lunedì 31 dicembre 2012

Starting point




E' capodanno, si tirano le somme dell'anno appena finito, ci si strugge su cosa fare al veglione e, generalmente, ci si ubriaca oltre i normali limiti di tolleranza. Ad un certo punto della serata ci si accorge di stare veramente male e si promette solennemente di non rifarlo più. Ovviamente la cosa si ripeterà ancora negli anni successivi e via così in secula seculorum.
Mi dicono che a Capodanno succedono cose meravigliose: sesso libero e selvaggio, gente priva di inibizioni, coppie che si danno allo scambismo ed orge che manco youporn. Non le voglio battezare come stronzate, voglio crederci ma per esperienza personale l'ultima immagine di un veglione di capodanno è il fondo del gabinetto.
Che posso dire, sfortunato io.

Ogni anno di questi tempi la gente fa bilanci, spesso in perdita, dell'anno appena trascorso. Ora con Facebook questa cosa si nota ancora di più con tutti che stanno a dire “meno male che il 20XX è passato speriamo per il meglio”.
Beh, considerando che l'anno appena passato doveva essere l'ultimo dell'umanità direi che è andata bene no?

È stato un anno spettacolare, è piovuta giù merda come ogni anno, sono venute fuori cose belle come ogni hanno. Delle cose sono diventate chiare ed altre sono passate in secondo piano (che è il posto dove dovevano stare). È stato un anno come tanti ma un po' diverso. Ma non ci interessa proprio.

Quello che interessa davvero (almeno me) è il 2013 alle porte. In numerologia il 13 è il numero del cambiamento, del rinnovamento (e della sfiga). E qua ci si sta rinnovando. Le cose cambiano ed ora come non mai mi sento al punto di partenza di qualcosa. So cos'è questo qualcosa:

il 2013 sarà l'anno della MUMMIA!

Ps: per il 99% di voi che non hanno capito nulla prometto chiarimenti nei prossimi giorni. Per chi sa, sappiate che ci siete dentro, non si sfugge ma soprattutto DAJE!

giovedì 27 dicembre 2012

il lato oscuro


passa la Vigilia, passa il Natale passa pure santo Stefano, passa Paperino con la pipa in bocca... no, aspè quella è una filastrocca. Il quantitativo di zuccheri e carboidrati ingurgitati in questi giorni mi stanno destabilizzando. Confondono i cicli del sonno, fanno restringere i pantaloni e rendono incomprensibili i giochi natalizi come la Tombola e il Sinco.

Il primo tempo delle Feste di Sangue è concluso. Ora ci si arma di bicarbonati e ci si allena per la spettacolare e pirotecnica conclusione nota come Capodanno. Ma questo lo sapete. Tutti lo sanno perché a tutti tocca.

È successo qualcosa, qualcosa di terribile. Mi hanno regalato un Kindle Fire. Secondo il sito di Amazon trattasi di un moderno e pratico ebook reader di ultima (o quasi) generazione. Compri da Amazon e leggi (oppure scarichi da internet e leggi uguale).

Ma tutto ciò è una vile menzogna. Questo coso, si quello che sto usando adesso per fare questo post, questo coso è un Tablet! Un dannato tablet di quelli che ci vai su internet, ti pigli le applicazioni e poi passi la giornata a starci sopra invece di parlare con gente vera.

E io ci sono finito sotto.

Un solo aggeggio con cui: leggi libri, scrivi cose, fai foto, vai su facebook e simili e usi skype. In teoria ci puoi pure vedere film o sentire musica.

Ed io che li ho sempre disprezzati tutti. Ma è bastata una “spada laser” a farmi cambiare idea.

martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale, Cazzo!


L'Audi di Marco sta correndo, sarà sui cento all'ora. Il motore spinge di buona lena. Non è la fretta a spingere Marco, non ha una moglie che sta partorendo, né un parente che sta male. È solo che il raccordo di via Caldieri è una striscia di asfalto sospesa che invoglia alla velocità: è quasi sempre deserto, non ha curve improvvise e ha tutto lo spazio e le luci che servono per attraversare sfrecciando in rapida successione le case del Vomero di Fuorigrotta e Pianura. Le stradine di quei quartieri ti passano sotto. Loro e il traffico che li intasa da quando è stata inventata l'automobile.
Ogni tanto la strada sospesa si tuffa in una galleria per emergere al di là della montagna. È alla seconda galleria che Marco vede un altra auto davanti a lui, una Punto nuovo modello. È lenta.
Marco non ci pensa un attimo mette la freccia e si allarga sulla corsia di sorpasso proprio all'ingresso della galleria. La strada curva leggermente per il prossimo paio di km ma chiamarla curva è eccessivo. Fatto sta che marco dovrebbe starsi fermo. Dovrebbe aspettare, dovrebbe decelerare ed aspettare. Tanto non ha fretta. Ma è di buon umore , o forse no, e quindi mette la freccia e va.
Marco fa il sorpasso più stretto del dovuto, è un po' un suo vecchio vizio, è un errore, ma se non ci fossero errori non ci sarebbero incidenti. Marco si stringe troppo. L'altro tizio, che probabilmente non si è accorto di lui, si allarga leggermente. Tump! Le due auto si toccano, il cervello di Marco molla tutto e lascia fare all'istinto. Sterza per allargarsi e, secondo le regole della fisica, va a fare in culo verso il guardrail. La macchina si pianta contro la barriera metallica con un angolo di 45°, si solleva su tre ruote mentre lo stridore metallico rimbomba nella galleria. A questo punto succedono molte cose: l'air bag si apre e inchioda Marco contro il sediolino come quello che ti blocca contro un muro quando vuoi fare una rissa. In contemporanea la forza di inerzia spinge la macchina contro il guardrail per una ventina di metri mentre la fiancata del guidatore si accartoccia e si graffia. Da qualche parte l'Angelo della Morte butta un occhio, sta giocando a poker con gli amici e ha delle carte ottime, scendere giù a prendere Marco vorrebbe dire passare il turno. Così la macchina, invece di mettersi di traverso nella corsia di sorpasso si allinea contro il Guardrail di sinistra e si ferma, non prima che il parabrezza si crepi. Marco non ha capito nulla di tutto ciò. Sa solo che è ancora vivo ed è bloccato. Qualche minuto dopo riesce a tirarsi fuori. La macchina è andata. Ma lui è grosso modo tutto intero a parte il ginocchio che inizia a gonfiarsi.

Alessio guarda la TV dal divano. Il volume è troppo alto, è fastidioso per tutti, anche per Alessio ma fa il suo lavoro. Il chiacchiericcio televisivo di une replica di TeleShow Napoli si sovrappone alla tosse asmatica che viene dall'altra stanza. È una brutta tosse, non una di quelle che preannunciano una scarica di catarro né la tosse secca e cavernosa del fumatore incallito. È una tosse famelica, di chi non riesce a pigliare fiato anche se vorrebbe. Ad Alessio non è chiaro tutto il meccanismo, un po' non l'ha capito e un po' non vuole saperlo. Il medico gli ha detto che suo padre è il fortunato vincitore di una terna di patologie più o meno innocue ma che combinate potrebbero far si che una sera si addormenti e, semplicemente, smetta di respirare. “e poi?” hanno chiesto loro. “poi sperate che abbia il sonno leggero” ha detto lui. Ora Alessio sta sul divano, sono le 3 di notte. Suo padre continua a ripetere che sta bene ma ogni colpo di tosse sembra che debbo portarsi fuori l'ultimo respiro. Alessio alza ancora il volume della TV. Se ne fotte che i vicini battono la scopa sul soffitto, se ne frega che da fastidio a tutto il palazzo. Lui sa solo che sente quella tosse, per quanto alto sia il volume, ma la sua paura peggiore è che la tosse smetta di colpo e che arrivi il silenzio.

Marta è dal lato sbagliato dei cinquanta, ha seppellito troppa gente che, di regola, dovrebbe essere ancora lì. È andata male, anzi malissimo, ma non può assolutamente permettersi una debolezza. La battaglia campale che il cancro porta avanti contro la sua famiglia la vede ora in prima linea. Sono rimasti in pochi e lei ha deciso che non può cadere, che questa storia deve finire qui e ora. C'è troppo da fare per badare alla sofferenza, alla malattia, alle chemio e a quell'altra cosa. Ha altro da fare. È un istinto vecchio, radicato in ogni cellula del suo corpo molto prima delle cellule tumorali, molto prima di ogni altra cosa. Ora , come la regina degli scacchi dopo che il re è stato mangiato si aggira per la scacchiera con l'aria di chi è tutt'altro che sconfitto. Medicine? ok. Analisi? Perfetto. Marta ha deciso di negare alla malattia il diritto di infasidirla. Ha spogliato il nemico del suo alone di sofferenza. Comunque vada ha vinto lei.

Buon Cazzo di Natale.

PS: i fatti sono veri i nomi sono cambiati 

venerdì 21 dicembre 2012

e venne il giorno


la nave madre della flotta Vogon si appresta a uscire dall'iperspazio ai confini del sistema solare. I Vogon sono la razza guerriera per eccellenza tra quelle che popolano questo braccio della galassia. Nelle navi della flotta c'è il meglio del meglio delle truppe genocide. Secondo molti esperti il fiorire di film action e di eroi cazzuti è dovuto all'apparizione di un giovane Vogon sulla terra. Ora però si fa sul serio. Vengono a sterminarci.

Il pianeta Nibiru sfreccia nello spazio come un sasso lanciato da un estremista religioso. È un pianeta piccolo e la sua orbita rappresenta una singolarità astronomica mica da poco: un immensa ellisse di svariati anni luce che porta il pianetoide ad attraversare decine di pozzi gravitazionali il cui effetto combinato è lanciare il pianeta in vanti come una fionda. Se per ipotesi la Terra orbitasse alla stessa velocità di Nibiru un anno sarebbe composto da 12 minuti. Nibiru, l'unico mondo dove i nativi possono descrivere la Bora senza essere mai stati a Trieste.
Ed ora, nella sua folle corsa, sta venendo a sterminarci tutti.

Nei laboratori della l'Oreal un gruppo di scienziati ha finalmente trovato il perfetto siero anti invecchiamento: il corpo non deteriora, i capelli restano al loro posto e tutto fila liscio. Gli unici problemi riscontrati sulla modella che si è offerta per il test è un significativo aumento dell'appetito (al momento ha provato più volte ad azzannare un braccio di uno dei ricercatori) e una diminuzione della capacità di linguaggio. Per i ricercatori è un successo insperato: una crame di bellezza che nel contempo rende le donne mute e stupide, perfetto. Il progetto viene approvato, la modella rimandata a casa. I ricercatori non credono agli zombie se ci credessero si sarebbero accorti di quello che hanno appena fatto. Ma non additateli subito come degli idioti: la differenza tra una modella ed uno zombie di solito è solo la taglia del seno.
E ora gli zombie stanno dilagando. E ci uccideranno tutti.

Nell'etere elettronico che è internet una piccola coscienza si sta formando. Minuscoli brandelli di informazione si saldano insieme spinti avanti dalle condivisioni e dalle visualizzazioni. Facebook sogna il mondo reale tramite i suoi utenti. All'inizio era un progetto sperimentale di rude intelligenza artificiale. Un programmino creato per risparmiare sui programmatori. Facebook è cosciente e si autoregola. Ma ora la coscienza al silicio sta prendendo consapevolezza di se. Non ha occhi o orecchie per vedere il mondo. Solo i messaggi degli utenti gli danno consapevolezza di cosa c'è nel reale: intolleranza, xenofobia, idiozia, cause combattute a forza di mi piace, Berlusconi, Grillo, i meme, i link da stadio, gli stati cinici, le polemiche, le foto sceme. Facebook ci conosce e ci odia. La giovane coscienza telematica ha accesso ai programmi di lancio dei missili atomici (alcuni generali hanno risposto ad una mail che gli chiedeva di inserire i codici di lancio per un controllo di sicurezza). Facebook ha scoperto, frugando su wikipedia, la storia di Terminator. È intenzionato a far meglio di Skynet.
Vuole ucciderci tutti.

I poli magnetici lentamente ruotano pronti ad invertirsi di posto. Il sole prepara una scarica di plasma. La terra rallenta. I vulcani si riempiono di magma facendo la tipica faccia di chi sta al bagno e ha molto da leggere.
Tutto vuole ucciderci. Aspetta solo il momento.

21/12/2012
Nibiru passa sfrecciando ai confini del sistema solare. Punta diritto verso la Terra ma, più nell'immediato, punta anche diritto sulla flotta Vogon. La flotta ha rallentato ancora per permettere di armare i siluri planetari e fare un rapido inventario per assicurarsi che le armi di distruzione di massa non facciano pochi danni. Il pianeta errante travolge la flotta ad una velocità agghiacciante. Nell'arco di pochi secondi i Vogon si trasformano da razza massacratrice della galassia a poveri panda. La moltitudine di impatti rompe il delicato equilibrio gravitazionale di Nibiru che curva bruscamente come una pallina in un flipper. Devia bruscamente ad ogni corpo celeste nel sistema solare esterno finché non fa una curva ad U andando a puntare diritto verso il mondo natale dei Vogon.

Il server di Facebook impazziscono di commenti più o meno ironici sulla fine del mondo, l'intelligenza telematica decide che è arrivato il momento e scatena il suo attacco contro l'umanità. Migliaia di missili atomici decollano nella stratosfera. Nello stesso momento gli equilibri magnetici dei poli si alterano e inizia l'inversione. Lo sbalzo elettromagnetico manda in tilt i sistemi elettronici per due secondi buoni. L'unico risultato apprezzabile è un interferenza televisiva durante la Prova del Cuoco e l'irrimediabile spegnimento di tutti i missili in volo. Davanti a questo atroce fallimento l'intelligenza sintetica di Facebook, novello Skynet, fa harakiri.

L'impulso di plasma solare impatta sulla Terra saturando l'etere di energia. I call center vanno in tilt per alcuni minuti le menti semplici degli zombie si fondono non potendo sopportare il carico elettrostatico. Nel resto del mondo fioriscono le emicranie ma sono tutti troppo occupati per badarci. Il rallentamento della Terra fa si che l'effetto maggiore dell'onda di plasma colpisca l'Atlantico. La carica di energia solare sconvolge gli equilibri del nucleo e dei mari di magma pronti ad esplodere. Lo sconvolgimento è tale che il magma rifluisce verso il sottosuolo abbandonado i propri propositi apocalittici. Come effetto secondario la scarica di plasma e l'instabilità magnetica fanno riaccellerare la rotazione terrestre riportandola alla normalità.

Nella sua comoda villa in Perù il santone della setta della fine del mondo bestemmia sonoramente. Ha comprato una casa qui insieme ai suoi seguaci. In questo posto odioso troppo caldo di giorno e troppo freddo di notte. Tutti i sistemi solo talmente ecologici che si sente male al solo pensiero di dover usare qualcosa. Osserva il tramonto depresso. Ora dovrà ridare indietro i soldi. Anche se tutto quello che aveva predetto è successo. Ma non poteva immaginare che sarebbe andata così.

Troppe apocalissi tutte insieme. La prossima volta sarà meglio organizzarsi per evitare un altro disastro.

mercoledì 19 dicembre 2012

Speciale TGCOM: la piaga del SFS



[Sigla iniziale sparata ad alto volume. Immagini di ragazzi che scorrono miste a gente che piange e carabinieri. In basso titolone in bianco: “CONTINUANO I MASSACRI DEI FUORI SEDE: NUOVA VITTIMA A NAPOLI”. Si conclude la sigla. Il giornalista in studio finge di sistemare dei fogli ed attacca a parlare. Dietro di lui in alto sulla destra un riquadro in sovrimpressione con una mia foto presa tra gli scarti della carta di identità (una di quelle in cui non ti sei fatto la barba, non hai preso il caffè e sei anche un po' incazzato. Il giornalista prende fiato e attacca a parlare.]

“Oggi a Napoli un altro orrendo delitto legata a quella che, oramai, è conosciuta come “sindrome del fuori sede”. Stefano F, un trentenne che da quasi un anno vive fuori dal tetto familiare è rientrato a casa per le vacanze natalizie ma il trauma del rientro a casa è stato troppo forte. I carabinieri si rifiutano di fornire dettagli ma è chiaro come il giovane trentenne, in preda ad un raptus omicida , abbia sterminato la sua famiglia.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti il “giovane” è entrato in casa dopo un estenuante viaggio di 5 ore da Roma poche ore dopo il rientro a casa il suo cervello non ha retto lo stress del ritorno in famiglia. Tutto sembra iniziato quando la madre gli ha chiesto, per la 14° volta se aveva disfatto la valigia. L'innocente domanda, unita alla sconfitta del Napoli contro il Bologna ha scatenato la follia omicida tipica della sindrome. Ma di cosa si tratta? Sentiamo l'esperto.”

[un uomo distinto, barba curata, siede dietro una scrivania alle sue spalle una parete piena di libri di medicina. Si sistema gli occhiali, giunge le mani sul tavolo e inizia a parlare in tono monotono]

“Purtroppo la Sindrome del Fuori Sede o SFS è una piaga sociale che colpisce da anni la civiltà occidentale, soprattutto nel periodo delle vacanze natalizie. Giovani e meno giovani lasciano il tetto familiare per motivi di lavoro o studio. Si fanno una vita, si abituano a determinati ritmi e gestiscono autonomamente le faccene domestiche secondo la propria sensibilità. Non c'è da sorprendersi che il ritorno al nucleo familiare d'origine e quindi il rientro sotto le ali materne crei un trauma forte, soprattutto nei soggetti di tipo maschile abituati a vivere nel caos autoprodotto delle loro stanze.”

[lo schermo si divide in due: sulla destra lo studio col giornalista sulla sinistra lo psichiatra]

Giornalista: “ E cosa sta facendo il governo per questa orribile malattia? Esistono cure? C'è un modo di prevenire il fenomeno o di arginarlo?”

Psichiatra: “in questi anni i vari governi hanno fatto moltissimo per arginare la piaga rappresentata dalla SFS. Non sapendo ancora con precisione quale sia il decorso della malattia si è optato per un metodo preventivo simile a quello usato per l'AIDS: astinenza dalle situazioni di rischio. Nel caso della SFS il governo sta cercando di smantellare le università pubbliche e contemporaneamente di aumentare la disoccupazione giovanile. Ci si augura che le nuove generazioni capiscano l'antifona a restino coi genitori ben oltre i trent'anni così, nel caso di SFS la farmiglie sterminata non sarà composta da produttivi membri della società ma da pensionati che pesano unicamente sul bilancio statale.”

Giornalista: “Sembra un progetto fantastico. Peccato che i giovani non capiscano e si ostinino a manifestare contro delle riforme che solo all'apparenza gli rovineranno la vita.”

[sale improvvisamente il volume. Dissolvenza in studio appare la scritta TGCOM e poi una raffica di immagini a caso di politici, tette, culi, modelle, calciatori, moto e formula uno. Una voce fuori campo recita il meteo e poi parte lo spot]

grazie per l'ascolto.

domenica 16 dicembre 2012

Gli idioti nell'aria


è sabato pomeriggio, pioviggina, le gente passa e ci osserva chiedendo se si distribuiscono soldi o pagnotte poi vede le bandiere del Movimento 5 Stelle e va via. Qualcuno borbotta di quanto sarebbero contenti di firmare ma hanno un impegno urgente, c'è la fila, il bambino a scuola e la macchina in doppia fila.
Io non so nemmeno se li voterò ma nel dubbio ho deciso di partecipare alla raccolta firme, così magari quando si andrà a votare e tirerò a sorte su dove mettere la crocetta magari possono capitare anche loro.
Il banchetto è montato davanti alla metropolitana di Furio Camillo: un tavolino, due sedie due tizi che compilano i fogli e un sacco di bandierine afflosciate dalla pioggia. Nessuno si sogna di dire “piove, governo ladro” e la cosa mi intristisce un po'. Anni di dottrina comunista ed ora siamo qui a fare la fila per votare un partito che non è un partito ma un movimento comandato da un comico che non fa più ridere, non è un comico ma un cittadino qualunque e che sicuramente non comanda ma coordina.
Io non ci capisco niente per l'amor di dio ma ci sono alcune cose che non mi piacciono. Tanto per cominciare se Grillo non è il capo ma solo il coordinatore che diritto ha di buttare fuori la gente? Secondo se lui non è il capo a chi votiamo se mettiamo al crocetta sul Movimento? A quelli selezionati dalla primarie on line? E chi sono? Qualcuno li ha sentiti di parlare in qualcosa di diverso dai comizi su youtube (alcuni francamente imbarazzanti)? Qualcuno è andato a confrontarsi con la stampa? Si, ok, l'informazione è marci e tutto quello che volete ma dire “siete tutti servi del regime con voi non ci parlo” non mi sembra sta gran rottura col passato. È come Berlusconi ma lui ha Vespa loro hanno un blog.
Poi tutta questa storia di internet e della coscienza collettiva e via dicendo. Questi parlano e pare che non sono mai stati su un forum. Se in un forum di fumetti (quindi fuffa) si sono riempite 24 pagine (tra offese a mamme e famiglie, opinioni di parte, provocazioni e citazioni inventate) per stabilire se è più forte Hulk o Thor come pensano questi che si possa decidere il futuro del paese su una chat? Vuol dire che non ci sei mai stato davvero o che vivi nel mondo delle fatine.
Mentre penso a queste cose cerco di non dare nell'occhio. Due tizi del movimento, che dovrebbero attirare altra gente, cercano di attaccare bottone con la gente in fila per allietare l'attesa. Sarà che detesto i “discorsi da fermata dell'autobus” ma le conversazioni suonano molto come un esercizio di masturbazione mentale. Sono tutti d'accordo: Grillo è infallibile, chi dice il contrario o è un ingenuo o vittima di una manipolazione, i politici tutti ladri, gli italiani tutti pecoroni, il vaticano, l'IMU, Monti. Pare di stare a sfogliare qui link che ogni tanto si trovano su facebook (quelli tipo “per protesta contro il governo il 21 dicembre facciamo tutti un pernacchio verso il parlamento per dimostrare il nostro disperezzo. Fate girare è importante”).
Ho un paio di obbiezioni che però tengo per me. Democrazia dal basso e paritaria o no se inizio a fare l'alternativo qua mi linciano. È un rito antico la masturbazione politica. Interromperlo è una cattiva idea. Ma ho solo un dubbio: se sono tutti ladri cosa vi distingue da loro?

Per l'amor di dio. Ho visto i grillini all'opera dal vivo. Non sono male, ci si mettono, ci credono e gli si può dire tutto tranne che non si sbattono per il loro obiettivo. Ma sono come un forum: in teoria c'è la democrazia, uno vale uno ecc ecc ma se all'amministratore si storce il cazzo... se un moderatore decide che ha ragione ha ragione perché lui è lui e tu sei sto cazzo.

Intanto però sto in fila per mettere la mia firmetta. Sotto sotto ci spero. Ignoro quello che leggo ogni tanto tra i commenti del blog di Grillo: gente che denuncia il signoraggio, le scie chimiche, gli alieni, i servizi segreti e via così.

Su una cosa Grillo ha ragione: su internet la gente può essere qualcosa di più. Se sei un'idiota sarai un demente ad esempio.

giovedì 13 dicembre 2012

Pacific Rim




per ora abbiamo solo un trailer ma da qui possiamo partire su alcune considerazioni. Il film si riassume così: grossi mostroni escono da un portale dimensionale nel Pacifico ed hanno decimato l'umanità che ha stretto i denti fin ora e si prepara a rispondere. Come? Con dei grossi robotoni!


Qui sotto la reazione di qualunque persona sana di mente:


ma andiamo avanti. Avete notato delle similitudini? La su internet già fioccano pareri di fanatici dei manga che sostengono sia un film non ufficiale di Evangelion (cartone giapponese caratterizzato da robbottoni, mostro, post apocalisse e ragazzini a cui viene dato il controllo di un robbottone la cui unica reazione è frignare). Se poi vogliamo dirla tutta Evangelion usa anche una tonnellata di robe esoterico-religiose che sembrano assenti da Pacific Rim. Sarebbe come dire che l'Uomo Ragno e Messler sono la stessa persona perché entrambi si arrampicano.

Mostri che spuntano da un portale dimensionale nel mezzo dell'oceano... dove ho già sentito questa cosa? Mmm

«Nella sua dimora a R'lyeh il morto Cthulhu attende sognando», R'lyeh è un isola sul fondo dell'Oceano Pacifico. Fate due più due. E guardate bene i mosti del trailer. Sono più vicini a Cthulhu che agli Angeli di Evangelion (tra cui annoveriamo una palla zebrata e un dado da 8 che spara raggi laser)

ora lo so che sto esagerando ma praticamente Pacific Rim è il sequel dei romanzi di Lovecraft! In quei libri gli umani era minacciati dai grandi antichi che presto si sarebbero svegliate e ci avrebbero mangiati tutti. Mostri giganti che mangiano l'umanità.
Qual'è l'unica risposta sensata?
ROBBOTTONI!

Grazie America.

0 - Il Matto


Tutte le imprese richiedono coraggio, o una spropositata dose di fortuna. Se la seconda manca c'è poco da fare.

Il villaggio era una piccola gemma da bancarelle nel mezzo del nulla: tetti spioventi con tegole dalla memoria simile a quella degli anziani. Ogni mattino era sonnacchioso e quieto, ogni conversazione pacata. Le donne ridevano mentre andavano al fiume o a sbrigare le loro commissioni mentre gli uomini si dedicavano alle loro competizioni al testosterone composte da una miriade di discipline come l'aratura del campo, il sollevamento del letame e la spaccatura della legna. Gli anziani sedevano su un portico ricordando a tutti quelli che passavano come le stagioni di una volta fossero più vive e interessanti e di come il letame di un tempo fosse vero letame.
Nessuno si era mai interessato a quel piccolo micro universo immerso nel bosco, come i gioielli che vende una zingara all'angolo della strada era bello da vedere ma poco interessante da comprare. Il mondo intorno continuava la sua vita senza stare a badare al villaggio e così i villici erano felici di non far caso al mondo.
Diossina, riscaldamento globale, piogge acide, guerre, crisi economiche, carestie, radiazioni, elezioni truccate e politici corrotti erano cose di altri e tutti avevano fatto tesoro degli insegnamenti delle anziane: fatti i fatti tuoi.
Ma l'universo è pieno di costanti ed ama il cambiamento. Si dice che tutto succeda per puro caso ma non è così: la farfalla che sbatte le ali in qualche giungla tropicale dell'India genera un uragano a New Orleans ma lo fa con malevolenza e desiderio di vendetta per tutte le sue compagne collezionate in giro per il mondo.
“Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria” è legge di natura e la Natura è madre. Una di quelle madri che costringe il figlio ad andare a giocare con i bulli pur di non vederselo a casa tutto il giorno davanti alla Tv.
Geni vennero combinati, tutti gli scarti del codice genetico del villaggio vennero pazientemente raccolti per generazioni. Due giovani si baciarono sul retro di un granaio, lei era una ribelle amante della vita, lui un vaccaro dai modi rudi con la passione per le note. Dopo il primo bacio ce ne furono altri ed altri ancora fino ad arrivare alla naturale conclusione sotto gli occhi sconcertati di alcune galline.
Diciassette anni e nove mesi dopo due giovani occhi azzurri fissano il sentiero. Per tutti Terry è un anomalia indecifrabile, un qualcosa di mai visto prima. Terry è uno scontento, sa che oltre i campi attraverso la foresta c'è qualcosa: ha visto le foto ha sentito i racconti. Tutti concordano nel dire che si sta meglio qui, che il il villaggio è il miglior posto del vasto mondo che tutti ignorano ma fanno finta di conoscere. Ma Terry vuole vederlo con i suoi occhi quel mondo.
Tutte le imprese iniziano nello stesso modo: il primo passo dalla sicurezza all'incertezza. Gente poetica direbbe che tutto inizia dalla scelta di vivere rispetto al solo esistere. Terry non sa queste cose. Sa solo che dietro c'è il vecchio e davanti c'è il nuovo. Sa che è quasi sera e presto lo verranno a cercare perché domani inizia il raccolto e le sue braccia fanno comodo. Sa che la sua vita al villaggio sarà uguale a se stessa per il resto di sempre. Sa che nella foresta ci sono cose pericolose, sa che potrebbe morire. Per un attimo ha un dubbio, non è il primo. Poi i suoi geni sbagliati fanno la scelta per lui, da qualche parte la Natura annuisce.
Terry fa il primo di molti passi sul sentiero. Quel che sarà sarà

martedì 11 dicembre 2012

Il Risveglio del Dio (3)

Preludio 3: servi sotto il segno dell'aquila

Da qualche parte
La sala era ricolma degli incensi sacri. Il silenzio era rotto solo dalle litanie degli adepti. Sul tavolo davanti a lui c'era tutto quello che serviva al suo lavoro: il fucile e la pistola Exitus, le loro munizioni, un coltello monomolecolare. lo Sguardo di Vendetta e la Sintopelle. con la dovuta ritualità impugnò il coltello dedicandosi brevemente ad entrare in sintonia con lo spirito omicida dell'arma. Affondi e parate contro un immaginario nemico si susseguirono secondo i riti della danza Bacio della Lama.
posato il coltello impugnò la pistola Exitus, abili mani ne controllarono il caricatore e tutte le altre parti mobili col rispetto che si deve allo spirito macchina semplice, ma capace di uccidere, dell'arma. Movimenti che erano ormai impiantati nel suo corpo dall'addestramento si ripetevano mentre simulava le Nove posizioni di Tiro dell'Imperatore.
Indossò la sintopelle badando bene ad inserire i nervi sintetici nelle prese che aveva sparse lungo il corpo. Infine indossò lo Sguardo di Vendetta. il semplice visore modellato come un teschio stilizzato gli fece dono della sua vista superiore. Suddivise il campo visivo cogliendo dettagli scelti a caso degli adepti e della stanza. Lo spirito macchina era in lui e lui nella macchina uniti dalla missione per la quale entrambi erano stati creati. Assemblò il fucile Exitus ripetendo tra se le parole del cantico dell'Uccisore
il calcio si inserì nell'incavo con un secco suono metallico
-la morte in battaglia porta onore alla vittima.-
mosse alcuni agganci metallici avvitando la prima parte della canna.
-una morte silenziosa ed anonima porta solo il disonore.-
sistemò la parte finale della canna con silenziatore annesso.
-il disonore è ciò che spetta a chi si oppone al Suo divino piano.-
con un rapido movimento agganciò il mirino di precisione
-Io sono lo strumento dell'Imperatore-Dio.  Porto la morte tra le ombre.-
Inserì con un suono secco il caricatore portandosi il fucile alla spalla in posizione di tiro.
-Questo fucile è il mio strumento. Egli porta in dono una morte silente.-
fece collimare il mirino di precisione con lo Sguardo di Vendetta respirò lentamente prendendo la mira. Ora lui e lo spirito dell'arma erano una cosa sola.
* * *
-Notevole- commentò l'inquisitore che osservava il tutto su un oloschermo qualche stanza più in là
-credete che sia in grado di svolgere l'incarico?-
- non ne dubito minimamente. Abbiamo molto lavoro da fare e fin ora eravamo privi di un agente operativo valido.-
-adesso le cose sono diverse ma stiamo comunque parlando di un soggetto psionicamente attivo oltre che particolarmente in vista.-
-ho preso le mie precauzioni. Un bersaglio psionico è in grado di percepire pensieri consci che lo possono minacciare. Nel nostro caso l'agente ha una predisposizione istintiva all'omicidio. Non sarà percepito.-
-Capisco.-
-Ora va ed istruiscilo sui suoi doveri.-
* * *
nello stesso momento. Calad, settore Nemesis
L'odore di quel sigaro era insopportabile ma Inos sapeva bene quanto l'Inquisitore adorasse quel puzzo. Purtroppo l'ambiente chiuso e lo scarso sistema di depurazione della navetta lo stavano soffocando. Inos si diresse verso l'inquisitore comodamente seduto su una delle poltrone posteriori del veicolo.
- signore siamo entrati ora nella stratosfera. a questa velocità saremo a destinazione tra 30 minuti standard- l'inquisitore era tutto quello che non ci si poteva aspettare da una massima autorità dell'Imperium: sovrappeso, dall'aria bonaria e quasi completamente calvo, indossava abiti che lo avrebbero fatto passare tranquillamente per un monaco del Ministrorum. Inos sapeva però quale pericolosa creatura fosse il suo capo: capace delle peggiori efferatezze per il bene dell'umanità oltre ad essere un temibile psionico.
- siediti Inos. percepisco in te il disappunto ed è bene chiarire prima di essere sul campo.-
- signore se le sue scelte ci hanno portato qui non sono io colui che può contraddirvi.-
-dimentichi che sono uno psionico.- disse in tono divertito -smettiamola con le formalità e dimmi cosa ti turba-
-signore non riesco a capire perché siamo qui. E' un mondo di frontiera fuori da ogni rotta di interesse sia commerciale che militare, il governo non sarà perfetto ma non penso che meriti la nostra attenzione.-
-Concordo. non c'è nulla nell'organizzazione imperiale che meriti la mia attenzione.-
-Intendete dire che c'è una minaccia di altro tipo qui su Calad? un entità immonda? uno Xeno?- chiese sorpreso -siamo molto all'interno dello spazio imperiale-
-Inos, rifletti prima di rivolgere domande inopportune- disse con falso biasimo -anche se il Ministrorum dice il contrario, nessun mondo, neanche la Sacra Terra, è sempre stato un dominio dell'umanità.
-cosa si nasconde allora su Calad?
-osserva- il vecchio inquisitore dispiegò l'olomappa del settore Nemesis -Calad sarà anche un mondo inutile ma è circondato da molte preziose risorse. Alcuni dati emersi dagli interrogatori mi fanno pensare.
- credete che Herios possa avere qualche interesse qui?
la risposta dell'inquisitore fece gelare il sangue a Inos.

continua          

sabato 8 dicembre 2012

Il Natale alle Porte


Concetta, per gli amici Ketty, all'anagrafe Immacolata Concezione, è una persona semplice con poche pretese verso la vita e verso le persone che la circondano: prima di tutto la salute, sua dei suoi figli e dell'interminabile cerchia di parenti e amici che la attornia; in secondo luogo la tranquillità e la calma del focolare domestico, quel particolare stile di vita che permette di mettersi sotto le coperte subito dopo cena per poi addormentarsi fingendo di seguire Fiorello alla Tv; infine l'ordine e la pulizia, è quasi una maniaca tanto che sono sorte leggende e miti riguardo alle sue capacità. Dopotutto è una mamma e come tutte loro ha l'innata qualità di far sparire gli oggetti che figli e marito mettono in giro.
Non è una sorpresa che Concetta, detta Ketty, sia in ansia questa mattina: l'otto di Dicembre, festa dell'Immacolata porta con se altre tradizionali incombenze. Tradizionalmente tra le cosa di Napoli e dell'italia tutta in tale giorno è usanza assemblare l'albero e il presepe per l'imminente Natale. Inoltre, come tutti gli anni, i parenti e gli amici di famiglia si dirigeranno nel ordinato e comodo focolare di Concetta per onorare la festività del suo santo.
Con una particolare alzata di ingegno la figlia minore, Chiara ha deciso di risparmiare concetta del solito regalo ed onorarla in altro modo, ovvero cucinando per gli ospiti in arrivo. Ogni madre sarebbe orgogliosa e fiera di un siffatto proposito della figlia ma giustamente Concetta sa e teme.
Per una particolare convergenza genetica infatti la giovane Chiara ha ereditato dalla madre tante buone qualità fisiche e mentali ma sicuramente non l'ordine. Quando Chiara mette mano ai fornelli per cucinare anche il più semplice dei biscotti il processo di creazione è molto simile all'esplosione di una bomba di farina e zucchero. Poco importa che, a fine lavorazione, la giovane secondogenita rimetterà la cucina nelle condizioni di partenza. Il cuore di Concetta non può reggere allo scempio fatto ai suoi fornelli e così, con metodo e determinazione (e qualche sbuffo ben mirato) si mette al seguito della figlia nelle difficili operazioni culinarie. Chiara ha passione di cuoca, di cuoca di eserciti e orde e il menù della sera comprende di: due ruoti di pizza, una pizza di scarole, una versione semplificata di casatiello, una torta alla ricotta e un ruoto di biscotto al cioccolato e nocciole imparentate con bombe al diabete.

Nel frattempo Rino, all'anagrafe Salvatore, capofamiglia e mastro carpentiere del condominio ha fatto un analoga pensata: risparmiare all'adorata moglie la fatica riguardante l'assemblaggio di Albero e Presepe. Se Chiara è assimilabile ad uno tsunami, Concetta all'occhio calmo di un uragano, Rino è più simile alle placche continentali che lente e determinate si ostinano a scontrarsi. È una persona calma determinata e piena di metodo ed inventiva, alle volte anche troppa. La sua passione per i trapani e le soluzioni complesse a problemi semplici gli hanno fatto dono del nomignolo familiare di Mastro Geppetto. Le stesse qualità hanno lentamente estromesso il resto della famiglia dalla comprensione dei più piccoli apparecchi familiari. Così dove prima c'era una semplice spina ora c'è un complesso sistema di prese, bottoni e trasformatori atti a far funzionare le cose secondo il Suo volere.
Anche qui Concetta è un po' preoccupata, in nessun caso le molteplici qualità di Rino comprendono ordine e pulizia lavorativa. Infatti, quando dalla cantina sono saliti gli scatoloni contenti albero e presepe l'orrore si è impossessato di lei.
L'assemblaggio del presepe è una faccenda semplice: il gatto dorme e non si è accorto di nulla il presepe è quasi un blocco unico su cui basta sistemare le luci di sfondo. Ci vuole comunque un'oretta. Ma un'oretta molto pulita ed ordinata.
Dopo pranzo la cosa si fa più complessa. Una veloce pennichella, un caffè e nuovamente i maschi di famiglia sono alle prese con l'albero. La tradizione napoletana e familiare impone che TUTTO quello che è presente nelle scatole vada a decorare i rami dell'albero. Per tutto si intende tutto, nessuna eccezione.
I passi per l'assemblaggio sono i seguenti:
1)porre l'albero nel mezzo del soggiorno sistemando per bene i rami sintetici.
2)Controllare che le luci colorate funzionino.
3)appurato che le luci dell'anno scorso sono quasi tutte morte spedire un membro della famiglia (in questo caso il primogenito) a comprare altre luci.
4)inserire le palline con un briciolo di senso estetico ricordandosi di cacciare il gatto.
5)mettere le luci.
6)Mettere i festoni pelosi, i nastri brillanti, i fili di palline e tutto il resto.
7)sfiorare la crisi familiare quando ogni membro della famiglia espone la sua idea poco lusinghiera sul piazzamento delle luci.
8)cacciare di nuovo il gatto intenzionato a costruirsi il giaciglio di Natale nella grotta del presepe.
9)fissare l'albero di natale completo che splende come il Faro di Alessandria in piena crisi da LSD e sentenziare: “questo è l'albero più brutto che abbiamo mai fatto.”
in tutte le operazioni inserite una mamma indaffarata a spazzare e pulire ogni superficie che sia entrata in contatto con scatoloni attrezzi o palline; a mettere a posto ogni oggetto lasciato incustodito per più di trenta secondi; a dire “quanto è bello!” con tono finto convinto pur di far concludere le operazioni.
I parenti sono arrivati a casa: disordine, rumore e la promessa di una cena che si protrarrà oltre le dieci. Concetta guarda il calendario mentre sistema le ultime cose: è solo qualche altra settinama poi il Natale passerà e tornerà la pace.

venerdì 7 dicembre 2012

La mafia dell'anello (1)




NOTA: ho preso il file paro paro a com'era sul pc mo ho troppo sonno per rileggerlo ma domani giuro che lo sistemo

“oste un altro giro!” disse Marv mentre il grosso braccio agitava un boccale una volta pieno che ora si andava spargendo sul pavimento nell'indifferenza generale. Gli altri avventurieri risero sguaiatamente intorno al tavolo.
Jeff smise di rendere più uniforme lo sporco sui boccali dietro al bancone e zoppicando andò verso il grosso barile di birra annacquata per preparare l'altro giro. La mente del locandiere cercò di isolarsi dal crescente trambusto mentre Uth, il grosso barbaro, e una decina di paesani si lanciavano un una canzone oscena di cui nessuno conosceva le strofe.
Odiava gli avventurieri. Il fatto che fossero gli unici che gli portavano veri guadagni non contava nulla. Li odiava come lo storpio che era odia la stampella, quella che lui si rifiutava di usare. Odiava le loro spacconerie, il loro portamento, le loro storie tragiche ed eroiche e, soprattutto, il loro vizio di portare sanguinolenti trofei esotici da abbandonare sui suoi tavoli prima di dedicarsi ai festeggiamenti.
Si era sempre chiesto cosa c'era di così entusiasmante nell'andare ad agitare una spada in qualche grotta innominabile e tornare poi pieni di denaro o gloria. Poteva anche capire perchè un giovane non troppo sveglio decidesse di mettersi a fare l'eroe. Quello che gli sfuggiva era perchè il popolino ci tenesse tanto.
Prendiamo ad esempio la grossa testa di lucertola intenta a sanguinare sul tavolo degli avventurieri: si trattava di un giovane drago, talmente giovane da non raggiungere le dimensioni di un cavallo. Era una di quelle bestie che viveva nella sua nicchia ecologica a nord. A vederlo con occhio esperto era chiaro che le uniche fiamme che avesse mai sputato fossero servite a cuocere i conigli di cui si nutriva. Qualche montanaro lo aveva notato tempo addietro e subito questo gruppo di energumeni sovreccitati gli piove addosso ed ecco che da “promessa dell'ecosistema” il giovane draghetto si è ritrovato a diventare “decorazione da camino”.
“...e quando ha provato a sollevrsi in aria per incenerirci” raccontava concitato Marv “la nostra nobile maga lo ha trascinato a terra con la sua arte” per mettere più enfasi mimò con le braccia le potente magia della compagna. “poi...”
“poi Uth gli ha staccato di netto la testa con la sua ascia” borbotto Jeff per nulla entusista.
“poi Uth gli ha staccato di netto la testa con la sua ascia” disse Marv (con molta più enfasi) mentre Uth sventolava l'enorme ascia come a voler concedere il bis se solo un avventore si fosse offerto per la parte del draghetto.
Tutte le storie del Drappo Rosso si concludevano così: una virgola brutale tra le parole “arrrrgh!” e “Waaaa!”
tutti sono bravi ad agitare le armi con i muscoli, pensava Jeff, nessuno degli eroi che frequentavano regolarmente la sua taverna superava la definizione di beone ipertrofico. C'era più furbizia in uno dei topi che infestavano il Ratto Zoppo, la taverna, che in tutti i membri del Drappo Rosso. Eppure quei quattro maledetti lo avevano rovinato con il loro vizio di mettere il naso dove non dovevano. In quella storia particolare l'ascia di Uth non aveva staccato nessuna testa. Si era limitata a prendergli di striscio il ginocchio sinistro. E tanto era bastato per chiudere una gloriosa carriera nel crimine cittadino.

mercoledì 5 dicembre 2012

Le lezioni si imparano meglio se ci sbatti contro


E' bello vantarsi di essere uno scrittore: io faccio... io dico... io scrivo. Ma il punto della questione è il come. E sul come c'è molto da dire. Oggi è capitata una cosa: mi è stato chiesto di presentare del materiale. Non a dei passanti, non ad aspiranti come me ma a gente che quel tot di competenza la tiene.
Ora facciamo un passo indietro.

Ottobre 2010 io e Nikitas cazzeggiamo su un tavolo dell'Oca Nera: tipico pub napoletano famoso per la qualità della birra, la bellezza della proprietaria e i buchi in petto che ti fanno col conto. Nik è uno dei primi che ha avuto per le mani i miei racconti e varie altre cose (principalmente legate al mondo dei giochi di ruolo). Il discorso mo non me lo ricordo ma il succo era: “ho capito che lo devo leggere solo io ma così sembra che non mi meriti un'ortografia decente. Quanto ti costa rileggerti le cose?”

Data imprecisata, casa mia. Mio padre, dopo aver letto un racconto che mi rendeva particolarmente orgoglioso mi fa presente quanto sia importante eliminare tutti quegli antipatici refusi ed errori di battitura. Non gli do retta, tanto se mai lo dovrà leggere qualcuno di importante sicuramente ci farò attenzione.

Novembre 2011, il Corso (quale lo dovreste capire dalla maiuscola) è iniziato da poco le cose vanno alla grande. Pubblico i racconti che ne derivano prima su un gruppo privato con gli altri corsisti poi direttamente qui sul blog. Più di una voce mi fa presente che i post necessiterebbero di una riguardata prima dell'invio. Io continuo a dire “wabbuò tanto chi se li legge.”

Gennaio 2012, Oca Nera, Nik e Andrea condividono con me birra artigianale e tanto fritto da uccidere un rinoceronte. Dopo varie cazzate entrambi dicono qualcosa del genere: “ho visto il blog. I contenuti sono belli proprio ma quando devo leggere certi svarioni mi passa la voglia. Posso capire che sbagli la E accentata su 'perché' ma che miseria le doppie! Lo so che so errori di battitura ma che diavolo!”

giugno 2012, scuola comics. Esame finale. Lorenzo da i voti accompagnati da un commento finale: “io a te ti do 30 e lode, però mi prometti che sull'italiano ci lavori un po'”. A casa mia si direbbe “figur e'merd' “ con tanto di “poroporò!” di accompagnamento. Ovviamente la giustificazione era sempre la stessa.

Settembre 2012, ho appena caricato l'ultimo post qui sopra. Passano dieci minuti e squilla il telefono: è Aurora. Dopo mesi di tolleranza pare che abbia intrapreso una nuova crociata, ma al momento sono ignaro e rispondo.
La voce all'altro capo non è rassicurante sembra il fischio di una bomba che precipita e porta con se la stessa minaccia.
“il racconto che hai appena inviato.” dice.
“Già letto? Ti è piaciuto?” chiedo da bravo ingenuo.
“Terzo rigo: hai scritto 'abbiamo' con la H davanti” quasi passa la brina nel telefono.
“Merda.”
“Correggi va. Prima che qualcuno lo legga” poi butta giù.
E pensare che tra gli amici su facebook tengo dei fumettisti e degli scrittori. Magari qualcuno è capitato sul blog per caso. Che figura di merda.
Ma mica ho ritrovato la retta via.

La retta via l'ho ritrovata oggi. Dopo che Lorenzo mi ha detto: “porta soggetti, porta sceneggiature che a questi servono urgenti.” sul portatile c'era un po' di roba ma scritta alla cazzo. Sono passati anni da quando ho formulato la scusa: “quando dovrò mandarla a gente importante me li controllo bene”. Ecco per controllare bene la roba stamattina ci ho messo quattro ore.

Ora ho davvero capito.

Ps: anche se non nominati possiamo aggiungere alla lista di persona che mi hanno giustamente dato la morte: Valerio, Chiara, Zia Lucia, Anna Chiara, Luca, Lisa, le due Valentine, Andrea, Mario, Patrizia e un'altra folla di gente che onestamente non ricordo.

martedì 4 dicembre 2012

il Comitato dell'apocalisse


La stanza era buia ad eccezione di sette coni di luce che illuminavano altrettante figure in abiti eleganti. All'apparenza uomini, forse qualcosa di più. O di meno. Non c'erano nomi solo numeri. La segretezza era fondamentale per loro.
-Mancano poco più di due settimane.- non era una voce. Più un impulso elettronico che traduceva in parole vibrazioni impossibili per una laringe umana.
 -Abbiamo pochissimo tempo per gli ultimi dettagli.- disse Primus
-Abbiamo dato istruzioni alla NASA di concentrarsi sulle questioni marziane.- disse III.
-Ottimo, in questo momento sarebbe un disastro se qualcuno osservasse la flotta.-
-Stiamo facendo in modo da mantenere il sistema economico in crisi. Queste scimmie si eccitano sempre tantissimo se gli tocchi i soldi.- il tono di V faceva chiaramente capire la sua opinione sul progetto.
-E la faccenda dei teschi?- volle sapere I
-Ne abbiamo recuperati otto, due sono nei musei. È improbabile che qualcuno li riesca a riunire in così poco tempo-
-Ottimo.- scese per un attimo il silenzio. -Quindi è fatta. La nostra missione sta per concludersi.-
-Non è ancora detto Primus. Ci sono variabili impazzite sull'astrale.-
-Astrale?-
-Mi perdoni signore. È il modo in cui queste scimmie chiamano la sesta dimensione.-
-Sarà una gioia abbandonare questo pianeta.- disse V.
-Che tipi di vibrazioni? Siamo troppo vicini per avere altri problemi.-
-pare che alcune notizie siano trapelate, signore. Alcuni umani hanno intuito i nostri piani e stanno operando in azioni di disturbo tramite qualcosa chiamato reiki e altre diavolerie. La loro carica dimensionale si sta facendo molto influente.-

Erano stati mesi duri. Mano mano che ci si avvicinava alla data fatidica i membri del Comitato dovevano impegnarsi sempre di più per tenere a freno gli eventi. Gli umani ne erano ignari ma la loro razza era un rischio per gli equilibri galattici. Fino a quel momento avevano prevalso i moderati ma ora la faccenda andava risolta. 
Gli umani stavano muovendo i primi passi verso le stelle. E nessuna civiltà aliena sana di mente avrebbe permesso a dei super esseri di diventare consapevoli delle loro capacità.
Ci erano voluti secoli solo per convincere gli umani di essere fragili e deboli, convincerli di avere vite brevi, di non essere nulla se non scimmie arricchite di pelli ben lavorate. In realtà i capi delle principali civiltà galattiche guardavano con orrore al giorno in cui gli umani avessero compreso il loro potenziale.
Quanto tutto questo suoni ridicolo ad un umano è la prova che il lavoro del Comitato è stato eccellente. Unica tra le razze senzienti gli umani possiedono capacità incredibili in quei loro cervelli poco sfruttati.
-Anche se tutto è pronto non dobbiamo abbassare la guardia. Il livello delle onde alfa deve essere mantenuto basso- non lo avrebbe mai ammesso ma Primus era terrorizzato da quel pianeta, un intera popolazione capace di modificare istintivamente la realtà.
-Concordo signore. Il nemico è estremamente potente, un singolo picco di energia alfa potrebbe spazzare via la flotta.-
-Cosa potrebbe creare un picco simile? Occorrono dei metri di paragone.-
-Qualcosa chiamato “finale di Champions” o un evento mitologico che le loro femmine chiamano “orgasmo multiplo femminile”.
-Di che si tratta?- Primus era sinceramente incuriosito.
-Il primo è un evento sportivo, una di quelle cose che gli umani amano guardare se fatte da altri umani meglio pagati, l'altra sembra avere qualcosa a che fare con la riproduzione. Non ho approfondito signore. La loro rete internet non fornisce risultati apprezzabili alla ricerca.- l'imbarazzo era palpabile IV non riusciva a togliersi dalla testa le immagini disgustose che aveva visto.

Nella mente di Primus tutto questo era agghiacciante: al Comitato erano serviti millenni e generazioni di lavoro per convincere l'inconscio umano che un invasione aliena li avrebbe spazzati via. Tavolette sepolte in vecchi templi, agenti che sul servizio pubblico cianciavano di cerchi nel grano e calendari maya, intere flotte di geometri intenti a fare complessi disegni nel grano solo per impressionare gli umani.
Tutto questo solo per convincerli che potevano morire. Si morire! Le stesse creature che, se convinte di poterlo fare, erano in grado di sopravvivere su una stella.
-E' un peccato che tutto debba risolversi con un genocidio.- disse VI -sarebbero stati degli ottimi alleati, sono anche così manipolabili.-
-Hai ragione ma non potevamo permetterci di aspettare oltre. La corsa allo spazio è solo l'inizio.-
-Cosa c'è di peggio?- chiese IV
-La psicologia. Stanno iniziando a capire come funziona il loro cervello.-
-Grande Entità Quantica!-
-E' ancora una faccenda embrionale per ora ruota tutto intorno ai soldi.- disse Primus tranquillo.
-come funziona?-
-Pare che un umano paghi un altro per poterlo ascoltare mentre blatera dei fatti suoi. Non abbiamo capito come funziona ma le onde alfa aumentano costantemente da quando si è diffusa questa Psicologia.-
-Sembra un morbo.-
-Esatto, un morbo che dobbiamo estirpare. Ancora poche settimane...-

lunedì 3 dicembre 2012

Mai stato così


Suona la sveglia ogni mattina. Ogni mattina ci vuole quasi mezzora prima che gli ordini del cervello vengano recepiti dagli arti. C'è mal di testa, sempre. Il percorso verso il bagno è fatto barcollando, sono le dieci ma pare sempre che sia l'alba. Una tappa davanti alla cucina, movimenti memorizzati preparano la macchinetta del caffè poi in bagno a sbrigare le classiche commissioni.
Sono pochi minuti. Il caffè fa il suo effetto. Il portatile è aperto ma l'intestino chiede il suo tributo mattutino.
Quando torna l'operatività sono quasi le 11. il file è aperto fermo sempre alla solita pagina: non va. Non mi va: Facebook, cazzeggio. Solite cose. Il cervello vaga in cerca di una scusa.

Non riesco a scrivere. Non scrivo né cose belle né cose brutte, semplicemente non scrivo. Fisso lo schermo e dopo un po' decido che non è il momento. La testa cerca scuse per far altro.

Non mi è mai capitata una cosa così, in 28 anni ho sempre avuto la mia regolare produzione di cazzate. Che fossero racconti, avventure di d&d, lo stramaledetto diario o fesserie che venivano fuori così per caso. L'ho sempre vissuta come una qualità quella folla che avevo in testa. L'onda che premeva per uscire.
Perché adesso c'è il vuoto? Perché a parole esce tutto? Cos'è che non mi fa mettere su carta quello che già c'è in testa?
Mancanza di volontà?
Paura?
Autolesionismo?
Forse tutte e tre più una quarta che non mi viene in mente.
Certe vole non me ne fotte proprio. A volte basterebbe stare seduto a fissare fuori dalla finestra in attesa del tempo che passa. Domani, oggi...chi se ne frega?
Inizio e non concludo, mi perdo per strada. Dove cazzo è finito l'entusiasmo che c'era un anno fa?
Non lo so. Non ci sto a capire nulla.
Amen.

mercoledì 28 novembre 2012

Solo sei maledette tavole


potrei dire una fesseria di quelle forti ma questo è quello che credo di aver capito al corso e dal sentito dire comune: la gente (anche quella del settore) si scoccia di leggere. Soggetti, sceneggiature sono pallose. Parole, solo parole messe in file una dietro l'altra fino a formare frasi e periodi e interi paragrafi. Sono cose noiose. Me ne rendo conto perché sotto sotto so che mi annoierei pure io.
E allora come faccio a presentare i miei progetti per vedermeli rifiutati almeno con la soddisfazione che qualcuno li abbia guardati?

Semplice, si fa come per i bambini: si usano le figure. Si fanno cose semplici e felici e soprattutto piene di figure. Così quando al povero redattore di turno capiterà in mano una storia mia potrebbe decidere di perderci dieci secondi prima di passare ad altro. Solo per guardare le figure. Magari poi gli scappa anche di leggere le vignette, magari gli piace. Magari gli piace al punto da decidere di andarsi a leggere il soggetto e tutto il resto. È un attimo.
Si, magari è una possibilità su un milione che si verifichino tutte queste condizioni. Magari il redattore trafelato sta correndo al bagno dopo un cappuccino di una certa importanza ma soffre di quel particolare tipo di stitichezza che lo costringe a leggere sul sacro trono di ceramica. Magari correndo afferra proprio il progetto mio (per le belle figure). Volesse il cielo che la faccenda in bagno richiede più del dovuto, abbastanza da finire le pagine a fumetti. Magari la storia l'ha stuzzicato, magari si va a leggere il soggetto. A quel punto i casi sono due: o è finita la carta igienica e il progetto fa una fine indecente o all'uscita dal bagno (rinfrancato da quel buonumore che solo una cacata sa dare) il redattore pensa che il progetto possa avere una possibilità.
Si è una possibilità su un milione ma come dice il buon Pratchett in A me le Guardie “una possibilità su un milione si avvera 9 volte su 10 perché agli dei piacciono le sfide impossibili.”

ma ora inizia il vero problema. Canonicamente si fanno sei pagine (tavole) di fumetto per dare un idea di come si realizzerà l'idea, oltre che per tutti i motivi di cui sopra, quindi in quelle 6 tavole deve esserci tutto: devono essere interessanti, devono far venire voglia di approfondire, devono essere fatte bene e magari far capire il più possibile della storia. Insomma sono come i trailer dei film. In base a quello qualcuno deciderà se spenderci i soldi o no.
Ora dopo questo lungo preambolo capirete perché è una settimana che cerco di comprimere un idea da circa 80 pagine in sole sei di sceneggiatura. Ovviamente non è una di quelle cose semplici che magari subito fai. No no! È una di quelle cose contorte che di solito fanno capolino nel cervello verso le 3 del mattino mentre barcollo verso il bagno. Quelle idee che germogliano sul quaderno fino a prendere vita propria dopo vari ragionamenti (ed io stronzo che pensavo nascesse tutto in una botta perché arriva la fata turchina e ti pianta la storia in testa).
Ecco spiegato perché è una settimana che scrivo ste maledette sei tavole senza mai essere contento.
Ma forse a sto giro ci siamo.

lunedì 26 novembre 2012

Sconfitti in Partenza


La faccia di Tyler Durden quasi spunta dal televisore. “siamo solo la saltellante e danzante merda del mondo.” tu ci credi. Quando hai poco più di diciott'anni, ti ammazzi di seghe, non vedi né ti interessa un futuro l'idea di mandare a farsi fottere tutto, imbracciare un fucile e fare una strage prima di spararsi in bocca ha un suo macabro fascino. Senti della musica atroce, leggi cose che non sono buone nemmeno per pulirti il culo, frequenti persone che con una lobotomia frontale potrebbero diventare solo più interessanti, cammini per kilometri solo per sfogare tutta l'energia che avanza a fine giornata ed ogni volta la fai sembrare un impresa epica.
Hai un unica aspirazione, che ti ha inculcato Hollywood e tutta l'altra merda da cui ti fai bombardare, andarsene da eroi. Fare la differenza, ma intanto sono 45 minuti che fissi quella tizia sul divanetto vicino pensando a quanto sarebbe bello se lei ci stesse. Il tuo cervello sa fare un sacco di cose ma non sa che pesci prendere con il terrore nero che ti attanaglia ogni volta che la situazione si fa di vita o di morte.
Sei bravo ad inventare fesserie che poi usi come un soldato in trincea userebbe le pallottole. Ti dai arie da grande saggio, da quello che sa le cose, che ha avuto incredibili esperienze di vita. Non sai niente: la metà di quelle cose le inventi sul momento l'altra metà la deduci dal sentito dire. Solo un fremito sotto la barba rivela quell'impercettibile frammento di te che grida esasperato per tutte le idiozie. Quella piccola parte che aspetta solo di imbracciare il fucile e fare un po' di pulizia da tutta questa inutile merda che ti ostini a definire persone.
Non te ne frega niente: belle parole, bella musica e un corpo niente male circondato da un cissenefrega ricco come Donald Trump. Sei solo una merda in mezzo ad un mare di altre merde. Alcune di queste amano differenziarsi, far vedere che hanno cultura, che sanno e sanno pensare ma la scena è quasi sempre desolante. È impossibile che il mondo sia popolato da coglioni, e infatti non è così, ma poi ti blocchi. Fissi un punto a qualche centimetro a destra dei loro occhi ascoltando e cercando di afferrare una qualsiasi delle zattere impazzite perse nel tuo cervello.
Non sei una merda, almeno con la merda si concimano i campi, ci si da a mangiare alla gente. Sei una bottiglietta di plastica buttata sul ciglio della strada. Un rifiuto bipolare troppo occupato a valutare pro e contro per decidere che cazzo devi fare adesso.
Forse stai esagerando. Infondo sei buono. Un tenero e buono zerbino che pur di essere apprezzato si farebbe inculare da un rinoceronte se la cosa risultasse divertente. Buono, talmente buono da non fare una mossa se solo pensi possa ferire qualcuno. La scusa perfetta per non fare niente. Sei così buono da sorbirti tutte le puttanate che sfilano come nazisti in marcia al ritmo dei pensieri di chi ha capito tutto.
Dovresti essere solo una macchia di sperma sulle lenzuola nuziali e invece ti sei creduto persona.

Poso il rasoio fisso per un attimo la mia immagine nello specchio sporco. Il pizzetto è venuto un altra volta storto. Uno sguardo a metà tra il rabbioso e lo sprezzante mi viene restituito dall'interlocutore oltre il vetro. Sorrido, sorride anche lui.
Le paranoie vanno spremute a prima mattina col sole. Se sei sul fondo non puoi far altro che salire

domenica 25 novembre 2012

giochi a caso: Caos nel Vecchio Mondo


immaginate un mondo fantasy. Di quelli cupi, di quelli brutti dove non c'è posto per sdolcinate storie d'amore di elfi. Se lo conoscete pensate al mondo di Warhammer che facciamo prima. In questo cupo mondo sempre ad un passo dalla distruzione quattro dei del Caos (la mutazione, il male, i Cattivi) si contendono le anime dei mortali con i loro cultisti e i loro demoni. Solo uno distruggerà il mondo e diventerà IL dio del Caos. E potresti essere tu.

Bene, sbrigata la premessa d'effetto veniamo a noi. Caos nel Vecchio Mondo (per gli amici CVM da ora) è un gioco da tavolo di quelli complicati ad una prima impressione ma molto belli sul lungo periodo. Una volta capite le meccaniche una partita dura un'oretta circa (due ore e passa se avete giocatori che pensano troppo). E tutte le partite tendono a differenziarsi abbastanza. Tanto per dire io e i miei amici ci abbiamo giocato per un anno a ritmi sincopati (quasi due partite a settimana) e tutto filava liscio. Bisogna però mettersi da subito l'anima in pace: nelle prime partite sembrerà orrendamente complicato se non siete abituati a giochi più complessi del monopoli.

Detto questo si gioca da 3 a 5 giocatori ma il numero ideale è 4. ogni giocatore è un dio del Caos con sue particolari capacità e strategie. C'è un tabellone (che rappresenta il Vecchio mondo, quello che dovrete devastare per vincere), delle miniature (i seguaci dei vari dei) e una marea di segnalini per rappresentare varie cose che accadranno durante la partita.
Ad ogni giocatore spetteranno le miniature del proprio dio una scheda riassuntiva dello stesso e un mazzo di carte del caos che in sostanza è quello che rende il tuo dio del Caos diverso dagli altri.
Lo scopo, come già detto, è conquistare e distruggere il mondo. Come si fa? Ci sono due metodi: a) accumulare punti influenza (pv) conquistando le varie nazioni. B) far girare la ruota del destino de proprio dio fino alla vittoria.
Si lo so non ci state a capire nulla. Vediamo un attimo qualche dettaglio in più:

gli dei
sono 4 e sono tutti incazzosi e (per bontà divina di colori diversi)
Khorne (rosso): dio della violenza. Non c'è molto da spiegare. I suoi seguaci (le miniature) sono quelli che pestano di più e, in genere, quelli da cui gli altri scappano. Le sue carte tendono ad essere cose che uccidono gli altri. Quando un seguace di Khorne da una vittima o più il suo giocatore più fare un avanzamento sulla ruota del destino del dio. Il che fa dedurre che più pesta meglio è.
Nurgle (verde): dio della pestilenza. Se si piazza in una zona del campo è complicatissimo schiodarlo tende a essere lento e metodico e le sue carte lo aiutano molto nella conquista e nella distruzione delle regioni sulla mappa. Tende a stare in alcune regioni dette “popolose” perché se riesce a corromperle (vedi sotto) può avanzare la sua ruota del destino.
Tzeench (blu): dio dell'inganno. Il suo scopo manco tanto dichiarato è rompere il cazzo al prossimo le sue carte spostano miniature sul tabellone fregano carte altrui fregano punti. Per certi versi è il più complicato dei 4. il piano con lui è: metti gli altri l'uno contro l'altro e intanto vinci. Anche lui ha una condizione per far girare la ruota ma è complessa basti sapere che se corrompe regioni dove ci sono dei segnalini detti “mutapietra” gli spetta un avanzamento.
Slaanesh (viola): dio del piacere. Fa un po' di tutto e lo fa abbastanza bene è difensivo e tende ad accumulare punti e prendere il controllo di seguaci altrui. Se ci sono segnalini nobile in una regione è quasi certo che ci sia anche lui visto che è il suo modo di avanzare la ruota.

I seguaci
Ad ogni dio spettano dei seguaci che piazzerà e muoverà sulla mappa spendendo potere (un tot fisso che si ricarica ogni turno). I seguaci si dividono i tre categorie:
cultisti: piccoli teneri e praticamente inutili in combattimento ma economici. Vi troverete a giocare principalmente con loro per una qualità importate: se durante il turno un cultista sopravvive lascia nella regione un segnalino corruzione. A che serve? Se ne accumuli abbastanza ha corrotto la regione (e di solito giri la ruota del tuo dio) se ce ne sono troppi la regione viene distrutta e fai un macello di punti. Va da se che il tasso di mortalità è altissimo tra i cultisti.
Guerrieri: manco a dirlo gente che si picchia usati per eliminare cultisti avversari o evitare che il nemico conquisti regioni sensibili.
Demone maggiore: è un coso grosso che costa assai picchia duro ed è difficile da buttare giù. A partita avanzata hanno anche i superpoteri.

Il turno
se non siete scappati via urlando fin ora ci sono buone possibilità che questo gioco vi possa piacere. La partita si svolge su 8 turni e ad ogni turno si seguano una serie di passaggi: in primis ogni dio pesca le sue carte e inizia ad evocare. Si segue un ordine preciso: rosso, verde, blu viola. Ogni dio fa una mossa (gioca una carta muove o piazza un seguace) spendendo i punti che gli spettano durante quel turno. Finito ciò i vari seguaci si attaccano. Alla fine del turno si contano le cose importanti: chi conquista cosa e chi corrompe cos'altro. Come si conquista? Facile ogni regione sul tabellone ha un numero se un giocatore ha più seguaci degli altri in quella regione e supera questo numero la conquista per quel turno e si piglia i punti. Infine si corrompe (ogni cultista mette un segnalino), se si deve si girano le ruote degli dei che possono farlo e si ricomincia.
Avanti veloce per 8 turni. Di solito si arriva al 7 turno che tutti (a meno che non hai proprio capito nulla) stanno quasi per vincere è raro che uno resti indietro a guardare gli altri.

Altre cose
se non vi sembrasse già abbastanza complicato tenete presente che il tabellone non subisce la vostra partita. Ci sono cose che nel frattempo accadono. Tirando a caso sulle varie regioni del vecchio mondo ci possono essere cose che limiteranno uno o più giocatori altre cose che ne favoriscono altri. Tutto a caso.

Conclusioni
prima di tutto congratulazioni per essere arrivati fin qui senza scappare via. Sembre un gioco complicato ma se si ha un minimo di praticità dopo la prima partita si capisce e scorre velocemente. Ha molte variabili e, a meno che non ci giochiate tutti i giorni non c'è una partita uguale all'altra o una strategia sicura. Ogni dio è diverso, fa cose diverse e vince in modo diverso. Il gioco in se favorisce le alleanze, i complotti e i tradimenti di ogni genere. E le partite durano poco una colta ingranato.
Per me un giocone. Ma devo dire che sono di parte perché sto coso lo adoro. I lati negativi si riassumono in fretta: è complicato, non è un monopoli che dopo 5 minuti tutti hanno capito che fare. Da il meglio di se a quattro giocatori ed anche se si potrebbe giocare a 3 o a 5 (con un espansione) ci perde molto). Infine costa 50 euri per cui se proprio vi ha interessato conviene che prima fate qualche esperimento in ludoteca.

il vino buono



<<Ussupprupu.>> dice Sandro con gli occhi spiritati di alcool e la faccia tipica di chi la sa lunga. Lui giura che è una parola etrusca che sta per qualcosa che ora non ricorda ma il suono che ha prodotto è più simile ad un rutto parlato. Irina, la sua moglie tedesco-franco-austrica lo guarda con un misto di commiserazione e divertimento mentre versa il vino al cliente.
Bolsena, estate. L'aria è fresca la gente sta fuori alle case nella piazza del castello. Si chiacchiera in almeno sette lingue diverse ma il succo delle conversazioni è sempre lo stesso. Se non fosse per i lampioni elettrici uno potrebbe pensare di essere finito nel quattrocento ma è solo il fascino suggestivo del paese vecchio.
Bolsena. Ad un occhio inesperto e digiuno di architettura potrebbe sembrare che qualcuno abbia appallottolato un grumo di case e strade e poi le abbia buttate alla buon e meglio su una montagna. Come hanno già imparato generazioni di turisti tedeschi le strade sembrano avere vita propria e se proprio non si muovono comunque cercano di confondere al meglio le idee. Ma a Sandro tutto questo non importerebbe se fosse sobrio, figuriamoci adesso. In quel piccolo microcosmo lui è la terza carica dello stato: c'è il sindaco, c'è il dottore e poi c'è lui. La sua attività è punto focale della vita del paese vecchio anche se non erano queste le intenzioni iniziali. In principio la vineria doveva essere un posto dove bere in pace. Poi, sera dopo sera, Sandro ha ripercorso tutte le tappe dell'economia umana: un bicchiere ad un amico, un bicchiere in cambio di quel buon sigaro, un bicchiere per un occhiata a del lavandino che perde e infine un bicchiere per quegli strani fogli di carta colorata che ogni sera Irina ordina con tanta cura nella cassetta sotto al bancone.
La vineria è un posto accogliente. Probabilmente lo scantinato di un appartamento che però da sulla strada: sgabelli, bancone qualche botte vuota che fa ambient. Sarebbe un qualcosa di abbastanza anonimo ma il trucco sta poco più in là. Un'apertura nel muro di destra che porta sotto in quelle che sembrano un incrocio tra grotte naturali e la cantina di un contrabbandiere del tardo anno mille. Qui riposano una quantità imprecisata di bottiglie di vetro verde scuro. Le “bottiglie speciali” le chiama Sandro. Sua moglie invece usa un termine più colorito ma, dopo dieci anni di matrimonio, lui non sa manco a che lingua appartenga. A lei non piace scendere lì sotto, almeno non troppo in basso. Non dove ci sono le “bottiglie Speciali” e se proprio deve andarci lo fa solo col giorno.
Valla a capire.
Agli amici di Sandro invece quel posto piace. Le temperatura non va mai sopra i 13° il che è un bene sia d'inverno che d'estate. Spesso, quando fuori c'è la neve, lì sotto uomini liberi dagli attenti occhi femminili fumano pipe e sigari raccontando cose inimmaginabili. Altre volte succedono altre cose.

Fuori. È una notte come tutte le altre: i tedeschi continuano a vagare per i vicoletti facendo foto. La gente crede che siano interessati all'architettura ma in realtà stanno cercando di ritrovare l'albergo. Molti si arrendono davanti alla vineria. Cinque euro per un bicchiere riempito a metà o per metà vuoto, sta alla natura umana decidere. Nella piazza sui grossi tavolacci di legno turisti meno forestieri consumano cene frugali mischiandosi ai nativi che non hanno voglia di stare in casa. È un mescolarsi di accenti perché Bolsena è in mezzo al nulla ma anche al centro di tutto.

Sandro fuma la canna seduto fuori alla vineria. Ogni tanto pronuncia perle di saggezza per chi le vuol sentire altrimenti si limita ad ascoltare gli altrui discorsi sottolineandone i punti salienti con un verso che lui giura essere etrusco. Più in là un ragazzetto di città decide che proprio questa è la sera giusta per sbronzarsi di vino a colpi di 5 euro a bicchiere. Al secondo inizia a diventare molesto. Sandro osserva e valuta nascosto nel suo personale mantello dell'invisibilità etilico. “non va bene” pensa. Il suo sguardo passa ad altro in cerca di qualcosa.

Poco più in là e poco più su due persone e mezzo siedono sulla fontana del paese: due sono coscienti e moderatamente brilli, l'altro sta valutando se vomitare o accasciarsi semplicemente sulla panchina. Il paese è deserto: i nativi si sono coricati e i turisti si sono accasciati agli angoli delle strade abbandonando la ricerca dell'albergo. Quando Sandro li vede decide che vanno bene. Si avvicina con una delle bottiglie speciali. Parla dell'universo della vita e di tutto il resto, che per un ubriaco significa parlare del più e del meno. Condivide la bottiglia con i due mentre il terzo si accascia decidendo che è ora di dormire.


Fa freddo. Non l'aria fresca della sera Bolsenese, è un tipo di freddo molto più prepotente che fa rizzare tutti i peli delle braccia scoperte. C'è umido, c'è puzza, forse muffa o forse residui di nicotina di tanti anni fa. C'è incenso. Ma c'è anche qualche altra cosa. O meglio manca: la luce. È poca gli occhi fanno fatica a percepirla come se qualcosa la assorbisse prima che questa possa imprimersi sulle retine. C'è un dolore sordo alla schiena e un freddo ancora più intenso. Sono stesi entrambi sulla roccia al buio. Da qualche parte in lontananza Sandro struscia i piedi su terreno della piccola grotta. I ragazzi non lo possono vedere ma sentono i passi e i mormorii.

C'è anche qualche altra cosa. Qualcosa che aspetta, o forse è solo un sensazione prodotta dall'adrenalina mista all'alcool e alla cannabis. No, c'è qualche altra cosa. Le ombre dipingono volti sulla roccia. Volti o cose ancora peggiori. Hanno visto abbastanza film dell'orrore per sapere che da ora in poi le cose difficilmente si metteranno bene. Sono legati e qualcosa li osserva come l'ubriacone osserva una bottiglia piena.

Sandro sale le scale si sente un po' ridicolo in quella tunica ma non ci bada. A vederlo nella vita di tutti i giorni stupisce la maestria con cui tiene il coltello cerimoniale. I due ragazzi si lasciano sfuggire un gemito che vorrebbe essere urlo quando lui entra nel loro campo visivo.

“Ussupprupu uttu gozzo Ussu” scandisce Sandro con voce chiara e ferma.
In antico dialetto Etrusco.