, e quindi seguo la gente. Inizia a piovere ma per fortuna ho un felpone pesante che si zupperà d'acqua molto prima che riesca a bagnarmi io. Cammino fino al parlamento usando l'Altare della Patria come stella polare. Da lì due vigilesse pietose mi danno indicazioni per Termini.



Sono quasi certo di stare allungando di parecchio la strada ma preferisco di gran lunga allungare che perdermi per sempre. Il mio senso dell'orientamento è leggenda e le indicazioni stradali dei vigili sembrano presupporre che io conosca tutte le strade. Salgo verso Barberini, seguendo fedelmente le fermate della metro A. nel mio viaggio si aggiungono altri sparuti tifosi napoletani anche loro intenti nel difficile viaggio verso casa. L'atmosfera si rallegra mentre ci rielenchiamo i momenti salienti della partita. Questa volta decido di fingere di essere stato anche io allo stadio. Più per comodità che per altro. Vallo a spiegare che ero dall'altra parte di Roma e poi mi hanno accompagnato a Flaminio con un motorino.



Smette e poi ricomincia a piovere. I polmoni e le gambe iniziano a dire cose del tipo “oh ma che cazzo ti sei messo in testa?” la salita si fa leggermente più impervia, i miei compagni di viaggio si fermano all'altezza di Barberini per un pit stop rifocillante. Io continuo. Dopo quasi tutto la salita ecco il miracolo: un autobus. Ci salto sopra senza fare domande chiedendo al primo che capita se magari va a Termini. si. È l'una di notte sono a metà strada.



Termini è una bolgia: gente che canta, altri che assediano i vigili per capire i come e i perchè, altri ancora bivaccano davanti alla stazione chiusa. Passo davanti ad una coppia di juventini che cercano informazioni per Manzoni (sulla mia strada) li ignoro perchè fermarmi adesso potrebbe essere la fine. Ha smesso di piovere ma le speranze di prendere un bus a Termini vengono prontamente disattese: la stessa bolgia infernale che c'era a Flaminio si è spostata qui.. l fatica mi rende meno lucido e mi avvio, un passo davanti all'altro, convinto che posso farcela. Dietro di me i due juventini che si aggirano con aria sperduta. Mi piange il cuore, a metà strada li vedo che provano a ritornare indietro convinti di essere fuori strada. Li chiamo, lei è caruccia e si vede lontano un miglio che vorrebbe essere da tutt'altra parte. Lui, per quanto sia juventino in fondo è simpatico. Non provo nemmeno a mascherare l'accento. Gli dico che so come si arriva a Manzoni e mi offro di portarceli. Si guardano perplessi poi accettano. I primi dieci minuti sono fitti di chiacchiere e commenti del dopo partita. In seguito cala il silenzio. Ognuno lotta con i demoni interiori nelle proprie gambe. Il ragazzo si guarda ogni tanto intorno come se temesse che li stessi conducendo in una trappola. La ragazza cammina a testa bassa. Mezzora dopo siamo a Manzoni, li saluto e riprendo la mia odissea.



Sono a San Giovanni, ormai è questione di una mezzora. Ho sete e mi fisso che una bella Peroni sarebbe l'ideale per continuare il viaggio. Ma è anche l'una e quaranta. Difficile trovare qualcosa di aperto. E così è. Per due volte un MA1 mi passa davanti zeppo di gente. Potrei quasi prenderlo ma ormai è una questione di principio. La birra la riesco a rimediare all'altezza di Ponte Lungo (5 minuti da casa). Ma anche qui conta più il gesto simbolico che l'effettiva utilità.



Mi fanno male le ginocchia, la schiena, i piedi, ho una fitta al fianco. Fumo l'ultima sigaretta, che mi sto portando da Flaminio. La sigaretta della vittoria. Oramai sono a casa. Tracanno il resto della birra ed entro nel portone. Sono le due e venti.



Tolgo le scarpe, vado in bagno poi torno in camera crollo sul letto mezzo vestito. Mi appoggio un attimo penso. L'ultimo pensiero cosciente mi passa per la testa mentre tutto si fa buio. Svestirsi e lavarsi sono cose buone per domani.



“dannato Valerio”

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