Ti ucciderò altre duemila volte bill
sta diventando un vizio. La promessa
segreta era di scrivere quotidianamente ma certe cose ti colpiscono
nel profondo del cuore traumatizzandoti senza speranza di ripresa.
Questi quattro giorni sono stati così: traumatici ed esaltanti in
parti uguali. Vorrei seguire un qualche tipo di ordine sensato ma, si
sa, che il caos ha molti più pregi. Non ultimo il fatto che la
maggior parte della gente non capisce che stai scrivendo, se poi
aggiungi un sacco di paroloni intellettuali sembra pure che hai
scritto una cosa molto saggia.
Non sono bravo con i paroloni, per cui
risulterò solo confusionario.
L'obiettivo era il Comicon di Napoli,
quella fiera che frequento da quando ha aperto, ma che osserverò per
la prima volta come uno di quelli che vuole fare il salto oltre lo
stand. C'è poco da dire, come i migliori psicotici ho alternato
momenti entusiasmo a altri di tremendo sconforto.
Ma nulla si può paragonare alla
tragedia massima. Alle tenebre oscure e oleose che sono calate sulla
mia anima quando si è consumata la tragedia. Volevo solo controllare
la mail, giuro. Tutto quello che ho avuto in cambio è stata una
schermata blu fredda ed indifferente. La sentenza di mio zio, quello
che in famiglia capisce di computer, è stata secca come la mia gola
ad agosto:
“si è fottuto l'hard disk. È da
formattare”
no non avevo un backup. No non mi ero
salvato nulla da nessuna parte. Mi credo ancora un giovane che vive
convinto della sua immortalità, convinto che i suoi file saranno
eterni per quanto male possa essere ridotto il computer.
Puff!
Tutto andato... tutto sparito in
millemila byte di nulla. Decine di file mezzi iniziati che avrei
dovuto finire sono andati via per non tornare mai più. Solo alcuni
vivono ancora sparsi tra le caselle di posta elettronica di gente
pigra che spero non li abbia mai cancellati.
Siamo alle porte di una nuova era:
tutto da rifare, niente mp3, niente giochini, niente film. Tutto
andato. Come se il portatile avesse voluto far posto a quello che
arriverà.
O mandarmi un severo giudizio.
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