martedì 15 maggio 2012

Odissea

il treno parte alle 12 e 33. un regionale, in fondo sei povero. Manuele ti accompagna in stazione con il suo bolide in eterna riserva. Lui sa molte cose e, in quanto povero esperto, sa che per sedersi su un regionale devi avviarti prima. Un ora prima. Ieri sera hai fatto tardi, stamattina ti sei alzato presto perchè eri troppo pigro per fare la valigia con largo anticipo come fanno le persone normali. Tu sei un duro, la valigia la fai venti minuti prima di partire. Buttando dentro cose a caso e sperando che quando la disferai non manchino cose essenziali come le mutande pulite.



I regionali sono trappole: le prime tre carrozze sono vuote, porte bloccate ti costringono a procedere oltre scansando i venditori di calzini che si avvicinano sfruttando i punti ciechi del tuo campo visivo. Ti ripetono ossessivamente che non vogliono la carità ma nei miei ventotto anni di vita non ho mai visto venditori così determinati ed insistenti nel darti quei fetidi calzini. Il vagone viene scelto con cura, il trucco sta nell'appropriarsi dell'unico posto singolo e nello studiare le facce di chi viaggia con te. La carrozza scelta è piena di africani e altri di etnie misteriose (torresi ad esempio). Gli africani non sono una cattiva scelta: la metà di loro non parla l'italiano e quindi non possono attaccare bottone e in genere scendono tutti ad Aversa. I veri pericoli sono le donne napoletane: brutte bestie che ti attaccano pipponi infiniti colmi di cazzi loro di cui nulla ti importa. Per fortuna il treno parte. E di grasse matrone bercianti manco l'ombra.



All'ultimo istante sale un ragazzo, zaino e chitarra in spalla. Siede a qualche poltrona da te e subito attacca a suonare. Sarà l'unica cosa piacevole del viaggio: un compilation di tutte le colonne sonore e canzoni conosciute suonate con abilità. Note tranquille che ti cullano nel dormiveglia. Ma dormire è peccato! Il portatile è lì in bella vista! Può succedere di tutto. Se si fregano quello sei condannato a settimane di stenti senza nulla da fare se non fissare il muro. E quindi non dormi, ascolti.



Il treno fa infinite fermate una ogni dieci minuti circa. Le fermate sono spoglie, i nuovi passeggeri pochi. Ti viene il dubbio che una misteriosa legge fisica imponga di fermarsi ad ogni capanno sgarrupato che sia di fianco ai binari. Ma non fa nulla, finalmente arrivi.



Sei affamato come uno zombie. Ti precipiti verso il primo Mc Donald dimentico di qualsiasi ritegno economico e salutistico. Ti abboffi di schifezze fino a sentirti lo stomaco marcio. Sono le tre e mezza quasi. Hai un appuntamento a Tiburtina, un po' più in là di Tiburtina in verità) ma non puoi portarti dietro la valigia. Arranchi nella stazione bestemmiando: una delle ruote della borsa è saltata ed ora la trascini come gli schiavi che tiravano i massi per le piramidi. Arrivi a casa senza intoppi. Posi tutto e scendi di nuovo.



Ma dietro l'angolo la tragedia attende. Dopo appena due fermate la metro si ferma omaccioni dell'ATAC invitano i passeggeri a scendere sbiascicando parole in romanesco miste all'italiano stentato tipico dei manovali. La voce annuncia ce il prossimo treno passerà tra due minuti. Ce ne impiega quindici dando tutto il tempo alla gente di speculare e lamentarsi le colpe ricadono sempre sui soliti noti: Alemanno, Berlusconi, i comunisti, Monti, l'effetto serra e le scimmie pensanti.



È dura ma ce la fai. Dalla stazione Tiburtina solo un bus ti separa da casa di Andrea e dal tuo appuntamento. Esatto un bus. Ma quale? Dalle nebbie del cervello spunta un numero 309, proprio come quel bus che si allontana oltre la curva. Pazienza ti siedi e aspetti e ti lasci prendere dai dubbi: 309 o 409? sarà meglio che chiamo.



-BIP- “vodafone la informiamo che lei è troppo pezzente per eseguire l'operazione richiesta” mi allontano in cerca di una ricarica telefonica intanto un 409 si allontana. Una voce nel cervello mi dice di prenderlo ma l'ultima volta che la sono stato a sentire mi sono perso senza speranza. Compro la ricarica, torno indietro giusto in tempo per vedere un secondo 409 allontanarsi. Non bestemmi ancora. Ma dopo la telefonata che mi informa che era proprio il 409 ti lasci andare a blasfeme costruzioni dialettali tra lo stupore dei cinesi con te alla fermata. Trenta minuti dopo passa il terzo 409. sono lì per prenderlo è fatta. Non resta che restare svegli fino a quando non tornerai a casa, in un letto.

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