sabato 11 febbraio 2012

gli specialisti


Sono le tre del mattino. Faccio fatica a respirare, ho un peso sul petto e la gola come se fosse ingolfata di lana. tossisco così spesso e così forte, che il gatto ha deciso di andare a dormire con mia sorella.

altro che "lieve irritazione delle vie respiratorie".
questa è asma. Un altra volta
e l'inalatore sta a Roma, io a Napoli.
Sarà una lunga notte, medico maledetto

tutti odiano i medici. È opinione comune che guadagnino troppo per non fare un cazzo o, peggio ancora, per fare una serie di cose fighissime e prendere tutti a metaforici “cazzi in faccia” con taglienti battute al veleno tra una diagnosi e l'altra.

La verità, è molto più triste, come tutti noi sotto sotto sappiamo.

Quando qualcuno inizia a prendersela coi medici a me viene sempre in mente il nostro medico di famiglia. Un uomo nel cui sguardo puoi intravedere una perenne domanda: “ma chi me lo ha fatto fare”.

Studiano per anni i nostri medici. Test d'ingresso subito seguito da cinque feroci anni di università ad approfondire ogni malattia, ogni trauma, ogni intervento. Una volta finiti i primi cinque anni c'è dell'altro: tirocinio, altri cinque anni passati a mettere cateteri pulire pappagalli e sondare ani restii con lo stesso entusiasmo di chi riceve il tuo dito. Ovviamente non ci sono spintarelle, non per te, vedi gente che avanza spinta ma tu sei immobile a controllare pressioni e pulir vomito.

Alla fine riesci. Dopo tanta fatica hai il tanto sospirato pezzo di carta che ti rende ufficialmente un “buon partito” per antonomasia. Apri i fili della borsa aprendo uno studio medico sognando di fare il dottor House o, se proprio tira male, Scrubs.

Solo in seguito realizzi che da ora in poi curerai tre malattie e poco altro: influenza, demenza senile e quella-generica-malattia-che-richiede-un certificato-medico-per-non-andare-a-lavoro.

La sala d'attesa di un medico è un posto magico, riviste di periodi storici ormai defunti stanno lì ad invogliarti a sfogliare le figure. Sin dalle prime luci del mattino di ogni giorno di visita un piccolo esercito di irriducibili attende fuori la porta. Se lo studio apre alle 9 loro sono lì dalle 8. Amano sottolineare al dottore quanti minuti di ritardo ha fatto sull'apertura.

Gli anziani hanno un modo tutto loro per decidere chi c'era prima. Un'asta al rialzo sulle malattie: catarro, emicrania, femore imbullonato, pressione bassa, pressione alta e via discorrendo solo quelli con l'Alzaimer aspettano pazienti il proprio turno.

Infine qualcuno dice ictus, quasi infarto o Tumore e balza in testa alla fila. Il principio sembra essere: abbiamo tutti poco tempo, chi ha le cose serie deve far prima.

Non c'è da stupirsi se un medico sottovaluta o esagera un problema. Ha studiato, per dieci anni, le cose più improbabili. I suoi neuroni a volte rifiutano una soluzione semplice. Come quella volta che per problemi di pressione vedevo delle macchie sull'occhio quando ero sotto sforzo e lui, dopo aver ascoltato con quel tipico modo da dottore (annuendo e non sentendoti proprio) mi prescrive una visita oculistica.

Hanno studiato, non è colpa loro. Loro stanno ancora cercando di capacitarsi di non essere dei fusti come i dottori alla tv. Si guardano intorno per le corsie degli ospedali cercando la dottoressa sexy ed insicura che fa porcate da tutte le parti se hai la pazienza di sorbirti il pippone.

I più disillusi fissano la porta del pronto soccorso pensando che da un momento all'altro entrerà un gruppo di medici ed infermieri intenti a salvare una vita in corsa.

In lontananza una stampella fa eco nel corridoio insieme ad una voce acida e sprezzante. Non è House. Solo un altro vecchio in lite feroce col suo colon.


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