venerdì 27 gennaio 2012

Certe volte le parole non bastano



Ci sono momenti nella vita in cui ti accorgi che il linguaggio umano è limitato. Alcuni concetti sono impossibili da rendere con le semplici parole. Per esempio per far capire quanto mi girano oggi l'unica maniera che mi viene in mente, oltre che una sequela di bestemmie, è questa:

immaginatevi Satana, si il principe delle tenebre, l'oscuro signore degli inferi, Lucifero, il male incarnato. Comodamente accoccolato sotto le coperte al calduccio nel suo letto nell'abisso più profondo e gelido degli inferi in pieno inverno.
Non dorme, perché il male non dorme mai, ma è in quel fantastico istante tra sonno e veglia in cui tutti, almeno una volta nella vita, saremmo voluti rimanere per sempre.

Da qualche parte un telefono squilla con insistenza. È davvero fastidioso come quei telefoni che squillano in treno un istante prima che tu prenda sonno. Dopotutto è l'inferno, tutto è almeno fastidioso qui.
Per quanto sia una creatura di immane potenza e tremenda natura anche Satana, come tutti noi, non ha potere contro lo squillo di un telefono. Deve rispondere, potrebbe essere qualcosa d'importante, potrebbe essere successo qualcosa di grave.
Inoltre non rispondere è un ottimo modo per far continuare a latrare all'infinito quell'aggeggio infernale.

In pochi secondi il nostro “eroe” si fa coraggio butta di lato le coperte e si precipita nell'oscurità verso il maledetto aggeggio. È un attimo, il gelo leggendario della Giudecca stermina ogni residuo del piacevole tepore delle coperte.
Si potrebbe parlare per ore del perché il capo di tutta la baracca abbia preso casa nell'unico posto gelido dell'inferno. I demoni che hanno avuto il coraggio di chiederglielo hanno avuto riposte vaghe che comprendevano affitti bassi e vicini discreti.

Ma questa è un altra faccenda. Il telefono continua a squillare.

Non c'è tempo per cercare le ciabatte e quindi con rapide falcate impastate di sonno il Principe delle tenebre raggiunge la porta la spalanca e la sorpassa con tutta la sua oscura regalità.

Tutto questo parlar di tenebre non è una licenza poetica. Da tempo Satana per risparmiare ha riempito casa sua di lampade a risparmio energetico, di quelle che ci mettono dai venti ai quaranta minuti per fare della vera luce.
Non può fare altrimenti. L'affitto qui nella Giudecca è esorbitante.

Nulla può l'oscura regalità del signore degli inferi contro l'oscuro corridoio che si appresta ad attraversare. Come nulla può il suo oscuro piede nudo contro l'oscuro mobiletto e soprattutto contro il suo tenebroso spigolo.

Da qualche parte a Giuda fischiano le orecchie. Non può essere altrimenti, è stato lui a regalare quell'oscenità al sommo durante l'ultima festa aziendale.

Barcollante ancora intontito dal sonno e dal lanciante dolore al piede Satana si lancia verso il mobiletto, non quello di Giuda, quello utile col telefono i centrini e le bollette non pagate.
Finalmente solleva il ricevitore mettendo fine all'ululato elettronico dell'apparecchio. Si sofferma per qualche secondo per darsi un contegno ignorando sonno e dolore.

“pronto?” non è proprio quello che ci si aspetta ma le formalità alle sette del mattino non sono poi così importanti

“buongiorno sono della Telecom volevamo proporLe un offerta che non potrà rifiutare...”

ecco la risposta che darebbe Satana, nella lingua oscura degli inferi si avvicinerebbe abbastanza a quello che volevo descrivere all'inizio.

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