giovedì 29 marzo 2012

29/3/2013


Era una notte buia e tempestosa, almeno sulle coste del pacifico. Qui invece c'era un bel tepore. Il sole splendeva e da poco le rondini erano tornate per festeggiare la primavera, i ragazzi uscivano a caccia di belle donne e le gelaterie cominciavano a piazzare i primi gelati dopo il lungo inverno appena passato. Io, dal mio canto, tornavo a casa come tutte le sere: con la testa sognante ed i piedi doloranti dopo un altra lunga giornata equamente divisa tra inseguimenti e fughe. Non che corressi dietro alla gente, non ne avevo né il fisico né il fiato, correvo dietro alle idee. E qualche volta le prendevo pure. Vivevo in una piccola stanza in un piccolo palazzo in una grande città. Ero andato lì in cerca di fortuna e gloria ma all'epoca avevo rimediato solo vesciche sotto i piedi e fatto la fortuna dell'arabo che mi stampava le fotocopie. Un sacco di gente mi doveva far sapere qualcosa ma non chiamavano mai. Dal canto mio io gli ricordavo il loro dovere una volta alla settimana quando rifacevo il mio giro e lasciando alle loro scrivanie l'ennesima coppia di fogli con foto e allegati. Quando poi i piedi iniziavano a farmi male tornavo a casa mi sedevo accanto al telefono ed aspettavo.

Il giro non era la mia sola occupazione, anzi, era quasi uno svago rispetto alle mie reali aspirazioni. Peccato però che nessuno sia mai stato interessato a pagare le aspirazioni. Mi servivano contanti e mi servivano subito e nessuno era disposto a darmeli. Ogni martedì io ed i miei soci ci riunivamo per pianificare, progettare e decidere. Manco stessimo preparando la rapina del secolo. Si avevamo un piano. Ma nulla di più.


Migliaia di parole viaggiavano attraverso la fibra ottica come orfanelli in cerca di adozione. Ogni lunedì dalla mia casella di posta partivano un numero sempre crescente di e-mail come pellegrini verso il nuovo mondo. Non avevano mai loro notizie ma preciso e puntuale ogni primo venerdì bel mese stampavo tutto e lo spedivo con la posta tradizionale. All'epoca pensavo che presto mi sarebbe arrivata una diffida da una delle case editrici. Ma non arrivò neanche quella.

Nessuno si aspettava che era facile ma mi sarei aspettato più vaffanculi e meno silenzio. Mi sentivo come Martin Eden, rozzo protagonista di un romanzo che spedisce in continuazione le sue opere a editori sordi. La differenza tra noi è che io non credo mai che quello che faccio sia un capolavoro, senza parlar della mia panza che Martin deriderebbe ampiamente.


In casa siamo sempre gli stessi. Giulia ha finalmente svelato il suo segreto: è una creatura della notte il suo metabolismo le permette di nutrirsi solo dopo la mezzanotte e questo la costringe ad un unico pasto notturno al posto dei tradizionali tre. Giuseppe si è ritirato dall'attività adesso gestisce una fitta rete di assassini prezzolati invece di svolgere personalmente le missioni come faceva un anno fa. Un altra ragazza è venuta al posto di Francesca: Claudia ma praticamente non si vede.


Ogni tanto, prima di ricominciare a scrivere mi piace pensare agli altri:

Beppe e Giordano quasi sei mesi fa si non intrufolati nella redazione della panini comics. Armati di matita, penne, fotocopiatrice e troppo alcool hanno sostituito Rat-man 121 con una loro versione. Era troppo tardi per fermare la stampa. È stato il numero più venduto di tutti i tempi. Ha battuto anche quello che la foto hot di Ortolani in copertina.


Un editore si è lasciato fregare dall'aspetto apparentemente innocuo di Chiara lasciandola avvicinare abbastanza. Poverino. Mi dicono che adesso viva sotto ponte milvio a imprecare contro i fighetti mentre la versione moderna di cappuccetto rosso dirige la sua azienda.

Di Martina e Mariangela non ho avuto più notizie. Alcune voci mi dicono che hanno sfornato uno spettacolo teatrale tanto allucinate quanto bello che sta facendo impazzire il nord Europa così come le copertine di Andrea arrevotano oltreoceano.


Ogni tanto mi fermavo da McPistilli a prendermi un tranci di pizza per poi passare a trovare Aurora al suo studio all'epoca aveva un cliente particolare con la fissazione per i cavalli. Non ho avuto il coraggio di indagare.


All'epoca in fumetteria ho trovato l'ultima fatica del mio ex professore e del suo socio: Don John, una specie di gangster patito dei fumetti che va a uccidere tutti i vari “esperti di fumetto” che criticano i suoi gusti. le recensioni su internet lo stroncavano senza appello ma il successo di pubblico fu monumentale


Ma la vera cosa che mi cambiò la vita arrivò con una lettera in quella tiepida giornata di primavera. Finalmente qualcuno si accorgeva di me! Da quel giorni diventai commesso all'Ikea!


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