venerdì 13 aprile 2012

Ma tu fai o' ver?


Massimo si alzò dal divano andando verso la libreria, Laura lo fissò incuriosita e un po' indispettita per aver interrotto le chiacchiere tipiche dei primi appuntamenti. Le voleva far vedere una cosa, dal tono di voce ne sembrava particolarmente orgoglioso.

Nel frettempo lui prese un anonimo album fotografico, sul suo viso li ghigno di soddisfazione faceva scattare tutti i campanelli d'allarme di lei. Ma quando le passò l'album aperto passò tutto e lei potè fare solo una cosa:



Ridere.



qualche mese prima



Ci sono debiti che vanno pagati, come quando lo strozzino ti chiede di ridargli i soldi che ti ha anticipato per quella soffiata sicura. Stranamente questo tipo di creditori si fanno sempre vivi un attimo dopo l'abbattimento del cavallo “vincente”. Era questo che passava per la mente di Antonio mentre quel tizio coi rasta posizionava il cavalletto e il resto dell'attrezzatura nella stanza.

A giudicare dalla serietà dell'organizzazione la faccenda non sarebbe burata poco e la cosa lo terrorizzava ma non poteva farci nulla: in un certo senso aveva un dedito anche lui.



Non potendo raccontare tutta la faccenda senza violare svariate leggi e traumatizzare diversi cervelli sono costretto a chiedervi di credere sulla parola a quello che vi dico: in un certo senso Massimo ad Antonio gli aveva salvato la vita. No, non era era entrato armato di mitra in una stanza piena di mafiosi russi un attimo prima che sparassero ad Antonio né tanto meno si era lanciato contro la pallottola esploso dal cecchino. La verità, per quanto vaga, si poteva riassumere in un improvviso attacco di buonsenso contagioso che da Massimo era passato ad Antonio evitando il disastro.



A causa di ciò quando in seguito Massimo chiese ad Antonio il Favore lui non potè che accettare dopo aver inutilmente cercato ammorbidire il tremendo supplizio. Ora seduto su quel divano, allo stesso posto che tra qualche mese avrebbe ospitato Laura, Antonio si pentì di non essere riuscito a strappare più di “tranquillo non le metto su internet” dalla contrattazione.



Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dall'apparizione di Massimo. Potremmo dire che vederlo in jeans strappati a cannottiera mimetica avesse fatto gelare il sangue etero di Antonio ma invece l'apparizione di quell'energumeno in canotta con puttura mimetica spalmata su viso e bicipiti gli sembrò rassicurante rispetto alla pistola che stringeva in pugno.



Un attimo prima di lanciarsi in una fuga precipitosa riuscì a sentire Massimo che lo rassicurava: “tranquillo è finta, l'ho fregata dal set de 'la Squadra”. Antonio rimase immobile per il resto della preparazione. Non badò alle frasi che Massimo e il tizio coi rasta si scambiavano. Le sue preoccupazioni si rivelarono infondate quando quello che identificò come il fotografo iniziò a spiegargli come doveva posizionarsi.



Un intera serata di fatica. Ed ora Laura rideva come una dannata stringendo in maniera convulsa i bordi dell'album. Sulla fotografia Massimo era truccato come un marine in missione nella giungla con i muscoli straripanti dalla canotta troppo stretta. Era piazzato a gambe larghe con le braccia tese puntava una pistola verso un altro tizio disteso a terra che chiarmanete fingeva di proteggersi. Le foto continuavano: a volte solo con Massimo altre in pose da “figo” con l'altro tizio.



L'unica risposta che Laura seppe trovare fu continuare a ridere.

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