La vita di coppia è intervallata da
momenti in cui ci si chiede perchè non i è tenuta la bocca chiusa.
Di solito il rimpianto arriva sempre dopo, a danno fatto, ma al
momento la mente di Alessandro era più che felice di crogiolarsi in
quel pensiero mentre fissava il piccolo frigorifero al centro del
soggiorno. Se non fosse stato un elettrodomestico sarebbe stato certo
che l'elettrodomestico lo stesse deridendo.
Era una storia che andava avanti da un
po'. Un po' troppo in verità: quattro mesi. O meglio ancora da
quando Aurora, la sua ambile dolce e irrascibile metà aveva aperto
per la prima volta il frigo nel minuscolo angolo cottura della loro
nuova casa. La cuciana era un piccolo angolo largo un po' meno della
scrivania nell'altra stanza in cui convivevano a stretto contatto
lavello fornelli credenza e quello stramaledetto frigo. Aurora era
persona pratica ed agile di mente e corpo ma perfezionista come un
ragioniere giapponese e irrascibile come Attila l'unno con un
occlusione intestinale. C'è da dire a suo merito che aveva tollerato
molto di quella casa: la camera da leto sproporzinatamente grande, il
soggiorno minuscolo, il bagno col soffitto obliquo che la costringefa
a farsi la doccia piegata. Tollerava anche quella ridicola cucina di
barbie ma il fatto che l'anta del frigo si aprisse verso i fornelli
costringendola ogni volta ad uscire dall'angolo cottura la faceva
diventare matta.
Fu uno di quei giorni che Alessandro
fece l'errore. Quelle vanterie da uomo che non credi di dover mai
mettere in pratica ma che puntualmente ci si ritorcono contro. Aurora
era in equilibrio precario sulla soglia della cucina, piegata in una
posa innaturale nel tentativo di predere qualcosa dal dannato
elettrodomestico. Alessandro, ed io, scorrevamo i canali con aria
interessata sul grosso quaranta pollici piazzato al di là della
stanza, un metro scarso dal divano. Ai borbottii inaciditi della sua
amata alessandro rispose prontamente, e sovrappensiero:
“amò se ti da così fastidio il
frigo possiamo smontre lo sportello e mettere il perno sulla altro
lato”
il viso di Aurora fece capolino da
dietro una confezione di uova “vabbè adesso lascia perdere”
“guarda che non ci vuole niente, l'ho
fatto pure a casa mia” rispose Alessandro
“si magari gli posso dare una mano
veramente è una fesseria” aggiunsi senza sapere il danno che avevo
fatto.
La cosa finì lì. Mangiammo bevemmo ed
andammo a dormire, chi in camera chi sul divano per poi andare in
giro il mattino seguente.
Si possono dire molte cose di Aurora ma
di sicuro non è una persona che si fa spaventare dal lavoro fisico e
per giunta ha un ottima memoria. Verso sera sia io che Alessandro
tornammo verso la stessa ora solo per trovare il piccolo frigo nel
mezzo del soggiorno, cacciaviti, martelli e quantaltro ben disposti
sul tavolo e Aurora che studiava nella stanza accanto.
Subito Alessandro capì il sottile
suggerimento datogli dalla amore della sua vita e subito si mise
all'opera ben conoscendo le conseguenze di una manovra evasiva o di
un temporeggiamento.
Fase uno: svuotare il frigo. Fatto non
c'era niente già prima
fase due: smontare l'anta. Facile
nota: la prossima volta prima di
smontare l'anta assicurarsi che le parti mobili siano state rimosse
dalla stessa
fase tre: sganciare il perno. Panico.
Il coperchio non si toglie. nell'ordine
i rivelano inutili: tirare, spingere, far leva con i cacciaviti,
cacciare i cani, svitare tutto lo svitabile, imprecare, smontare la
copertura esterna, imprecare di nuovo, premere tutto quello che
sembra premibile, imprecare ancora e più forte, tirare di nuovo.
“allora avete fatto? Su che io ho
fame” io ad Alessandro ci guardiamo straniti, il tempo sta per
scadere.
“e se provassimo a smontare il
coperchio? Vedi qui ci sono delle viti” dico con poca convinzione
“si può essere, è un ferro vecchio
magari per arrivare al perno bisogna fare così”
“ e poi o così o stacchiamo il
motore ci arrivamo da dietro”
ci rimettiamo al lavoro: via la
copertura di alluminio, via l'isolante, via il primo scheletro di
metallo del coperchio. Cazzo, non ci sono altre viti e che sono quei
perni lì sotto?
È la resa. Non c'è più nulla da
svitare e ogni altro tentativo potrebbe compromettere la struttura.
Aurora fa la sua apparizione nel suo tutone da studio: “ma che
state facendo?!”
“non si apre sopra” dice Alessandro
sottintendendo qualcosa come “lascia fare a noi donna che ne
capiamo”
“ e quindi avete ensato bene di
scassarlo? Vi porto un trapano?” fine ironia
“ma vedi ci stanno solo stanno solo
sti perni qui in basso iente viti, devono essere interne, non si può
smontare” dico con diplomazia e falsa competenza.
Aurora si avvicina, osserva per un po'
poi da una manata sul davanti del coperchio: Tlak!
Il pezzo si sgancia senza problemi,
Aurora prende il perno dall'interno e lo sposta da destra a sinistra
poi rimette su il coperchio un altra manata e tlak. Come nuovo.
Ci guarda con giusta aria di
sufficienza: “rimettete a posto, io vado a finire il capitolo” si
gira e va nell'altra stanza non degnadoci di una parola.
Mano male aggiungerei.
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