mercoledì 11 aprile 2012

Il Punto della Situazione

Ci sono attimi in cui una persona non può far altro che rimanere basita, balbettare qualcosa di inprecisato e chinare il capo al destino avverso o alla crescente improbabilità. A me capita spesso. Succede quando una ragazza carina si avvicina con fare ammicante solo per poi chiederti una sigaretta. O anche quando la tua squadra del cuore vince 2 a 0 e prende due gol idioti negli ultimi dieci minuti. Oppure, sempre per rimanere in tema calcistico quando vai allo stadio e l'addetto ti fa problemi per una bottiglietta d'acqua mentre due energumeni entrano con abbastanza razzi da conquistare la Libia.



Mi è successo di nuovo stamattina quando, dopo ore interminabili di viaggio, all'apertura della porta della mia stanza i nippoli di polvere mi hanno dato il benvenuto fieri ed orgogliosi come quando mi avevano salutato alla partenza. Sono cambiate molte cose da allora ma ancora resto refrattario alle pulizie domestiche. L'illusione che la stanza sia troppo piccola per sporcarsi è e sarà la mia rovina.



Pulisci la stanza, svuota la valigia, fai il letto mentre esegui tutti i tuoi controlli da paranoico per assicurarti che nessuno abbia stazionato nel tuo regno in tua assenza: la roba nel mobile è come l'hai lasciata, il segno nel letto pure, i fumetti... non so non ricordo come li avevo lasciati. Sarò anche paranoico ma preciso mai.



Una volta finito il tutto mi dedico alla mia attività preferita: ricaricare la pagina della mail in attesa di qualcosa: almeno quattro persone devono contattarmi per robe più o meno importanti e solo una e mezzo ha la necessaria giustificazione. In teoria avrei da fare, ad esempio scrivere o, meglio ancora, trovarmi un lavoro. Ma sono entrambe attività faticose che mi priverebbero del mio hobby.



Anche se in casa non ho praticamente visto nessuno (tranne pigiama seduta sulla tazza con la porta aperta convinta che non ci fosse nessuno) come al solito sento i rumori della vita intorno a me.

La francese pare parli da sola o forse al telefono nel suo strano idioma. Sorride sempre, in qualunque condizione e stato. Come quelle mogli che hanno paura di irritare il amrito pazzo.

Giuseppe è ancora via in missione. Evidentemente si tratta di un bersaglio difficile. Meglio così.

Le altre due ragazze, le sante che mi hanno spiegato come va il mondo qui dentro, sono praticamente evaporate nel nulla. Non le si sente né si vede. Ogni tanto incontro la più silenziosa delle due che puntualmente non spiccica fiato e mantiene le distanze di sicurezza.

Pigiama segue la sua solita routine e le sono grato per quasta oasi di certezze nel caos persistente degli ultimi giorni.



Poi c'è Claudia, quella nuova. Subentrata a Francesca quasi due settimane fa. Ancora non l'ho inquadrata, più che altro perchè tende a stare fuori tutta la giornata. Sembra un tipino solare, ha già tenuto testa a due interrogatori da parte del resto della popolazione dell'appartamento: che fai? Dove lo fai? Perchè lo fai? E perchè invece non fai quest'altro?



Come tradizione io e Pigiama ce ne siamo tenuti fuori ma abbiamo osservato: per ora è ancora un può impacciata ma promette bene in quanto a scenette divertenti.



Come i più esperti tra voi intuiranno stasera non c'è vera ispirazione. Il cervello brancola un po' mentre i pistoni cercano di riprendere il ritmo abituale. C'è qualcosa che mi sfugge che si è inceppato: leggo molto e scrivo poco. Forse sto ricaricando la batteria, non so. Ho sempre fatto un vanto di non sapere che mi passa per la testa.



Ho comprato un'agenda tornado a casa. I vecchi metodi sono i migliori: da oggi in poi mi darò i compiti per cercare di dare un po' di costanza alla creatività. E poi diciamocelo: avere un'agenda piena di scarabicchi e punti e quasi uno status simbol se davvero voglio fare lo scribacchino artistoide.

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