Ci sono attimi in cui una persona non
può far altro che rimanere basita, balbettare qualcosa di
inprecisato e chinare il capo al destino avverso o alla crescente
improbabilità. A me capita spesso. Succede quando una ragazza carina
si avvicina con fare ammicante solo per poi chiederti una sigaretta.
O anche quando la tua squadra del cuore vince 2 a 0 e prende due gol
idioti negli ultimi dieci minuti. Oppure, sempre per rimanere in tema
calcistico quando vai allo stadio e l'addetto ti fa problemi per una
bottiglietta d'acqua mentre due energumeni entrano con abbastanza
razzi da conquistare la Libia.
Mi è successo di nuovo stamattina
quando, dopo ore interminabili di viaggio, all'apertura della porta
della mia stanza i nippoli di polvere mi hanno dato il benvenuto
fieri ed orgogliosi come quando mi avevano salutato alla partenza.
Sono cambiate molte cose da allora ma ancora resto refrattario alle
pulizie domestiche. L'illusione che la stanza sia troppo piccola per
sporcarsi è e sarà la mia rovina.
Pulisci la stanza, svuota la valigia,
fai il letto mentre esegui tutti i tuoi controlli da paranoico per
assicurarti che nessuno abbia stazionato nel tuo regno in tua
assenza: la roba nel mobile è come l'hai lasciata, il segno nel
letto pure, i fumetti... non so non ricordo come li avevo lasciati.
Sarò anche paranoico ma preciso mai.
Una volta finito il tutto mi dedico
alla mia attività preferita: ricaricare la pagina della mail in
attesa di qualcosa: almeno quattro persone devono contattarmi per
robe più o meno importanti e solo una e mezzo ha la necessaria
giustificazione. In teoria avrei da fare, ad esempio scrivere o,
meglio ancora, trovarmi un lavoro. Ma sono entrambe attività
faticose che mi priverebbero del mio hobby.
Anche se in casa non ho praticamente
visto nessuno (tranne pigiama seduta sulla tazza con la porta aperta
convinta che non ci fosse nessuno) come al solito sento i rumori
della vita intorno a me.
La francese pare parli da sola o forse
al telefono nel suo strano idioma. Sorride sempre, in qualunque
condizione e stato. Come quelle mogli che hanno paura di irritare il
amrito pazzo.
Giuseppe è ancora via in missione.
Evidentemente si tratta di un bersaglio difficile. Meglio così.
Le altre due ragazze, le sante che mi
hanno spiegato come va il mondo qui dentro, sono praticamente
evaporate nel nulla. Non le si sente né si vede. Ogni tanto incontro
la più silenziosa delle due che puntualmente non spiccica fiato e
mantiene le distanze di sicurezza.
Pigiama segue la sua solita routine e
le sono grato per quasta oasi di certezze nel caos persistente degli
ultimi giorni.
Poi c'è Claudia, quella nuova.
Subentrata a Francesca quasi due settimane fa. Ancora non l'ho
inquadrata, più che altro perchè tende a stare fuori tutta la
giornata. Sembra un tipino solare, ha già tenuto testa a due
interrogatori da parte del resto della popolazione dell'appartamento:
che fai? Dove lo fai? Perchè lo fai? E perchè invece non fai
quest'altro?
Come tradizione io e Pigiama ce ne
siamo tenuti fuori ma abbiamo osservato: per ora è ancora un può
impacciata ma promette bene in quanto a scenette divertenti.
Come i più esperti tra voi intuiranno stasera non
c'è vera ispirazione. Il cervello brancola un po' mentre i pistoni
cercano di riprendere il ritmo abituale. C'è qualcosa che mi sfugge
che si è inceppato: leggo molto e scrivo poco. Forse sto ricaricando
la batteria, non so. Ho sempre fatto un vanto di non sapere che mi
passa per la testa.
Ho comprato un'agenda tornado a casa. I
vecchi metodi sono i migliori: da oggi in poi mi darò i compiti per
cercare di dare un po' di costanza alla creatività. E poi
diciamocelo: avere un'agenda piena di scarabicchi e punti e quasi uno
status simbol se davvero voglio fare lo scribacchino artistoide.
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