Certe volte arriva come una fucilata,
improvvisa e violenta. Senza nulla da nascondere, come quella coppia
di innomorati che si abbraccia sotto il tuo palazzo mentre tu hai
quasi dimenticato a cosa servono certi pezzi di cuore. Oppure si
intrufola furtiva come il marito che torna a casa in cerca
dell'amante. Sale lentamente, un piccola marea di stizza e fastidio
che un attimo fa non c'era e che ora ha preso il possesso di tutto il
sistema nervoso.
Ti fa incazzare, come un rigore
sbagliato al novantesimo. Non si sa il perchè sia arrivata,
figuriamoci quando si toglierà dai coglioni.
È come quando ti portano in uno di
quei bar fighetti pieni di drink pretenziosi bevuti da studenti di
filosofia negli intervalli tra i loro discorsi pretenziosi. E tu, in
cerca di un onesta birra, sborsi otto sacchi mentre ti domandi perchè
non ti sei ucciso di seghe a casa invece di venire lì.
È come soppesare l'idea di tornarsene
a casa solo per ricordarsi che stai senza macchina e ricordi a stento
il nome del tizio che ti darà un passaggio a casa, solo per poi
lasciarti a due km da casa tua perchè entrare nei vicoli è
complicato.
Una vocina il fondo al cervello ti
prova a tirar su con le voci dei tuoi amici che ripetono le solite
frasi fatte per ogni disgrazia ma al momento non hai intenzione di
starla a sentire. Una parte masochista di te vuoi immergersi in
quella sensazione come l'ubriacone che potresti diventare, sguazza
nella birra e poi nel suo stesso piscio.
Sei una persona pacifica, ti ripeti, ma
mentre macini km nella notte preghi con tutto il cuore di incontrare
“quello che se lo merita” per sbatterlo con la testa in una
saracinesca finchè non ne esce il cervello tirandosi via anche il
tuo malumore. Non lo incontri mai. Forse è una grazia di un cielo
che sa sempre quanto tirar la corda senza romperla.
Torni a casa. Quello che ci vuole è
una doccia e una notte di sonno. Non fai in tempo a formulare quasto
pensiero che dalla porta arrivano voci sconosciute: ospiti.
Potrebbero anche essere persone simpatiche, magari interessanti. Ci
sono delle ragazze. Ma ora come ora non ti senti parte del genere
umano.
Ti chiudi in camera, picchi le dita
sulla tastiera. È l'unico modo che conosci, pigli pezzi di
frustrazione e li pesti sulle pagine. A fatica. Sei uno schiavo
condannato alle miniere che colpisce la roccia come se fosse la causa
di ogni suo male. Le pepite che trovi sono guardate con indifferenza.
È la roccia il nemico.
Sicuramente c'è gente che sta peggio
di me: ansie vere, paure concrete ed incombenti. Mal comune e grosso
guaio. Mentre chitarre elettriche di gruppi sconosciuti ti stridono
nelle orecchie pensi all'obiettivo: il modo più originale per fare
la fame.
Suona così vera adesso.
In fondo però: Elvis è morto in una
pozza del suo vomito, Kurt Cobain ed Hemingway si sono sparati in
bocca, Lovercraft era pazzo.
Tu credevi davvero di usirne indenne?
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