La seconda non è verificabile.
Di solito la strada è sempre la
stessa: scendo da casa e mi avvio verso San Giovanni. Contemplo un
po' il paesaggio e poi ritorno indietro contento soddisfatto e con i
piedi doloranti verso casa. Ovviamente a fare questo tragitto ogni
santo giorno ci si annoia e così ho iniziato con piccole varianti:
prima una timida esplorazione delle traverse di Re di Roma ma presto
non è bastato più.
Forte di un abbonamento ho deciso di
addentrarmi nell'esplorazione di quella parte di città che mi
permetteva di raggiungere la metro. Sono sempre stato affascinato da
alcuni edifici particolari di Roma: piazza san Pietro e castel
Sant'angelo. E così mentre viaggiavo in metropolitana la scritta
“ottaviano” con il sottotitolo “musei vaticani” mi ha fatto
decidere. La sera prima avevo controllato il percorso su google maps.
La mattina dopo ero per strada deciso a raggiungere il castello e poi
la piazza.
Peccato che come dicevo il mio senso
dell'orientamento sia pietoso. Solo la fiumara di gente che si
dirigeva verso il centro della cristianità, e i copiosi cartelli, mi
ha permesso di raggiungere l'obiettivo. La piazza ha i suo fascino e
mi ha anche facilitato alcune considerazioni di ordine squisitamente
matafisico e pippaioleggiante. Ma adesso basta. Il vero obiettivo è
il castello.
Sicuramente ricorderete come avevo
cercato bene informazioni su goolge maps la sera prima ma chiaramente
non mi ricordavo un cazzo. Torno indietro e decido di prendere la
metro per scendere a “lepanto” la fermata successiva, che a
memoria era ad un tiro di schioppo dal castello.
Vi consiglio vivamente di usare maps
anche vuoi in questo momento per capire che cazzo di giro mi sono
fatto.
Esco dalla metro tutto baldanzoso e già
il primo dubbio: andare lungo Via Giulio Cesare verso il Tevere o
tagliare per via Marcantonio Colonna. Decido di seguire alcuni
turisti con la cartina in mano che procedono sicuri e spediti in via
Colonna. Ma all'altezza dell'incrocio con via Cola di Rienzo decido
che loro non capiscono un cazzo e svolto verso il Tevere. Ricordi
ancestrali di una serata sotto Castel Sant'angelo con Aurora ed
Alessandro (quest'ultimo romano de Roma) mi suggeriscono che il
castello dovrebbe essere visibile dal Tevere.
Se il fiume fosse dritto. Forse. Come
certamente immaginerete non ho trovato il castello. Ho attraversato
il primo ponte che che mi capitava a tiro e poi ho deciso:
sicuramente il castello è qui da qualche parte, o più su o più
giù. Per cui ho incassato le spalle contro il vento che iniziava a
salire e mi sono avviato seguendo il corso del fiume determinato ad
arrivare a freggene pur di trovare il castello.
All'altezza di ponte Cavur sono sorti
altri dubbio: erano le 4 di pomeriggio, iniziava a fare freddo e non
si vedeva il castello. Le priorià cambiano: devo tornare a casa
prima che mi scoppino le cosce. Mi avvio diritto per diritto in via
Tommacelli e solo quando arrivo a via Condotti (dal nome conosciuto
ma non chiaramente localizzata) e lì ammetto a me stesso di non
avere davvero idea di dove cazzo sono. Le fermate del bus (“segui
le fermate” era uno dei preziosi consigli di Manuele) non sono
d'aiuto portando tutte in posti sconosciuti. Capisco che da qualche
parte più avanti c'è piazza di Spagna ma ci potrebbero volere altre
ore e già una volta ho scoperto che quella piazza si sposta per
sfuggirmi.
Decido di fare l'unica cosa saggia da
fare: tornare indietro e pregare di ribeccare la metro di Lepanto.
Riattraverso il ponte di Cavour e tiro diritto cercando un punto di
riferimento. Ma sono stanco. Sto camminado dall'una, ho sete, ho fame
ed ho la panza di una donna in cinta al settimo mese. Resto
affascinato da un edificio, credo il tribiunale, e dalle panchine
della piazza antistante (piazza Cavour). Mi arrendo all'inevitabile.
Mi siedo e contemplo l'architettura del tribunale mentre valuto se i
miei 6 euro bastino a riportarmi a casa in taxi. Poi lo vedo.
In uno spaccato tra gli edifici
intravedo la familiare forma bombata del castello. Magari mi sto
impressionado ma decido di tentare. Affanculo almeno ci sono
arrivato! Arrivo lì festante e gioioso conteplano la struttura e
borbottando motti del tipo “chi l'ha dura la vince”. Poi un altra
rivelazione:
dal cortile del castello vedo in
lontanaza Piazza San Pietro, forse un chilometro scarso.
I turisti sentono distintamente il
suono delle mie palle che cadono sul selciato sbigottite.
Bestemmio, una, due, tre volte e mi
incammino vero la piazza. Arrivato lì non dedico nemmeno uno sguardo
all'architettura. Punto dritto alla metro di Ottaviano da cui sono
uscito ormai quattro ore fa. Per fortuna trovo subito il posto in
metropolitana. Mi siedo, chiudo gli occhi e attendo la mia fermata.
Neanche una vecchia invalida di guerra
e incinta mi faranno alzare.
Mai più mi ripeto.
Ma già penso ad andare a villa
borghese.
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